A leggere le dichiarazioni dei politici di professione, a cominciare dal primo ministro Renzi, i due articoli pubblicati su la Repubblica a proposito dell’arrivo costante e numeroso di stranieri sulle coste italiane del Sud non sono stati letti e presi in considerazione. Mi riferisco all’articolo della sociologa Chiara Saraceno pubblicato (13 giugno) con il titolo L’innesco pericoloso e quello di Adriano Sofri con il titolo Perché vogliamo restare umani  (14  giugno).

Da parte di Matteo Salvini, ospite  amato e permanente delle televisioni italiane, si tratta d’invasione indebita del suolo italico, da respingere con battute vaghe e spesso contraddittorie che vanno dall’affondiamo i barconi, a  offriamo  aiuto agli stati africani in difficoltà; e poi chiudiamo le frontiere: quelle di terra ok, e quelle di mare?

Da parte cattolica e di sinistra  -cosiddetta radicale più o meno- si sperperano  le parole ACCOGLIENZA e SOLIDARIETÀ non meglio identificate. In mezzo ci sta la gente che tace, o la gente  povera, che urla e cerca di occupare i video dei servizi televisivi inneggiando a Salvini, il Le Pen nostrano.

Qualcuno, di sinistra, posta una frase ad affetto di Bauman su facebook che suona più o meno così: i migranti ci fanno paura perché ci vogliamo tenere stretti i nostri modelli di benessere. Una semplificazione e riduzione del problema.

Appunto, i due articoli invece cercano di approfondire e delineare un’analisi più complessa. Scrive Saraceno: “…i vari populismi soffiano sul fuoco di legittime paure, enfatizzando i rischi (oggi la scabbia, ogni giorno criminalità e violenza), chiamano alla rivolta contro gli invasori e contro un governo indicato come imbelle“.  Prosegue criticando i politici di sinistra che tergiversano perché sanno di stare su una polveriera “su cui hanno scarso controllo”.

Saraceno accusa il governo di lassismo puro e semplice, come si evince dalla situazione in cui si lasciano le stazioni di Milano e Roma. Non c’è stata la capacità di governare in anticipo un esodo, soprattutto dall’Africa, assai previsto; mentre “monitorare  per tempo questi fenomeni aiuterebbe a contenere l’inaccettabilità per i cittadini“.

Adriano Sofri evita la semplificazione politicante di sinistra e cattolica, scrivendo “Coloro i quali si limitano ad ammonire che bisogna accogliere tutti, sono meravigliosi, purché vedano il costo. Cambiamenti così bruschi e drammatici, non si governano col richiamo alla fredda razionalità e alla calda morale. Il terreno manca. Ci si sente sradicati e derubati – del proprio paesaggio famigliare, delle proprie abitudini, di sé. Quando quella soglia emotiva è superata, ricorrere all’appello alla razionalità, anche la più splendida, è come esortare alla calma una folla presa dal panico. Non importa  quanto l’allarme – l’incendio, il naufragio – sia falso o vero. Quella soglia è stata in buona parte superata. Ci dividiamo fra un egoismo che si crede sacro e un altruismo che ignora come il travaso precipitoso di popolazione esasperi uno stato d’animo e minacci uno stile di vita”.

È così: la gente, soprattutto quella che abita a quartieri che già, in certe zone del Paese, devono condividere con tanti stranieri i loro negozi, le loro abitudini, il loro modo di considerare le donne, può essere presa “dal panico” al pensiero di un ulteriore spaesamento.  Continua l’intellettuale: ” Nostalgia del passato e paura del futuro, non sono l’opera di neopopulisti xenofobi. (L’avvento del fascismo non fu l’opera dei fascisti). Costoro ne abusano, tanto più lucrosamente quanto meno lucida è la parte che confida di restare umana. La sinistra -chiamiamola così, per incoraggiamento- che emula la xenofobia della destra. Facendole uno sconto, è destinata  probabilmente a perdere, sicuramente a perdersi. Caccia agli scafisti, pescherecci affondati, il balletto delle quote, sono un vivacchiare di espedienti.”

E lasciamo stare il penoso ripetere, Salvini e Lega in testa, che occorre intervenire economicamente nei paesi dai quali nasce l’esodo: “In genere ‘interveniamo’ per aiutare i dittatori a spogliarli delle loro ricchezze”.

Ma anche il Papa, sostiene Sofri, ha un problema: “La Chiesa cattolica è il baluardo della solidarietà verso lo straniero, e però l’incupimento del sentimento popolare l’ha isolata, in questa degnissima causa, altrettanto che sui temi della sessualità o della fine della vita. Non c’è più un fondo cattolico che sorregge a sufficienza l’italiano brava gente“.  Intanto la Francia di Hollande, il socialista, teme il populismo lepeniano cercando di mostrare i muscoli del respingimento dei migranti che arrivano a Ventimiglia, in nome del trattato di Dublino. L’Italia si arrangi.

O la paura popolare da spaesamento si enfatizza, o s’ignora o si stigmatizza alla buona  come cattiveria tout court. La superficialità dei politici è trasversale.