Un proverbio africano recita: “Quando muore un anziano è come se bruciasse una biblioteca”. Si tratta di una grande e struggente verità, lontana dal contenuto del verbo rottamare che esprime violenza e volgarità e che spesso si sente ripetere in modo più o meno mascherato quando si tratta di ventilare divieti o obblighi a chi ha superato la soglia dei 65 anni.

Purtroppo nel mondo, durante la pandemia, quante migliaia di biblioteche si sono perdute e si stanno ancora perdendo? Ma forse già si erano perdute, eclissate nel silenzio delle cosiddette case di riposo, triste anticamera dell’eterno riposo. In un lucroso mercato di vite umane troppo spesso abbandonate.

Concordo con chi dice che: “La pandemia rivela la fragilità di questo sistema”. Vorrei aggiungere che la pandemia ha scoperchiato il vaso di Pandora di questo sistema. Il primo ad uscire è stato il PROFITTO che ha ricoperto il globo di una spessa coltre nera, ben visibile anche a chi si ostina a non volerla vedere.

Saremo in grado di invertire questa deriva? Di operare una rivoluzione di tipo copernicano dove il noi sostituisca l’io? Sarà molto difficile “staccare la spina” dai propri privilegi! La forbice fra ricchi e poveri si amplia ogni giorno di più!

Da molto tempo ritengo e sostengo che forse il cambiamento radicale potrà essere possibile quando sarà riconosciuto in pieno il valore complessivo e particolare delle donne: le loro capacità di accogliere, di creare, di dare, di intuire, di istruire, di studiare, di accudire, di ascoltare, di consolare, di essere in molte ad eccellere nelle arti, mestieri, professioni.

Non più ancelle, portatrici di acqua, ma protagoniste anche e soprattutto della loro crescita personale, dell’assertiva, dell’ autostima ed autonomia, della gestione dei loro talenti ed in particolare delle loro pulsioni, emozioni, sentimenti.

E’ noto che le donne costituiscono la maggioranza di chi “lavora” nella Scuola e nella Sanità: due pilasti di una democrazia purtroppo non ancora compiuta.

Gli interessi pubblici, il diritto di accesso ai beni comuni vengono troppo spesso soverchiati, stritolati da quelli privati, dalle sofisticherie su ciò che caratterizza un bene comune.

Mi dispiace dover constatare che anche quando le varie Commissioni vengono aperte alle donne, le percentuali della presenza femminile rimangono sempre al di sotto del 25%.