La pandemia ci sta portando seriamente a rimettere al centro dell’interesse pubblico la situazione della nostra scuola? È forse presto per dirlo; certo è che si nota un prendere la parola su questo tema da parte di molti soggetti -istituzionali o meno- e, per fortuna, anche da parte di chi non ha atteso questa fase per pensare ad una trasformazione della didattica in senso paritario: è di qualche settimana fa, ad esempio, la presentazione di una proposta di legge per un Osservatorio contro gli stereotipi di genere nei libri di testo e si torna oggi a parlare del progetto Polite (pari opportunità nei libri di testo).

In questo ambito ci pare importante segnalare un recente strumento volto all’introduzione della didattica di genere nelle scuole secondarie, che gli eventi di questi dieci mesi non hanno certo aiutato a diffondere: vogliamo dire il volume I secoli delle donne. Fonti e materiali per la didattica della storia, che ha avuto il patrocinio della Società italiana delle storiche ed è curato (per i tipi di Biblink, 2019) da Franca Bellucci, Alessandra Celi e Liviana Gazzetta. Non si tratta di un manuale in senso stretto, quanto piuttosto di un ‘sillabo’: un testo per l’autoformazione degli insegnanti (e in potenza anche di altri formatori), utilizzabile però anche in classe a supporto del tradizionale lavoro scolastico. Un volume che offre strumenti, più che sintesi, nella direzione dell’introduzione della Storia delle donne e di genere, ma di valenza trasversale e pluridisciplinare. Pur da studiose di Storia, infatti, le curatrici mostrano di credere in un’educazione al genere su base non strettamente disciplinare, indicando concretamente come non si tratti tanto di aggiungere dei contenuti in più ai molti già sul tappeto, ma come invece sia fondamentale l’angolatura d’analisi, le categorie utilizzate nella lettura di fonti che spesso già fanno parte dei ‘luoghi’ canonici dell’insegnamento. Per questo nel volume sono accolti anche un certo numero di classici che appartengono ad altri ambiti disciplinari: da alcuni passi della Summa Theologiae di S. Tommaso a pagine della storia letteraria molto note. Ne risulta una rete di spunti e sollecitazioni da affidare a possibili sviluppi nella quotidianità scolastica, con lo stile paziente e anche ‘creativo’ che l’insegnamento richiede.

Nel ‘sillabo’ gli assi fondamentali su cui sono stati raccolti i documenti sono prevalentemente tre: l’analisi delle norme (etiche, religiose, sociali, giuridiche) sul dover essere femminile; la ricerca di espressioni della soggettività femminile; lo studio delle condizioni di vita delle donne nei diversi ambiti storico-sociali. A questa poliedrica offerta è dedicato un nucleo di schede costruite intorno a documenti, ciascuno dei quali è associabile ad alcuni grandi temi antropologici; temi che a loro volta, in apposita sezione, sono presentati in dieci agili saggi diacronici che costituiscono la trama connettiva dell’opera: Cristianesimo// Genere// Corpo// Famiglia// Patrimonio-eredità// Diritto/diritti// Potere//Violenza//Cultura e formazione// Lavori. Vi si mostra così che è importante interrogare le fonti anche avvalendosi delle mappe interpretative offerte dagli studi storico-antropologici, che scavano in profondità sui ruoli sessuali nei diversi contesti culturali. Il libro offre, tra l’altro, anche alcune proiezioni oltre lo spazio canonico dell’”Occidente” grazie a delle bibliografie ragionate affidate a delle/degli specialiste/i, segnalando la possibilità di confronti tra le comunità culturali: un terreno, questo, da avvicinare con urgenza, pur nella sua complessità.

Anche se accoglie le scansioni tradizionali dell’insegnamento della disciplina (Antico, Medioevo, Moderno, Contemporaneo), il volume non separa il mondo antico greco-latino dalla Storia europea medievale, moderna e contemporanea, proprio con attenzione all’elaborazione dei modelli di genere sul lungo periodo; d’altra parte esso ribadisce l’idea del Novecento come “secolo delle donne”, portatore di un nuovo protagonismo femminile che deve essere adeguatamente segnalato. L’obiettivo che traspare, infatti, è quello di restituire le donne come oggetto, ma anche come soggetto del discorso, dando spazio a tracce femminili tradizionalmente trascurate e ampliando la prospettiva di conoscenza offerte dai manuali su molte tematiche cruciali …. in sintesi, puntando a restituire non una delle tante possibili storie particolari, ma una storia di confine (per usare la terminologia di Gianna Pomata)[1].

Questo volume, dunque, invita a scegliere lo sviluppo dell’autoconsapevolezza da parte delle/degli insegnanti (in particolare con il questionario di autovalutazione) e la promozione della consapevolezza sui ruoli di genere come costruzioni culturali nel tempo: perché insegnando e apprendendo sia possibile anche intuire la necessaria rinegoziazione degli assetti sociali dati.


[1] Gianna Pomata, La storia delle donne: una questione di confine, in N. Tranfaglia (a cura di), Il Mondo contemporaneo. Gli strumenti della ricerca. Questioni di metodo, La Nuova Italia 1983, pp. 1435-1469.