In ricordo di ASSUNTA SIGNORELLI, femminista, giornalista, psichiatra co-fondatrice, a Trieste, del Centro Donna Salute Mentale e di altre importanti realtà di donne, scomparsa il 2 novembre 2020, pubblichiamo lo scritto di Tea Giorgi della Casa internazionale delle Donne di Trieste che ne ricorda l’esemplare impegno e le sfide. Attraverso la sua figura si ricostruiscono tratti importanti delle relazioni tra donne e tra donne e territorio, a Trieste e non solo.

Assunta, quanti ricordi…                                                                                          

A metà degli anni Settanta incontrai un mondo a parte: l’Ospedale Psichiatrico Provinciale di San Giovanni con l’equipe basagliana in piena attività. All’inizio furono più che altro incontri-scontri con psichiatri, operatori e anche donne.

Grazie ad alcune di loro – per lo più volontarie, sociologhe ed assistenti sociali – iniziò il mio percorso nel femminismo attivo  con l’occupazione di un alloggio in via Imbriani. Qui dal 1977 assemblee, riunioni, dibattiti e manifestazioni delle donne democratiche di varie provenienze accompagnarono e videro l’approvazione di leggi civili come la 180, detta ‘legge Basaglia’, sulla chiusura dei manicomi e la legge 194 sull’interruzione volontaria di gravidanza.

Ricordo che noi femministe si diceva allora di Assunta Signorelli e di altre operatrici che erano “prima psichiatre basagliane e poi donne”.

Negli anni Ottanta, Assunta ha trascorso alcuni anni a Roma; al suo rientro a Trieste la trovai cambiata: riuscivamo a capirci di più e meglio. Sarà stato un nuovo amore, i due figli piccoli, mentre la prima era quasi adolescente, o forse l’incontro con il femminismo romano. Lei era cambiata. Trasformata.

Ricordo bene le tante riunioni, in via Donota, nelle quali si decise la costituzione di un’associazione culturale di donne. Nelle accese discussioni ricorreva spesso la parola potere, soprattutto tra le operatrici psichiatriche; noi, poche donne della città, non la trovavamo fondamentale. Ci interessava di più la partecipazione.

Luna e l’altra fu fondata nell’ottobre del 1990 con lo scopo di “valorizzare l’identità della cultura femminile, di favorirne l’espressione, di promuovere iniziative atte a produrre spazi operativi per l’affermazione dello specifico femminile nel campo della salute, della giustizia e dei diritti” per le donne di tutta la città.

E siamo agli anni Novanta: Centro Donna inizia il suo percorso in alcune stanze a San Giovanni, poi come Centro Donna Salute Mentale si trasferì in via Gambini, di cui Signorelli divenne la responsabile. In questo CSM, l’associazione Luna e l’altra fissò la sua prima sede.

Nel marzo 1993 organizzammo un convegno internazionale contro la guerra che allora infuriava negli/tra gli stati nati dalla dissoluzione della Jugoslavia. L’evento ci portò in dono l’amicizia e la collaborazione con una profuga da Sarajevo: Merima Hamulic’ Trbojevic’ con il suo bambino di 2 anni. Le donne del Centro e quelle de Luna adottarono entrambi, se ne presero cura fintantoché dopo pochi mesi Andrej fu accolto al nido comunale mentre Merima, assunta da una cooperativa sociale, iniziò a lavorare nello stesso CSM di via Gambini.

Essendo Merima giornalista laureata in filosofia, venne naturale pensare a lei ed affidarle la redazione del giornale  Nuvole, comete e bignè” nato dal desiderio di tutte, Anna Scoppio in testa.

Si organizzò anche una festa contro la guerra, nel parco di San Giovanni, con protagonisti assoluti i bambini che da quella erano scappati, con le loro famiglie.

Il ‘95 fu un anno cruciale, per tante di noi e per Assunta in particolare: a gennaio Merima partì per l’Australia col marito e il figlio.

A luglio Fabio, il compagno di Assunta e padre di due dei suoi figli, scompare improvvisamente.

Fu un colpo durissimo: lei reagì tagliandosi i lunghi capelli in segno di lutto, come una vedova del Sud.

Del resto, lei si è sempre definita “una sudicia emigrata al Nord”.

Da questo momento, Assunta si immerse con più forza e passione nel lavoro, anche in quello politico: a settembre organizza Confini donna. Per un giorno il Parco di Santa Giovanna.

Il manifesto di questo evento è incorniciato ed appeso alla parete nella stanza dove ora sto scrivendo.

Il nome di Assunta non vi compare. Eppure è lei, proprio lei il motore dietro alle iniziative, alle attività che presenteremo in tante.

Nel ’96 Signorelli pubblica, con il contributo de Luna e l’altra, “Fatevi regine”, volume che raccoglie i testi di un corso di formazione per i/le dipendenti della U.S.L. Triestina proposto da operatrici del DSM.

Con l’introduzione scritta da Franca Ongaro Basaglia – sempre vicina e spesso presente a Trieste – e la prefazione di Giovanna Del Giudice, Assunta Signorelli “pone la questione di una politica del genere capace di contaminare l’esistente senza perciò stesso appiattirsi od omologarsi”.

Negli anni 97/98, ospite di Signorelli e di Centro Donna, Fabrizia Ramondino trascorse diversi mesi in città. Fu così che nacque “Passaggio a Trieste“, libro edito da Einaudi e che presenteremo pubblicamente l’8 marzo 2000 in via Gambini.

Dopo la presentazione, ci ritrovammo tutte a cena al Ritrovo marittimo, astenendoci dal bere alcolici in segno di solidarietà verso Fabrizia e della sua battaglia di  smarcamento dalla dipendenza in cui Assunta la supportava.

L’8 marzo 1999, il Centro Donna Salute Mentale da via Gambini si trasferisce in una casetta rosa sul colle di San Giusto. Restaurata con cura e molto ben arredata con pezzi unici di Antonio Villas, la casa sarà la nuova sede, la nuova sfida: Androna degli Orti.

Di Androna degli Orti, l’amico Sergio scrive per Assunta: “non sembra un nome vero, sembra piuttosto uno di quei luoghi dei racconti di fantasia, come la collina dei conigli, la terra di mezzo, la grotta della sibilla, il regno di lilliput, il paese delle meraviglie o l’isola di utopia”.

D’estate, il giardino cinto da mura accoglie pomeriggi e serate di cinema, teatro, musica, libri…

Progetti gestiti in partenariato tra Centro Donna, Luna e l’altra e altri gruppi e associazioni della città. Cose mai viste in giro prima d’ora. Qui nascerà la piccola cooperativa Cassiopea; Signorelli accompagnerà in turnée il gruppo di teatranti nella veste di truccatrice delle donne-utenti-attrici.

Qui nascerà il Progetto Stella Polare, con il Comitato per i Diritti Civili delle Prostitute, si attiveranno l’unità di strada che ogni sera esce per praticare il contrasto e la lotta alla tratta, alla schiavitù di esseri umani. 

L’esperienza di Androna per Assunta finirà dopo qualche anno, con sua grande amarezza.

A seguito di questa ed altre grandi delusioni, Assunta decise di accettare la direzione del Dipartimento di Salute Mentale di Siena, terra che sembrava, e non lo era, un’isola felice. Ricordo la sua sede nell’ex ospedale psichiatrico San Nicolò: un’intera collina, simile a quella di San Giovanni; la sua casa, un grande appartamento con i soffitti affrescati, di fronte alla Pinacoteca nazionale; i pomeriggi alle terme, insieme a operatrici/operatori e utenti del servizio (erano gli anni 2003-2005).

Rientrerà a Trieste per un breve periodo, a gennaio del 2006, in tempo per farsi cogliere di sorpresa da un refolo di bora, cadere violentemente a terra su un fianco, e ritrovarsi con diverse fratture. La convalescenza, il tempo per pensare… e decidere di voltare pagina ancora, di partire per una nuova avventura, sempre più a Sud, a Paola di Calabria.

Qui visse l’esperienza forte di sovrintendere al controllo sanitario del Papa Giovanni XXIII, un istituto di riabilitazione sociopsichiatrica (mal)gestito da anni da una fondazione religiosa.

Ricordo il suo rientro a Trieste, per trascorrere il Natale con i figli, tutti ormai residenti in città diverse.

Noi due sedute al Knulp per un té ed una chiacchierata e, tra un sorso e l’altro, lei al telefono per organizzare la spesa per il cibo ed il riscaldamento dei ricoverati nell’istituto, garantendo personalmente il pagamento degli oneri dovuti. Di quel pomeriggio conservo la sciarpa che mi portò: una sciarpa rossa ed oro che le donne calabresi tessono a mano per le proprie nozze.

Di quegli anni rimane documentazione nel bel libro “In direzione ostinata e contraria”, autrici Fabrizia Ramondino, Renate Siebert, Assunta Signorelli, documentate da 80 foto di Ugo Panella, (Tullio Pironti editore, 2008).

Rientrata a Trieste, divenne  direttora incaricata del Dipartimento di Salute Mentale, dove portò il suo stile di una direzione “a porte aperte”, in cui incentiva ed incoraggia l’approccio di genere alla salute mentale, con convegni, incontri, formazione e costituendo un coordinamento delle operatrici  di genere trasversale nel dipartimento.

Ricordo “il Parco di Santa Giovanna, seconda edizione. Ricordando Anna Scoppio”.

Ricordo un intenso pomeriggio con la filosofa Michela Marzano, al caffè S. Marco.

La rottura con alcun* amic*, collegh* psichiatr* basaglian*, di fatto già consumata da anni, diventa pubblica a inizio 2013. A pochi intimi Signorelli lascerà capire quanto ciò le sia costato dal punto di vista emotivo, mostrando tutta la propria fragilità: fragilità che morde, morde nell’anima e anche nelle ossa.

“Son vecia”, ripete, in un dialetto che ha fatto proprio.

Dolorosa e difficile fu la decisione del pensionamento, per lei che sempre ha messo tutta se stessa nel lavoro. Ne seguì la scelta meditata di rimanere a Trieste e la decisione di regalarsi  un “nido d’aquila” ad Agropoli, la terra del padre e degli avi, per passarvi i lunghi mesi estivi, sul mare e nel mare Tirreno adorato. “Il Sud sarà sempre per me la terra del cuore e degli affetti” aveva scritto, nel 2008.

Per due anni, in agosto andrò da lei per una settimana di relax tra amiche. Di Agropoli ricordo colazioni sontuose, gite a Paestum, Elea, Capri, Positano; a Vietri sul Mare incontreremo un’amica ceramista nella sua splendida casa con giardino antico.

Per qualche mattina le porterò il caffè a letto, lusso che ama e che si merita; raccoglieremo fichi d’india da siepi che circondano i pascoli delle bufale felici.

Nei primi giorni dell’agosto 2017, una volta rientrate io da Ilovik, isola del Quarnero, lei da Agropoli, dove avremmo appuntamento di lì a 15 giorni, l’incontrai in via Cavana, un sabato mattina, tra le spese e l’aperitivo: un amico ci scattò l’ultima foto insieme, abiti colorati, sorrisi. Lei, come sempre, vestita di viola. anche nei capelli, qua e là, ciuffi di viola. Assunta mi dice di essere salita a Trieste per accertamenti medici.

Poi, poi… la diagnosi, e seguiranno le cure, la scelta di gestire in prima persona gli ultimi mesi, l’ultimo suo discorso in pubblico, a metà agosto, al funerale dell’amica quasi sorella Eliana Perini.

A settembre, Assunta ogni mattina riceve al caffè Life, dove arrivano amiche e amici da tutta Italia, per parlarle, per salutarla. Si rifiuta di incontrare le persone che le erano state amiche per decenni, fino alla rottura, definitiva. Ottobre lo trascorrerà nel suo grande appartamento di via Felice Venezian, tra figlie/o, nipotine, amiche/amici, anche medici.

Ricordo un pomeriggio trascorso da sole: Assunta volle seguire alla televisione le notizie sulla crisi del parlamento catalano. Lucida. Attenta. Fino all’alba del 2 novembre…

La ricordo così: guerriera sempre, spigolosa, sia nella figura che nel carattere, dura con chi voleva mettere alla prova, prima di accettarl* e/o di mostrare di sé anche la  parte morbida, sentimentale e vulnerabile.

La ricordo sempre, comunque. E sempre “in direzione ostinata e contraria“.

Tea Giorgi, Trieste, 8 novembre 2020

Ricordo tratto da: Marina Barnabà, a cura di, L’ostinata differenza di Assunta Signorelli, Luna e l’Altra, 2020.