Ieri sera in una piazza osservavo le donne, di qualunque età,  che passeggiavano. Ho pensato che quello che ha contraddistinto il nostro tempo, a partire dalla seconda metà degli anni ’70, è stata l’esplosione delle donne che si sono potute mostrare liberamente nel modo di vestirsi, di essere, di dare spazio alla fantasia, è stata  un’esplosione di colori e di bellezza, di ricerca nel modo di essere e di proporsi, un’esplosione di fantasia che ha fatto  emergere  scrittrici, poetesse, pittrici, donne libere che hanno cercato di dare spazio al loro sentire interiore.

Mi sono chiesta: ma cosa fa di tutto questo paura agli uomini, perché hanno ostacolato e continuano ad ostacolarlo, sentendosi feriti nel loro orgoglio e riducendo spesso il tutto al fatto che poi le donne non si curano abbastanza di loro, della casa e dei figli?  Forse è stata la paura di quest’esplosione di colori, di bellezza, di fantasia, che ha portato  nella storia a tenere le donne sottomesse, affidando loro la cura dei figli e della casa  senza lasciare spazio ad altro? O anche perché è  stato molto comodo affidare alle donne il compito di gestire il privato dove non occorreva istruzione ma solo sapere essere brave a cucinare, a cucire, a pulire?

Cosa ha fatto e fa paura agli uomini tanto da ritentare costantemente di riportare le donne indietro nel tempo, di oscurarle, di zittirle, per parlare solo loro, un linguaggio senz’anima fatto di prepotenza e di potere, di discrimazione e di violenza?

Kabul è l’esempio più eclatante di come è sempre possibile riportare indietro la storia come se il tempo non fosse trascorso, come se l’umanità non ha nessuna speranza se non quella di lacerarsi, forse fino alla distruzione, pur di non provare un nuovo linguaggio.

Kabul è l’esempio, ma quanti tentativi ci sono nel mondo occidentale di tornare indietro per relegare le donne in quello che per molti uomini è il loro luogo ideale, al loro servizio, tranne che non siano le amanti pronte a soddisfare i loro desideri, a  relegarle in quel mondo dove non possono competere con loro, perché loro, gli uomini, non hanno nessun interesse a cucinare, badare ai piccoli, pulire casa, prendersi cura in genere, loro hanno necessità di azione, di competizione, di rivalità, di trovare un nemico contro cui sfogarsi.

Non so cosa stiamo lasciando noi della generazione che abbiamo vissuto l’esplosione dei colori e della fantasia a partire dalla seconda metà del secolo scorso, alle generazioni che si affacciano alla vita, noi che abbiamo conosciuto la possibilità di indagare nell’interiorità dell’essere umano per scoprirne la bellezza ma anche il tentativo di distruzione.

La domanda è :di cosa ha paura l’uomo, di essere tentato ancora una volta da Eva che offrendogli la mela gli dà la possibilità della conoscenza, della scoperta di un percorso diverso che non sia quello conosciuto e predominante? È per questo che vuole nuovamente oscurarla, non farla parlare né pensare perché si rifiuta di conoscere quel mondo di interiorità dove vorrebbe condurlo la donna?

Il cambiamento avvenuto nella società a partire dalla seconda metà del secolo scorso e che ha visto protagoniste le donne, è stato un cambiamento a metà, perché l’altra metà, il mondo maschile, ha accettato questo cambiamento superficialmente, mettendo mille ostacoli alle donne nel loro percorso, non favorendole nella gestione dei figli, non creando possibilità di lavoro che rendesse possibile conciliare casa e lavoro, almeno mentre i figli sono piccoli, costringendo le donne a non potere arrivare a svolgere attività di rilievo perché difficili da conciliare con la maternità o al contrario accusarle di rinunciare alla maternità perché ambivano alla carriera. Hanno fatto e fanno di tutto per ostacolarle, perché alla fine devono sempre primeggiare e non vogliono concorrenti, non tra le donne. Kabul è l’inizio e quanti esempi, quanti tentativi  ci sono nel mondo occidentale di ritornare indietro? Le donne sono consapevoli di tutto questo? O preferiscono tenere gli occhi chiusi come le belle addormentate per ritrovarsi poi con un brutto risveglio? Cosa stiamo lasciando in eredità alle piccoline che si affacciano alla vita?