E’ diventata virale, in queste settimane, la lettera aperta che Gabriella Anselmi ha indirizzato alla ministra dell’Istruzione Lucia Azzolina.

Per comprendere il senso più profondo di queste RIFLESSIONI SULLA SCUOLA – MAGGIO 2020 (così si intitola la lettera), la radice dalla quale nascono, occorre fare riferimento all’esperienza e alla qualità dell’insegnamento di Gabriella Anselmi che lei stessa descrive nell’intervento intitolato “La didattica è una Scienza e un’Arte.”

LETTERA APERTA – RIFLESSIONI SULLA SCUOLA – MAGGIO 2020

Gentile Ministra Lucia Azzolina,

ad Ella non sfugge che la scuola, per bambine e bambini, è il primo luogo strutturato di relazioni con altri al di fuori da quelle familiari, con regole implicite ed esplicite da seguire nei confronti di compagne e compagni, di maestre e maestri e di tutto ciò che ruota intono a quell’universo che rappresenta una realtà composita di quanto avviene nel mondo. 

Una palestra di democrazia partecipata per tutti i giovani di qualsiasi fascia d’età.

L’istruzione e l’educazione rappresentano un’autentica matrice dei comportamenti dell’essere umano, del tessuto relazionale che forma la società. È nella scuola che s’incontrano le femmine ed i maschi, che si incrociano per la prima volta sia il corpo del diverso che altre realtà culturali. Qui, gentile Ministra, si gioca una grande scommessa: l’educazione alla differenza ed al rispetto dell’altro da sé chiunque esso sia, all’accoglienza.

Un’ esperienza dove i rapporti interpersonali di potere e proiettivi con i coetanei e con gli adulti che hanno ruoli, funzioni, competenze diversificate vengono vissuti ed agiti soprattutto attraverso sentimenti, emozioni, desideri, passioni, acquisizione e rielaborazione di saperi; dove inizia a consolidarsi giorno dopo giorno, utilizzando strategie cognitive, l’affermazione del sé profondo, l’autostima, l’assertività.

 

Tutto questo avviene in modo prioritario, oso dire esclusivo, in presenza e non attraverso uno schermo in condizioni di isolamento: singoli studenti e docenti possono aver curato la propria immagine solo dalla …. cintola in su!!! Gli altri protagonisti: bidelli, assistenti di laboratori vari, personale di segreteria, dirigenti, esperti, l’insieme dei discenti, dei docenti e anche delle famiglie ….. non compaiono, sono inesistenti.

La didattica è un’arte ed una scienza che si vive, pratica e condivide insieme agli altri e alle altre. La valutazione costituisce uno dei cardini: una miscela sapiente di analisi di tutte le prove oggettive oculatamente preparate e somministrate e di percezioni impalpabili filtrate dalla razionalità, dal rigore intellettuale, professionale ed etico.

Il piacere di vedere illuminarsi lo sguardo di una alleva o un allievo di fronte alla comprensione di un argomento trattato, qualunque esso sia, è una esperienza condivisa e irripetibile di crescita personale per tutti i presenti, nessuno escluso.

Si acquisisce la consapevolezza di quanto sia importante la cultura e la scoperta dei tanti talenti che albergano in ciascuno di noi, dei nostri tesori interni che ci possono fare buona compagnia anche per superare la possibile angoscia, sempre in agguato, della solitudine.

E’ possibile conoscere e trasmettere una informazione in pochi secondi ma i tempi dell’insegnamento e dell’apprendimento sono molto più lunghi, richiedono, fra l’altro, pazienza, attenzione, sviluppo di capacità critiche di analisi e di sintesi, rispetto delle peculiarità di ogni studente, disponibilità ad accogliere ed essere accolti, buoni rapporti interpersonali e di potere con tutti gli addetti alle istituzioni scolastiche e non solo. Questi tempi sono più simili a quelli delle funzioni dell’organismo umano, quindi si ritiene necessaria, imprescindibile la didattica permanente in presenza.

Occorre sottolineare l’importanza incontrovertibile del rapporto affettivo e di fiducia fra discente e docente. L’occasione di apprendere l’uno dall’altro. Molte volte si ha la grande fortuna di scoprire attitudini e qualità straordinarie, inaspettate.

Per i giovani gli anni della scuola sono i più densi di cambiamenti fisici, emotivi, affettivi nella ricerca faticosa, a volte destabilizzante, della propria identità. Con tutte le conseguenze che questo comporta nel loro divenire adulti.

Si può prevedere che l’autonomia scolastica differenziata, la diminuzione dell’insegnamento “in presenza” che prevede una sua specifica e insostituibile peculiarità, l’informatizzazione e la promozione capillare di corsi a pagamento, lascerà fuori molte scuole del territorio nazionale – a forma di stivale – penalizzando i più deboli, le classi meno abbienti che sono sempre più diffuse nel nostro Paese. Non possiamo né dobbiamo permettere che i bambini fin dall’asilo siano penalizzati per l’ombra oscura del profitto che si abbatte anche sulla scuola pubblica.

Purtroppo si constata che in una società dove conta solo ciò che serve a breve termine, l’educazione e l’istruzione vengono considerate beni irrilevanti. Mentre, ribadisco, la scuola pubblica che è lo spazio determinante in cui tali beni si realizzano, viene sempre più abbandonata, diventando così terreno di politiche subalterne ad altri obiettivi fra cui il profitto.

Gentile Ministra Azzolina,

nel porgerLe i miei più cordiali saluti, Le auguro veramente di cuore, buon lavoro per tutto il Bene che ho voluto ai miei moltissimi allieve/i ed alle tante e ai tanti giovani che stanno patendo per una lontananza forzata dalla scuola.

 Gabriella Anselmi

“La didattica è una Scienza e un’Arte.” di Gabriella Anselmi

Durante i tanti anni di docenza espletata in Italia e all’estero (1), sentendomi “animicamente”- per dirla alla spagnola – una “emigrante” di lusso, non so come avrei fatto a far amare soprattutto la Matematica oltre che la Fisica a tanti studenti ora ottime/i professioniste/i ed anche scienziate/i se non avessi agito considerando la Didattica centrale, essenziale, unita alla preparazione specifica nelle discipline insegnate.

Uno stare insieme costituito anche da sguardi, gesti, parole, atteggiamenti …. di tutte/i verso tutte/i.  La pratica sistematica del rispetto di se stessi e dell’altro da sé.

Una esperienza quella vissuta all’estero che mi ha permesso di comprendere e sedimentare ancora di più la necessità, il bisogno di accogliere ed essere accolti che è determinante in ogni luogo e situazione anche nel rapporto docente discente; inoltre a rispettare la concezione filosofica dello spazio e del tempo in Paesi non occidentali dove la religione praticata non è quella cristiana, dove le culture sono altre, ricchissime di “saperi”.

Ho scritto su valutazione, metodo di lavoro, programmi da attualizzare e migliorare e tanto altro. Mi sono cimentata, quando ho insegnato (1972-‘78) nel primo Liceo Unitario Sperimentale italiano, con la collaborazione di tanti meravigliosi colleghi che ancora sono miei cari amici, nella stesura di un progetto di riforma della Scuola Media Superiore: “Metodi, Strutture, Contenuti”. La mia macchina da scrivere l’“Olivetti lettera 22” acquistata nel 1964 per redigere la tesi di laurea era una compagna sempre presente. Con questa è stata redatta anche la stesura finale del progetto, a casa mia, in una calda giornata e nottata, fino ad oltre l’alba, del mese di agosto del 1975.

Erano gli anni settanta del secolo scorso. In molti pensavamo e credevamo fermamente che dalla scuola potesse partire un cambiamento della società. Una alfabetizzazione di massa che non escludesse nessuna/o, una istruzione e formazione superiore, anche universitaria, accessibile a tutte/i.

Non mi sono mai stancata di elaborare progetti, anche quelli finanziati dal FSE, per la formazione professionale delle fasce cosiddette deboli della popolazione: donne, emigranti, disoccupati, diversamente abili. Ed anche per le mamme dei bambini stranieri residenti in Italia.

Ritenevo e ritengo, che il metodo d’insegnamento da adottare poteva e può essere, per esempio, lo stesso nelle sue radici profonde, per tagliare e cucire un abito, di quello seguito per apprendere altre discipline

Quanti docenti ho conosciuto quando insegnavo nei corsi abilitanti speciali e ordinari, ma anche tanti adulti e giovani che frequentavano i corsi propedeutici per l’accesso all’università. Provenivano dagli Istituti magistrali e dai Licei artistici, desideravano realizzare il sogno di conseguire una laurea. Molti di loro ci sono riusciti! Alcuni studenti universitari li ho seguiti per le loro tesi di Laurea. Una sorta di tutoraggio, messo in atto all’interno della facoltà di Matematica della Sapienza, che ho realizzato anche a Barcellona con i prof spagnoli abilitati e abilitandi in Matematica ai quali insegnavo soprattutto la geometria euclidea!!!

Desidero affermare con orgoglio e contezza che la scuola italiana dall’asilo alle superiori oltre che all’università è un’ottima scuola, una delle migliori del mondo. Quando preparavo la tesi di laurea (2) sui nuovi programmi di insegnamento della Matematica nelle scuole superiori Americane mi rendevo conto dell’abisso fra i programmi italiani ed i loro. Quella volta mi fu chiesto di firmare un contratto ed andare in qualunque Stato degli Stati Uniti. Volli riflettere un po’ troppo e persi una occasione, una delle tante della mia vita!!!!

Sia a Tangeri città marocchina internazionale che a Barcellona erano presenti molte Scuole straniere dalle americane alle tedesche, alle inglesi oltre che italiane.

In quanto responsabile sindacale della CGIL Scuola ed Istituti Italiani di cultura sia in Marocco che Spagna, sono stata invitata a Barcellona agli incontri di Comisiones Obreras tenutisi proprio a Barcellona durante uno sciopero del personale della scuola spagnola durato ininterrottamente tre mesi. Agli incontri partecipavano anche tutti i rappresentanti delle diverse scuole straniere. Noi italiani eravamo gli unici ad avere un contratto di lavoro. Dagli interventi risultò che lavoravamo più ore con una retribuzione di gran lunga inferiore. Gli studenti, moltissimi catalani e spagnoli, che uscivano dal Liceo italiano erano i migliori in qualunque facoltà. Quelli che noi bocciavamo uno o due volte si trasferivano nelle altre scuole ed erano i migliori. Lo stesso accadeva a quelli che andavano negli Stati Uniti a frequentare il penultimo anno del liceo. Non posso dimenticare Montse che rientrata a Barcellona da Bristol, mi disse: “prof mi ha fatto sudare sette camicie per darmi sei e li ho avuto una sfilza di dieci!!!!” La nostra grande forza sta nella didattica che è scienza ed arte e comprende fra l’altro il metodo di lavoro, la valutazione, la vastissima scelta dei contenuti culturali che stanno nel DNA di ciascuno di noi. Quando vivi in mezzo alla bellezza la tua anima diventa bella!!

( 1)  1978 – ’81:  Tangeri (Marocco);  1981 – ’94:  Barcellona (Spagna)

(2)   Laurea in Matematica conseguita il 21 luglio 1966 – Università Sapienza – Facoltà di Matematica – Istituto Guido Castelnuovo – Prof. Lucio Lombardo Radice