Nel “Il complesso di Penelope- Le donne e il potere in Italia” Laura Cima riesce a intrecciare sapientemente problematiche di scottante attualità con incisivi flash sulla storia delle donne più recente e più lontana. {{ {Il complesso di Penelope} }} è un libro di utile lettura per le giovani generazioni proprio in quanto riesce a tessere insieme elementi di analisi politica e spunti teorici con riflessioni storiche e narrazione autobiografica. La grande passione politica attraversa il libro e ne costituisce trama e ordito.
Passione politica che è dell’autrice ma anche passione politica di un’intera generazione di donne e femministe, intessuta di personale di privato e di pubblico . Infatti insieme agli sprazzi della propria biografia, Laura ci restituisce una specie di istantanea di gruppo della generazione di donne nate alla politica nel movimento del ’68, transitate da li’ nei gruppi della sinistra extraparlamentare (in quante eravamo nel ‘69 a volantinare davanti alla mitica Mirafiori !) e poi nel femminismo e solo in pochi casi, come quello dell’autrice, approdate alla politica all’interno delle istituzioni.
Ma la passione politica che innerva il libro è anche patimento per brucianti sconfitte, cocenti delusioni, rinunce e prezzi troppo alti e, soprattutto, sofferta preoccupazione per la situazione del presente.

{{La difficile situazione presente}} segnata da una crisi economica e sociale che è anche crisi di un intero modello di sviluppo e da una profondissima crisi culturale politica e istituzionale s’accompagna, d’altro canto, alla persistente, insuperata marginalità o assenza delle donne dalla gestione del potere e dai luoghi di decisione politica.
Il legame tra questi due aspetti costituisce il cuore del libro e dà senso unitario all’accavallarsi dei diversi piani e delle diverse temporalità.

La {{crisi attuale è talmente profonda da scuotere dalle fondamenta il modello di sviluppo e le basi stesse della democrazia}} sicché si richiedono non solo risposte immediate o di breve respiro, ma diventa urgente dare corpo e veri e propri cambiamenti di paradigma e di orizzonte. Le donne, proprio in quanto storicamente escluse dalla gestione del potere, meno o non compromesse con il potere stesso e in quanto portatrici di prospettive politiche tradizionalmente neglette nei partiti e nelle istituzioni, costituiscono, secondo la convinzione femminista di Cima, un soggetto politico che puo’ dar vita a questo tipo di cambiamenti paradigmatici.

In quest’ottica si potrà{{ uscire dalla crisi}} in cui versano politica e democrazia solo {{se le risorse di idee e energia delle donne verranno direttamente investite del potere di decisione}} in tutti gli ambiti politici e se le donne si assumeranno le loro responsabilità anche all’interno delle istituzioni.
Cima non pensa che le donne abbiano doti innate che le rendano migliori degli uomini ché anzi ne mette in luce difetti e debolezze, quali l’incapacità, una volta raggiunte le posizioni di potere, di fare squadra e promuovere solidarietà con le altre donne. Sono tuttavia {{portatrici della differenza di genere, di punti di vista, saperi, conoscenze e pratiche differenti}} che rappresentano risorse indispensabili per i cambiamenti necessari al superamento dell’attuale crisi.

Dalla convinzione che questa differenza di genere sia connessa anche con l’originaria esclusione dal potere e con il {{rapporto ambivalente con il potere stesso che le donne hanno sviluppato nel corso dei secol}}i, si dipartono le riflessioni di Cima sulla storia, in particolare, sulle lotte e il protagonismo femminile negli ultimi due secoli.
Dalle riflessioni sul {{movimento emancipazionista della seconda metà dell’ottocento}} e sulle {{lotte per il diritto di voto del femminismo del primo novecento}} si passa a quelle sul protagonismo delle madri costituenti, che furono capaci di lavorare insieme al di là delle differenze partitiche, per arrivare poi alle battaglie del neo femminismo fino al più recente attivismo femminile nelle istituzioni europee e a livello nazionale per la modifica , ad esempio, dell’[art.51 della Costituzione->http://www.senato.it/1025?sezione=118&articolo_numero_articolo=51].

Distanziandosi dalle critiche e da quelli che, a mio avviso, sono stati veri e propri stravolgimenti operati da alcuni settori del femminismo, {{Cima sottolinea la grande portata emancipatrice di molti articoli della nostra Costituzione}} e in particolare di quel pioneristico [articolo 3->http://www.senato.it/1025?sezione=118&articolo_numero_articolo=3] sull’uguaglianza che ha rappresentato un modello par tante Costituzioni in Europa e nel mondo .
Tuttavia individua anche {{limiti nell’attività delle costituenti}} e tra questi sottolinea quello di {{non aver partecipato alla seconda sottocommissione dedicata all’organizzazione costituzionale dello Stato}}, accettando quindi di non partecipare a disegnare ordinamento statuale e regole della gestione del potere.

All’interno della costituente, come nell’azione politica successiva, è venuto a mancare il punto di vista di genere nel disegno istituzionale dello stato, nella configurazione della divisione e articolazione dei poteri, nella concezione della democrazia. Mancando questa prospettiva di genere, le donne, anche quelle che nelle istituzioni si sono cimentate, hanno spesso replicato pratiche politiche subalterne al dominante potere maschile, specie nei partiti.

Una {{massa critica di presenze femminili nelle istituzioni o piuttosto la rappresentanza politica paritaria sono dunque pre-condizioni essenziali}} per cambiamenti politici che affrontino il micidiale ingorgo di crisi che stiamo vivendo. Ma sono condizioni necessarie e non sufficienti al cambiamento e, tanto meno a dar vita a una diversa forma di democrazia e di modello di sviluppo.

Cima non delinea né suggerisce i caratteri di una diversa democrazia e organizzazione statuale che potrebbero derivare da una prospettiva di genere ma, convinta che le donne costituiscono il soggetto decisivo per affrontare le crisi epocali che stiamo vivendo e dar vita a un futuro sostenibile e vivibile, chiama le donne alla sfida di superare le storiche ambiguità rispetto alle responsabilità dell’esercizio del potere e a rinnovare le forme della politica.
Mai sfida fu piu’ tempistica. E’ qui ed ora, nella inedita presenza di donne nel neoeletto parlamento: anche senza pretendere impossibili rivoluzioni {{ le neodeputate sono chiamate a misurarsi con l’opportunità storica di questa massiccia presenza}}.

Anche se questo parlamento avrà probabilmente vita precaria e anche se il gruppo numerosissimo delle neo elette del M5S non sembra avere alcuna sensibilità alla dimensione di genere e ai problemi delle donne, completamente assenti nel programma elettorale del movimento, le cittadine elettrici e i cittadini elettori si aspettano da loro uno scarto politico, degli atti di libertà e di autonomia rispetto alle linee dettate da leader maschi, che siano leader di partito o bercianti capi carismatici.
Più che le ragionevoli previsioni e le analisi critiche del ruolo che le parlamentari hanno avuto nelle ultime legislature, è l’ottimismo delle volontà a lanciare questa sfida alle neo-elette perché portino nel parlamento una sensibilità nuova per le politiche sociali, la green e la pink economy e anche nel rapporto con il Parlamento europeo,

– Laura Cima
{{ {Il complesso di Penelope – Le donne e il potere in Italia} }}
Prefazione di Marisa Rodano,
Il Poligrafo Casa Editrice pp. 303 € 22)