Sarà presentato a Venezia il 30 settembre 2021 alle 17.30 all’Ateneo Veneto a cura dell’Università Popolare di Venezia, dello stesso Ateneo e di 1600Venezia il libro di Antonella Barina e Daniela Zamburlin DONNE SANTE DEE. Guida ragionata alla città di Venezia, Mare di Carta Editrice, Venezia, 2021

PREMESSA: LE MADRI di Antonella Barina

Da quando negli anni Settanta il femminismo italiano, all’avanguardia sulla scena mondiale, andava riscoprendo le Madri, per molte di noi è diventato impegno politico dar loro memoria, e poi voce, musica, arte e … luogo. Questa era la cosa più difficile. Uno spartito può restare occultato per secoli e ricomparire, un manoscritto inedito pure: di gran lunga più arduo individuare i luoghi dove quelle donne d’ingegno e coraggio sono nate o la casa dove sono vissute, le targhe con cui erano state omaggiate o le loro tombe e in generale tutte quelle notizie che normalmente si conservano delle personalità geniali o per tanti versi eccezionali. Riviste come Effe in primo luogo, DWF, Quotidiano Donna, Memoria, Paese delle Donne (‘foglio rosa’ e online), Leggere Donna, Leggendaria ed altre ancora hanno dato il ‘la’ in tempi diversi a quelli che a livello internazionale sono diventati i Women’s& Gender Studies. A memoria mia, era già partita Rivolta Femminile pubblicando il frontespizio di un’opera di Tarabotti. Come Gruppo Donna Informazione, tuttora esistente, lo scoprimmo quando ci stavamo dedicando a questa scrittrice e polemista, Elena Cassandra Arcangela Tarabotti, monaca forzata nel Seicento veneziano (per me, sostengo da qualche decennio, anche teologa). Nel 1982 ne mettemmo in scena la vita su testo del 1980 che comprendeva anche Moderata Fonte, Gaspara Stampa e Veronica Franco. Ma era una novità? La stessa Tarabotti nelle sue opere, così come qualche secolo prima Christine de Pizan nel Libro della Città delle Dame, dava memoria di donne di talento che l’avevano preceduta. Nel Settecento, Luisa Bergalli aveva raccolto i Componimenti di 250 poete. Passeggiavo davanti alla porta chiusa dell’ex chiesa di Sant’Anna, dove Tarabotti aveva passato tutta la vita, quasi sperando di vederla spuntare dal chiostro vicino. Stavano nascendo le associazioni di storiche e letterate, collettivi e gruppi portavano il nome di qualche Madre. Mentre i baroni universitari continuavano a restare baroni e nelle redazioni imperava l’universale maschile, la febbre del riconoscimento politico dell’opera delle Madri si espandeva in pandemia lenta, ma inarrestabile. C’era chi arrivava trionfante con la notizia di una statua o di una lapide (quella di Piscopia Corner, veneziana, prima laureata a Padova) e chi invece occultava, senza resistere alla tentazione di vantarsi d’averlo trovato, il prezioso indirizzo di dove era vissuta Moderata Fonte. Ma la prima volta che ebbi in mano un libro che conteneva una mappatura cittadina delle ricorrenze femminili fu quando Maria Paola Fiorensolimi donò il suo La città della Dea Perenna. Esperienze di donne tra consenso ed autodeterminazione in Via della Lungara 19 e dintorni*, Anomaly Press, Austin-Usa, 1999: aveva mappato, a dimostrazione che la toponomastica femminile è cosa possibile, strade e luoghi di signore e divinità attorno all’epicentro del suo sogno finalmente realizzato, una Casa Internazionale delle Donne a Roma (mi ci aveva condotto quando era ancora uno stabile dai soffitti pericolanti). Dopo tante catalogazioni misogine medioevali come quella di Boccaccio e seguaci dei secoli successivi, dopo le pur galanti trattazioni Sette-Otto-Novecentesche a firma maschile che si occupavano di catalogare per virtù le donne illustri, dopo la fase letterariamente interessantissima** delle ricerche e degli innamoramenti sfociati in romanzi su specifiche figure femminili (come Artemisia di Anna Banti, Illuminata di Patrizia Carrano su Piscopia, Matilde, come una leggenda di Sara Zanghì) La città della Dea Perennaesprimeva tutta la politicità dell’interesse per i luoghi connessi alle vite delle donne che ci hanno preceduto. Assistevamo al moltiplicarsi non certo solo accademico di studi, spettacoli e ricerche che riscoprivano le Madri. Del 2012 la nascita di Toponomastica Femminile, poi costituita in associazione con “l’intento di restituire in tutta Italia voce e visibilità alle donne che hanno contribuito in tutti i campi a migliorare la società”. Degli ultimi anni è l’estensione spiritualediAntenate di Devana dove le Madri, a partire da Ildegarda von Bingen reciprocamente riconoscenti si riuniscono davanti allo stesso fuoco.

In quest’ambito amplissimo dalle innumerevoli tappe non tutte qui elencabili si colloca DONNE SANTE DEE. Guida ragionata alla città di Venezia (Mare di Carta Editrice, Venezia, 2021) che abbiamo realizzato con la collega e amica Daniela Zamburlin – a sua volta da decenni impegnata nella ricerca storica e vocata a informare sulle grandi donne del passato –per restituire alle protagoniste del passato, le Madri, il posto che loro spettava nel micro/macrocosmo veneziano, riequilibrando con levità in prospettiva di genere la storia della città lagunare dalle origini al Novecento.

* Maria Paola Fiorensoli, La Città della dea Perenna. Donne a Roma dalla controriforma al femminismo e storia del complesso dell’ex Buon Pastore, oggi Casa internazionale delle donne, edizione ampliata, Cgil Fp Roma e Lazio, 2020


Video di presentazione del libro:


DONNE SANTE DEE – PRESENTAZIONE della Libreria Editrice Mare di Carta

Per i 1600 anni della nascita di Venezia la Libreria Editrice Mare di Carta presenta DONNE SANTE DEE. Guida ragionata alla città di Venezia, il nuovo libro delle scrittrici e giornaliste Antonella Barina e Daniela Zamburlin: 154 capitoli dedicati ad altrettante protagoniste veneziane – da quelle più conosciute ad altre ignote al grande pubblico – in un arco di tempo che va dalle origini al Novecento, con una scheda di presentazione per ciascuna protagonista e una scheda del monumento o del luogo loro abbinato. È la tappa significativa di un lungo percorso di studi che ha preso le mosse negli anni Ottanta del secolo scorso e che oggi è diventato di sicuro interesse anche per il pubblico più allargato.

A corredo, oltre 650 immagini: circa 500 fotografie di diverse autrici e autori e più di 150 ritratti originali della giovane disegnatrice spagnola Eva MartìnezSouto.

Attraverso la vita delle protagoniste la guida indirizza sia ai grandi monumenti noti in tutto il mondo, sia ai labirinti della Venezia meno conosciuta, ricca di opere altrettanto importanti, suggerendo reti di relazioni tra le stesse protagoniste. “Abbiamo voluto restituire a Venezia il suo volto femminile – dicono le autrici – Qua e là abbiamo aperto le porte al fantastico, a leggende e miti che sono ancora nell’aria”.

La guida si apre con la figura di Tethys, la dea pelasgica del mare, invocata ancora nel Settecento dalle migliori penne della Serenissima, e procede con fondatrici di conventi, dogaresse, scrittrici, monache, sante, beate, regatanti, pescatrici, filosofe, poete, musiciste, artiste, politiche ecc., soffermandosi o citando alcune altre centinaia di nomi di donne presenti nella storia di Venezia. “Siamo consapevoli – aggiungono le autrici – che la storia seleziona nomi ed eventi e asseconda conservandola la logica e la prospettiva di chi domina, pertanto vogliamo ricordare che mille e mille altre che hanno abitato Venezia avrebbero meritato di essere ricordate”. Anche la scelta di includere il Novecento è per loro “un’assunzione diretta di responsabilità”. Il libro si conclude con uno sguardo sulla laguna attraverso uno dei canti recuperati dalla musicologa e cantante Luisa Ronchini.

Anziché classificare le protagoniste in base al ruolo, Barina e Zamburlin si sono concentrate “su ciò che stava loro a cuore, sulla ricerca delle relazioni tra loro intercorse, sull’interdipendenza di vite ed eventi, narrando in tanti spaccati quell’unico straordinario affresco che è Venezia”. “Di tutte – aggiungono – abbiamo inteso sottolineare il valore delle opere sotto i più diversi profili, altre ne abbiamo riscattate da pregiudizi storici e dalla damnatio memoriae (il silenzio, in questo caso, sulla storia delle donne), operando una sorta di rivoluzione culturale, una rilettura storica di genere. Via via abbiamo visto emergere le tante forme della creatività delle donne”.

“Non possiamo che sperare che alcune strade e alcuni indirizzi da noi aperti ispirino nuove ricerche e che il nostro lavoro possa contribuire ad una maggior consapevolezza dell’identità cittadina. Abbiamo lavorato – concludono le autrici, che da decenni collaborano su linguaggio, storia e informazione – a questa guida con l’obiettivo di poter finalmente dire tutto quello che le donne hanno fatto in città, portando alla luce il loro valore, le loro competenze e il ruolo svolto brillando di luce propria e non riflessa”.

Info: Cristina Giussani, Mare di Carta 041-716304 

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Antonella Barina, poeta, drammaturga, giornalista professionista. Vive a Venezia e dagli anni ’70 studia con viaggi e ricerche i miti del divino femminile.

Daniela Zamburlin, giornalista professionista, scrittrice, storica, studiosa di tradizioni popolari, di Venezia e di storia delle donne. Vive e lavora a Venezia.