Flavia Zucco ha organizzato con Francesca Molfino e Anna Simonazzi, il convegno “Wonbit/Donne e tecnologie, approcci femministi e scientifici a confronto” svoltosi presso la sede centrale del CNR dal 21 al 23 giugno, di cui il nostro giornale ha già dato notizia. Le abbiamo chiesto una valutazione della due giorni{{Sappiamo che il vostro lavoro ha suscitato grande interesse sia nel pubblico che tra le partecipanti ai lavori, resta da conoscere l’opinione delle organizzatrici circa il perseguimento del fine che vi eravate proposte…}}….

Credo che diventi indispensabile mantenere in vita la rete che si è creata con questa conferenza e che ha mostrato chiaramente i meriti di un rapporto tra scienziate e femministe,. Tutte si aspettano che il lavoro prosegua e che diventi più articolato ed inclusivo di esperienze diverse (ad esempio si è pensato di allargare il dialogo all’Africa mediterranea).

{{In particolare sono scaturite proposte operative circa la possibilità di colmare le distanze tra femminismo e scienza, tra scienza e società?}}

Certamente: il primo livello è quello di curare i linguaggi perché le parole corrispondano, per tutti i soggetti coinvolti (di culture o discipline diverse), a concetti univoci, in modo che il dialogo sia effettivamente trasparente e costruttivo. Inoltre, bisogna costruire un percorso perché la riflessione filosofica e, più in generale, sociologica accompagni il discorso sulla ricerca. In questo caso bisogna pensare a strumenti appropriati, che riescano a includere tempi e modi dell’acquisizione di nuove conoscenze nell’elaborazione di un pensiero nuovo che riposizioni soggetti ed oggetti nei ruoli corretti. La società non vuole subire l’innovazione, ma vuole poter decidere in maniera responsabile.

{{La problematicità della doppia appartenenza, emersa durante i lavori, sentita da alcune come una ricchezza, continua a sottintendere che la scienza è solo patriarcale e che le donne affermandosi come tali devono ancora prenderne le distanze?}}

Assolutamente no! La doppia appartenenza può diventare uno degli strumenti innovatori di cui parlavo prima. Le donne possono produrre un nuovo rinascimento nella scienza: l’European Science Open Forum 2006 ha suggerito che le donne nella scienza forse non sono più da vedersi come un problema, ma piuttosto come una soluzione. Le donne, infatti, si trovano ad entrare nella scienza, con tutto il desiderio di esprimere la loro curiosità e le loro idee, in un momento in cui la scienza chiede, invece, un ruolo prevalentemente produttivo, nel senso economico del termine. Inoltre operano la scelta della scienza, in un momento in cui la società è fortemente critica verso di essa. La forza del loro ingresso sta proprio in questa voglia di studiare, fare ricerca nel senso più vero del termine, e nel portare nella scienza una visone complessiva del mondo che le fa spesso collocare in aree multidisciplinari di frontiera.

{{Come è possibile socializzare e far circolare i risultati del vostro lavoro?}}

Pensiamo di pubblicare gli atti e comunque già il libro degli [abstract, disponibile on line->http://www.wonbit.net/readingroom/], è un buono strumento di divulgazione.