L’appuntamento del 1 marzo, indetto da un gruppo di femministe di Società della cura, ha avuto come parola trasversale a tutti gli interventi: “convergenza”, fatta “di conoscenza e di relazione”, quando auspicata, quando esemplificata nelle diverse pratiche di tanti femminismi.
Alessandra Mecozzi ha ricordato che l’appuntamento non voleva essere un confronto di contenuti, in molti casi diversi, ma legati da un filo comune: paradigma della cura e volontà di cambiare a partire dalla critica al PNRR che è certo che verrà cambiato da Draghi e che “potrebbe essere peggiorativo”.  “Continueremo a criticare e avanzare proposte” ha detto, “Quindi anche per questo c’è la necessità/volontà/capacità di costruire ‘convergenza’. Elemento che sempre le donne evidenziano come necessario e di valore ma che deve trovare una ricaduta pratica per non rimanere aspirazione teorica, senza nulla togliere alla stessa!”  
Partecipato da donne della Società della cura, dell’assemblea della Magnolia, di Non una di meno, di diverse case delle donne, da ecofemministe, l’incontro si è dato come un primo momento corale. Riportiamo alcuni passaggi messi in luce, al termine, da Alessandra Mecozzi

– Mi sembra molto importante aver fatto un piccolo passo verso la convergenza che, come ha detto Barbara Piccininni, è “fatta di conoscenza e di relazione”. Partire da una base comune, da questo paradigma che noi abbiamo, della cura, che per quanto sia parola che, come ha detto Floriana Lipparini, rischia di venire logorata dall’uso eccessivo, dobbiamo invece valorizzare anche attraverso la pratica, le cose che vogliamo, le cose che affermiamo. Sappiamo che nel mondo in cui viviamo le parole si logorano facilmente ma quando hanno dietro i corpi, risulta più difficile. 

– Siamo d’accordo e aderiamo allo sciopero globale dell’8 marzo e facciamo si  che l’8 marzo rappresenti, sui territori, un’occasione di relazione laddove ci saranno iniziative anche in presenza, con tutte le precauzioni indispensabili. Importante è continuare questo percorso di convergenza; le nostre azioni devono procedere; dobbiamo farci sentire, parlare alle altre donne e parlare a questa società, in una situazione che va peggiorando.

– Fa pensare la sostituzione di Domenico Arcuri con il Generale degli Alpini, Figliuolo (ndr. che si è occupato tra l’altro delle aree di isolamento degli/delle Italian* rientrati da Wuhan), e la responsabilità affidata al già capo della polizia: una militarizzazione sanitaria, iniziata con l’uso della parola guerra nel contrasto al virus. Anche per questo la nostra soggettività deve essere messa in campo, i nostri pensieri, le nostre pratiche devono avere una voce in merito al Recovery plan, per modificarlo, e non solo.  

– Ci sono molte iniziative sui territori, come la bell’iniziativa del 3 marzo, a Firenze per il No ai brevetti dei vaccini, promossa dalla Società della cura. E, fortunatamente, ci sono interventi a livello europeo, in questo senso, come la vera e propria, molto puntuale e condivisibile, requisitoria di Manon Aubry, giovane co-presidente del Gruppo della Sinistra Europea (GUE), sulle scelte fatte dalla Commissione europea sui vaccini, denunciando il fatto che le decisioni siano state lasciate in mano ai poteri farmaceutici.

– Dobbiamo puntare a una presenza convergente e continuativa; cominciando dall’8 sostenendo in tutte le forme possibili, lo sciopero globale indetto da Non una di meno; è gravissimo ciò che Non una di meno ha denunciato circa il divieto di sciopero per il personale scolastico.- Noi vorremmo proseguire questo percorso di “convergenza” dandoci un altro appuntamento dopo l’8 marzo per capire anche come procedere in una mobilitazione a tappe sui territori. (MPF)


Alcuni dei documenti pervenuti in occasione della sessione plenaria di Società della cura dello scorso 5 febbraio 2021:

Proposte  relative  al  Piano  Nazionale  per  Next  Generation  EU


Una lettura critica femminista del Piano nazionale (Next Generation EU)


Arundhati Roy * (da “Financial Times” 2 aprile); Traduzione di Alessandra Mecozzi