abbas-attar-2-725ceI film di Kiarostami sarebbero morti sul tavolo della censura islamica, malgrado la loro purezza: sono stati vietati in Iran per molti anni. Seppure non si è mai interessato direttamente di politica, protestò vivamente per l’arresto del suo amico e collega regista Jafar Panahi.  Mi chiedevo a febbraio del 2013: “…Chissà che fine hanno fatto quei 20 poeti-scrittori iraniani che avevano scritto nella propria lingua madre e furono arrestati e rischiavano pesanti condanne nei tribunali islamici? Akbar Azad, Hamide Fereczade Pinar, Zohre Fereczade, Aydin Xacei, Shukrulla Qehremani, Letif Heseni, Ayet Mehrali Begli, Mahmud Fezli, Yashar Kerimi, Hassan Rehimi Bayat, Hussein Nasiri, Yunis Suleymani, Ali Reza Abdullahi, Shehram Radmehr, Rehim Ehmedi Xiyavi, Mohammad Ali Muradi, Abdullah Saduqi, M. Afiyet, Ali Djabbarli, Ibrahim Rachidi. Alcuni di loro hanno subito durissimi interrogatori, torture e in alcuni casi l’elettrochoc.”Il più celebre regista iraniano, Abbas Kiarostami, è stato anche delicatissimo e profondo poeta. Era il 1970, quando Kiarostami si fece conoscere in Europa con il film di un’ora e mezzo sulla restituzione di un quaderno a un compagno di scuola che per sbaglio un ragazzino del villaggio di Koker aveva messo nella propria cartella: Dov’è la casa del mio amico? Era un lungometraggio in 35 mm a colori, una parabola sul bisogno di comunicazione, di rapporto con il prossimo, di cambiare un ordine vecchio con un ordine nuovo: “Gli adulti, come i bambini, hanno questo problema di non capire l’altro”. A volte succede come in Sotto gli ulivi, un film nel film, che un estroso regista spera di poter agevolare l’intesa di due giovani, facendoli incontrare sul set, incuriosito dai loro comportamenti e dai loro inamovibili schemi mentali. Ma il suo benevolo tentativo di mediazione va a vuoto per l’ostinata resistenza di Tahereh, resistenza misteriosa e non facilmente decifrabile. Abbas Kiarostami è stato anche sceneggiatore, montatore, fotografo, pittore e scultore iraniano, grafico quasi totalmente impegnato dal mondo dei bambini. Giovanissimi uomini quasi sempre presi dalla strada, erano i suoi interpreti come nel cinema di Vittorio De Sica, in quell’indimenticabile Ladri di Biciclette.E’ incantevole e molto didattica la descrizione di Abbas Kiarostami di un viaggio seminario a Palermo nel 1996, sul cinema per il cinema. Aveva scoperto e ce l’aveva indicato, il fascino della semplicità e dell’amore, come l’infanzia suggerisce all’umanità tutta. Sì, il mondo è ancora bello perché come lui stesso disse, “quando chiudiamo gli occhi, il mondo continua ancora”. La vita va avanti anche in mezzo a una catastrofe planetaria, e il vento porta il viaggiatore lontano da casa. Era malato da mesi e il 4 luglio del 2016, è andato via con il vento, da Parigi. Ci rimangono profondamente dentro, con dolcezza e ironia, le sue storie da far volare lontano, in alto.

VIDEO  FOTO  e TESTO SU http://www.agoravox.it/Il-vento-ha-portato-via-Abbas.html