Le tre figure femminili narrate da Daniela Cicchetta nel romanzo, transtemporale, “L’ultima lettera di Einstein” sono: Dunia, una donna della nostra epoca che fin dall’infanzia comunica con altre due donne di diverse rappresentazioni temporali; Dymfna, sacerdotessa druida che nel 54 a.C. ha una travolgente e pericolosa storia d’amore col centurione Flavio Aurelio, al seguito di Cesare nella conquista della Britannia; Deena, ricercatrice e abitatrice del futuro distopico del 2190, vive sottoterra, al riparo da un sole “malato”, comunicando cerebralmente; sarà lei, impegnata a salvare la Terra con il Progetto Connaissance, a tradurre con l’amato Marcel documenti “antichi e inediti” di Albert Einstein sui viaggi nel tempo.

Il libro che hai in mano può essere letto in diversi modi. Come romanzo d’avventura che si sviluppa lungo tre epoche, come la storia di alcune donne in misteriosa sintonia tra loro o come una profezia sul nostro futuro” avverte Paolo Restuccia nell’introduzione “..Se poi leggerai tra le righe, che in questo romanzo vengono scritte da Eistein, allora potrai trarne perfino qualche insegnamento per il futuro.”

L’ultima lettera di Einstein

Il nome del grande scienziato, nel titolo, non funge da pretesto accattivante, anzi sembrerebbe ostacolare chi non abbia conoscenze specifiche o suggerire uno dei carteggi familiari o amicali che l’editoria propone per figure del passato. Al contrario, il rimando alla genialità di Eistein spiega bene l’intento del libro di andare oltre il conosciuto e il visibile; di consegnare un messaggio tra le righe che riguarda le ricadute dell’oggi sul domani.

Quando ho letto la lettera di Einstein ho collegato molte cose che fino a quel momento non mi erano chiare” (p. 131) dice Deena a Marcel, e nel capitolo Deena-Parigi-Ora gli svela “di aver sempre vissuto in più spazi temporali”, di aver condotto una vita “simultaneamente in altre due diverse forme” e di “aver capito questo solo di recente, prima credevo di avere dei contatti con altre donne in tempi diversi dal mio.” (p. 130)

Il tema transtemporale è il filo rosso che lega le pagine e le personagge.

Entrano in scena risposte tradizionali, la psicoterapia, la cura farmacologica, incredulità a fronte di sensibilità e “visioni”, come quella di Daria (Roma-oggi) che le “smuove emozioni difficili da metabolizzare” (p. 120).

Le tre personagge, nell’altalenante coincidenza temporale in cui si trovano e che indicano per tale, dichiarano il desiderio ma anche l’impossibilità di vedere accettata come norma la loro esistenza transtemporale. Esemplarmente Dunia (Dunia-Roma-oggi) che spiega la “lingua ausiliaria”, cioè “la lingua artificiale per rendere la comunicazione comprensibile in tutte le zone del pianeta e aumentare l’empatia” (p. 71) consegna una chiave di lettura:

Ecco cosa ho compreso in questo mio folle vivere, dove tutto va avanti e indietro in un continuum nel quale passatopresentefuturo sono la stessa cosa. Non si può interferire con il percorso animico degli altri. (p. 81)

L’Autrice, romana, ha pubblicato racconti e antologie; il suo romanzo Matelda cammina lieve sull’acqua (Miraggi edizioni, 2018) ha vinto il Premio Speciale della Giuria del Premio Nazionale Nicola Zingarelli in collaborazione con l’Accademia della Crusca e il Premio Un Libro per il Cinema 2010.

Si è anche sperimentata nella regia, vincendo con il corto teatrale Donna Giovanna il Premio del Pubblico al concorso Le Cortigiane al Nuovo Teatro Sanità di Napoli (2021).

È Storyteller per i Golden Book Hotels e Reay tu Read e docente presso la Scuola Macondo, l’officina delle storie.

Info: Daniela Cicchetta, “L’ultima lettera di Einstein; introduzione di Paolo Restuccia”, Miraggi edizioni, Roma 2022.


Sul canale YouTube dell’associazione Il Paese delle Donne  l’intervista all’autrice: