Per l’estate 2022, quattro appuntamenti con i racconti di Valeria Moretti.

Il primo racconto è ispirato a Isadora Duncan, diviso in tre puntate. La seconda e la terza puntata mercoledì 10 agosto e mercoledì 17 agosto.

Mercoledì 24 agosto, il racconto “Monsieur Souris”.

Buona lettura e Buona Estate!

Isadora Duncan nacque a San Francisco nel 1878 e morì a Nizza nel 1927. Aveva 49 anni.

Affascinante personalità, volle cambiare l’arte della danza risalendo alla tradizione greca rifiutando, dunque, le regole e lo stile del balletto classico ed accademico. Chiamò, infatti, il suo stile “danza libera”.

Vita in casa Duncan

 “Chopin o Mozart? – chiedeva mia madre –  Ai voti! Allora? Cosa vi faccio ascoltare? Cos’hai da piagnucolare tu? Preferisci una poesia? Va bene, dopo leggeremo Yeats”.

  La notte è lunga a casa Duncan…. Isadora, ma certo che se vuoi puoi ballare… non preoccuparti per i vicini, domani gli dirò che abbiamo dovuto spostare dei mobili… Ah, l’abbiamo detto anche ieri… Beh, allora risponderò che mi sono scivolati i piatti di mano. Non preoccuparti, continua a fare i tuoi esercizi. Sei sempre più brava, sai? Già quando ti aspettavo pensavo: “Il bimbo che sta per nascere non sarà certamente come gli altri. Infatti appena uscita dalla pancia, agitavi con una tale frenesia le braccia e le gambe da lasciare tutti esterrefatti”.

“D’accordo mamma! Allora, quando mi domanderanno: “A quanti anni ha iniziato a danzare?”  Risponderò:  “Io danzavo già prima di nascere”.

E lei sorridente: “Sì, puoi dirlo. E’ la pura verità!”

A scuola, il 25 dicembre, la maestra  distribuisce dei dolci: “Guardate, bimbi, cosa vi ha portato Babbo Natale”. Io: “Babbo Natale non esiste!” La maestra imbarazzata: “I dolci sono solamente per le bambine che credono in Babbo Natale”. “Allora, io non voglio i vostri dolci”.

Un’altra volta la maestra convoca la mamma a causa di un tema dal titolo decisamente impegnativo per una bambina: “La mia vita”.

“Casa nella 23ma Strada: sfrattati per morosità. Casa nella 17ma Strada: sfrattati di nuovo. Casa nella 22ma Strada: cacciati anche da lì e così via…” Dico alla maestra che quella è la verità: in pochi anni abbiamo cambiato un’infinità di alloggi. Che c’è di male? Io non avevo fatto altro che descrivere la nostra vita da nomadi. “Deve essere una gran noia nascere, vivere e morire sempre nella stessa casa!” ho commentato. La maestra se ne è andata infuriata.

Detestavo andare a scuola! Trovavo che stare seduta su un  banco per ore era una vera e propria tortura. Avevo già in mente un altro tipo di scuola…

Un giorno radunai una mezza dozzina di ragazzini del vicinato, piccoli da non sapere ancora quasi camminare, con le gote rosse-rosse per l’eccitazione, ai quali io ordinavo: “Alzate le braccia! Fate finta di essere farfalle! I piedi! Sollevatevi sulle punte! Volteggiate così come faccio io, spontaneamente”.

Quando mamma arrivò dissi: “Mamma, ti presento la mia scuola di danza”.

“A questo punto c’è bisogno dell’accompagnamento musicale”.

Mamma si metteva al pianoforte…

Purtroppo, però, non si vive d’aria! In questo aveva pienamente ragione la mamma!

Quando non c’era da mangiare, andavo dal macellaio, facevo un po’ di moine  e ottenevo in-va-ria-bil-men-te delle cotolette di montone a credito!

Poi salivo le scale a 4 a 4, felice del mio bottino.

Raggirare macellai mi è stato utile. Come avrei potuto, altrimenti, contrastare i feroci direttori di teatro?

Da piccola domandai ad una delle mie zie se io avevo o no un padre e lei mi rispose: “Tuo padre, cara Isadora,  è un demonio che ha rovinato l’esistenza di tua madre”. Da allora io me lo sono raffigurato esattamente come i diavoli che si vedono nei libri illustrati, con le corna e la coda e quando, a scuola, le altre bambine nominavano il loro papà, io me ne stavo in silenzio zitta zitta.

Poi successe che…

Suonano alla porta. Vado ad aprire. C’è un bel signore con un cilindro in testa: “Potete dirmi dove abita la signora Duncan?”

“Io sono la figlia minore della signora Duncan”.

“Sono tuo padre”.

Rimango a bocca aperta… “Ehi, correte! C’è un uomo di là che dice di essere mio padre”.

La mamma, per poco non sveniva. Mio fratello Raymond si nascose sotto il letto, l’altro, Augustin, in un armadio, Elisabeth mia sorella,  si fa prendere da una crisi di nervi.

“Digli di andarsene, digli di andarsene” gridano tutti.

Sono sbigottita, ma poiché mi consideravo ed ero una bambina molto ben educata, ritorno dall’uomo con il cilindro e dico: “Mi spiace, signore, la mia famiglia non sta molto bene e non può ricevervi”.

“Scendiamo, Isadora?”

In strada trotterello al suo fianco orgogliosa, primo perché quel bell’uomo è mio padre, secondo perché  non ha né corna né coda.

Mi ricordo come fosse oggi la mia prima audizione…

 “Cosa sapete fare?”

“Qualsiasi cosa”.

“Bene, ma a guardarvi si direbbe che non sappiate far niente” decretò il produttore fumando un grande sigaro e con un cappello calato fin sopra gli occhi. Guardava la mia danza con aria di superiorità, mentre io fluttuavo qua e là sulle note del “Canto di Primavera” di Mendelssohn che la mamma eseguiva al pianoforte…

“Basta, basta con questa roba qui! Signorina, siete disposta ad eseguire qualcosa di più pepato?”.

“Cosa intendete per qualcosa di più pepato?”

“Qualcosa con sottane a volants e sgambetti. Cominciate pure con questa strana danza greca ma poi cambiatela e fateci vedere le vostre belle gambe e vi scritturerò”.

Comprai della stoffa bianca e rossa per i volants. La mia mamma mi cucì il costume  la notte stessa e il mattino dopo l’ultimo volant era attaccato.

“Così va bene! Potete venire domani sera e farò un annuncio speciale!”

Mi assunse a cinquanta dollari alla settimana e fu tanto gentile da anticiparne una parte.

Per arrotondare i guadagni come insegnante di piano, la mia mamma aveva fatto dei lavoretti a maglia per un negozio, ma non li avevano voluti. Allora io ho preso la cesta, mi sono messa in testa uno dei suoi berretti, mi sono infilata un paio dei suoi guanti e sono corsa ad offrirli di porta in porta. Ho venduto tutto e al doppio del denaro che mi aveva indicato la mamma.

La mamma mi recitava spesso i versi di Withman:

 “Una foglia d’erba non è meno importante del percorso quotidiano degli astri. Perfetta è la formica e il granello di sabbia e l’uovo dello scricciolo, il rovo potrebbe ornare i salotti del cielo e la minima giuntura della mano può beffarsi di ogni meccanismo…  un topolino è un vero miracolo…”

Continua…