Il movimento pro-vita in questi anni è riuscito a ricavarsi un ruolo sociale avvicinando le donne in percorso abortivo e offrendo denaro a chi rinunciasse all’intervento di interruzione di gravidanza. Il movimento è presente sul territorio e non è ostacolato, a meno di non mettersi in una posizione illegittima all’interno di strutture deputate a rispettare la privacy e l’autodeterminazione delle donne. La riflessione, prevista dalla legge, non è qualcosa che può indursi con argomenti economici per di più offerti in nome di un interesse altro, a meno di non mettere la possibile madre nella posizione di fattrice a richiesta. La sola attivazione di un meccanismo del genere per legge introdurrebbe un principio di subordinazione delle madri al mantenimento loro proprio e non del figlio non ancora nato che, come si sa, deve essere e sarà tutelato alla nascita. 

La notizia che in Piemonte i pro-vita agiscono all’interno dei consultori, e non è dato immaginare come, e che il Consiglio regionale ha approvato la previsione di quattrocentomila euro per finanziare il fondo “vita nascente”, va proprio nel senso annunciato dalle forze che hanno vinto le elezioni. Si tratta di un ampliamento ma tutto da verificare ai sensi della legge, del rispetto della dignità femminile, della laicità dell’intervento pubblico. 

L’esiguità del finanziamento è anche la misura di come questo provvedimento sia in sé propagandistico, altro è invece capire se tutto questo non sia un modo di aggirare le garanzie femminili e di sondare la tolleranza per simili interventi. 

Allo stato delle cose non va esclusa una verifica di costituzionalità. Sembra una prova in direzione di scelte che lo stesso governo sembra considerare difficili. Si accontenta per ora di demotivare, di mettere in dubbio che l’aborto sia un diritto e minare le poche certezze di poter esigere servizi invece assicurati sulla carta. 

La legge 194 è forse la legge più bersagliata, tra quelle in vigore da più tempo. Nessuno, pure in un clima tutt’altro che amichevole verso il femminismo e le donne, è riuscito progettare modifiche possibili a impatto non esplosivo.  La 194 ha superato più volte l’esame della Corte costituzionale, di vari TAR e ha superato numerose interpellanze parlamentari ispirate dal movimento pro-vita. Alcune componenti del governo attuale, prima ancora dell’insediamento, hanno infatti assicurato che la legge non verrà modificata (ma come sarebbe praticabile il contrario, senza una votazione parlamentare), bensì allargata nella parte del sostegno avvilente alle donne che non vogliono abortire.

La stampa a grande diffusione si sta adoperando a certificare che la 194 non funziona, con le solite interviste “verità”, ma sappiamo che noi donne l’abbiamo protetta e tutelata anche nei momenti di allarmismo e in quelli di finta pacificazione tra uomini al potere e donne con la sola forza delle convinzioni.

Infine, non è successo niente per ora, niente che le donne non siano pronte ed abituate a respingere.

UDI di Napoli

Napoli, 20/10/2022