La candidata socialista chiama tutte-i le/i francesi a mobilitarsi per sostenere la sua corsa all’Eliseo. Ultimo atto di una campagna orientata a incrinare il “soffitto di cristallo”, quella barriera invisibile che impedisce a tante donne di raggiungere i vertici del potere. Ségolène Royal ce l’ha fatta: è passata al primo turno. Nonostante la mortificazione operata dai continui sondaggi che hanno caratterizzato questa campagna elettorale, più dell’80% degli aventi diritto si è recato alle urne e {{più del 25%}} l’ha votata. Scansato il centro di Bayrou e respinte le minacce della destra populista di Le Pen, restano in gioco i due candidati che hanno popolato le prime pagine dei quotidiani francesi degli ultimi mesi.

“Mobilitatevi, perché tra pochi giorni sceglierete i valori e il viso della nuova Francia” ha affermato Ségolène Royal lunedì a Valence (Drôme) di fronte ad una platea di oltre cinquemila cittadini, riuniti per festeggiare il suo passaggio al primo turno.

{{Emergenza sociale}} e {{rinnovamento della vita politica}} sono i temi che condurranno al secondo turno la candidata socialista “per l’edificazione di una Francia nuova e unita”, nel tentativo di riconquistare i voti bayrouisti che “non potranno andare a Sarkozy”. Un invito esteso anche alla sinistra e “a tutti quelli che durante questa campagna hanno denunciato il sistema attuale” perché la sostengano al secondo turno.

Tenendo fermi i “valori di sinistra”, nel nome della {{battaglia per il pieno impiego}}, {{innalzamento dei salari minimi}}, {{modernizzazione della Francia}} e {{investimento nella ricerca e nella formazione}}, Ségolène Royal si rivolge anche a “idee nuove, a una nuova concezione della crescita economica e alla riforma della democrazia sociale”. Commentando il sostegno che Silvio Berlusconi ha offerto al candidato della destra Nicolas Sarkozy ha semplicemente detto: “Basta con questo genere di Europa”.

Una campagna elettorale, quella di Ségolène Royal, cominciata molto prima del tempo all’interno del suo partito, alla ricerca della non facile investitura di candidata ufficiale (alle primarie Ps aveva riportato il 60% delle preferenze) costellata da commenti il più delle volte piuttosto misogini che la candidata ha però saputo manovrare a suo favore, anche se non sempre in maniera limpida.

Il posizionamento di Ségolène Royal come “candidata donna” ha seguito un percorso ondulatorio: {{la dichiarazione di “provenire dal femminismo”}}, rilasciata al quotidiano francese {Libération} qualche mese fa, è stata giudicata con molta ironia da alcuni collettivi di movimento francesi che non hanno esitato a parlare di appropriazione indebita. La correzione in corso d’opera, quando ha spiegato che si trattava di un “suo femminismo” nel senso della sua emancipazione nel desiderio di studiare e di entrare nel mondo della politica, ha lasciato il passo a quella che molti commentatori hanno definito una {{“domina mater”}}, immagine che il suo recente appello a riconoscersi nei colori nazionali e nella {Marsigliese} ha suggellato. Salvo poi {{tornare a chiedere un “voto corporativo” al primo turno a tutte le francesi}}, per consentire il “cambiamento epocale contro la tendenza tipicamente machista dell’esercizio del potere in Francia”.

Quale che siano le esagerazioni e le appropriazioni a scopo elettorale di alcuni valori della politica delle donne, l’atteggiamento misogino con il quale è stata letta gran parte della campagna elettorale della candidata socialista é innegabile . Esso ha provocato reazioni di indignazione e difesa di un voto in suo favore “in quanto donna”, come quello contenuto nell’appello {Un million des femmes s’enervent} ([www.1milliondefemmessenervent.org->www.1milliondefemmessenervent.org]), lanciato il 22 marzo e oggi giunto a oltre 16 000 firme. Una {{petizione per denunciare il sessismo subito dalla candidata socialista}}: “Tutto ciò che è stato detto su di lei, sulla sua voce, sui suoi capelli, sui suoi orecchini, sulla sua sintassi, sulle sue gaffes, sul suo senso della compassione è stato detto con l’intento di delegittimarla e mostrare che non può avere il suo posto alla testa dello Stato” si legge nell’appello. “l’effetto {soffitto di cristallo} rischia di riprodursi una volta di più se non ci mobilitiamo. Noi, donne e uomini della Repubblica diciamo basta al machismo: vogliamo una donna presidente per costruire una Repubblica fondata sulla parità tra uomini e donne”.