l’integralismo fa breccia anche tra le cattoliche

Il Parlamento croato venerdì ha votato  a favore della ratifica della Convenzione di Istanbul, il primo trattato vincolante al mondo per prevenire e combattere la violenza contro le donne.  Nonostante le aspre polemiche, le divisioni nella maggioranza governativa, una ferma opposizione della Chiesa cattolica e una serie di proteste di piazza, il Parlamento croato ha ratificato  la Convezione di Istanbul del Consiglio d’Europa sulla prevenzione e la lotta contro la violenza nei confronti delle donne e la violenza domestica. Con 110 voti a favore, trenta contrari e un astenuto (su 151 parlamentari) il documento ha ottenuto una larga maggioranza trasversale, sia dei partiti della coalizione governativa guidata dal premier conservatore Andrej Plenkovic sia delle opposizioni di centro-sinistra. Ma nell’Unione democratica croata (Hdz, conservatori) di Plenkovic almeno 15 dei 50 deputati hanno rotto la disciplina di partito e rifiutato di seguire le chiare indicazioni del loro leader, votando contro.

Plenkovic ha perso consensi anche in una parte dei suoi elettori ma anche delle sue eletrici, ma per ora sembra che i malumori generati dalla sua ferma volontà di ratificare la Convenzione non metteranno in pericolo il suo governo. La Chiesa cattolica e organizzazioni di destra hanno manifestato una dura e continua opposizione alla ratifica del documento sostenendo che tramite la protezione delle donne dalla violenza si vuole introdurre nella legislazione croata il concetto di “genere”, differente da quello del sesso biologico, fatto inaccettabile per questi gruppi. Secondo loro la legalizzazione del concetto di genere apre le porte a pericolosi esperimenti culturali nell’educazione pubblica e nella sanità, contrari ai valori tradizionali del popolo croato.

A Spalato, in Dalmazia, circa 15 mila persone hanno manifestato contro “la ideologia gender”, che verrebbe promossa dalla Convenzione di Istanbul. Una coalizione di ong che sostengono di “difendere la famiglia tradizionale”, ha annunciato per maggio la raccolta firme per un referendum per revocare la Convenzione. (ANSA).

Il trattato che intende essere uno strumento per combattere la violenza domestica contro le donne, proteggere le vittime e perseguire i delinquenti, cercando di contrastare  lo stupro coniugale, lo stalking, il matrimonio forzato e le mutilazioni genitali femminili viene pericolosamente messo in discussione.

I cattolici conservatori sostengono che questo voto favorirà indirettamente il matrimonio gay perchè la convenzione parla del genere come socialmente determinato e quindi fluido. Secondo gli oppositori questa affermazione mina i ruoli tradizionali e apre la porta alla legalizzazione dei matrimoni  tra persone dello stesso sesso.

Per placare i critici, il governo ha rilasciato una dichiarazione  in cui si afferma che il trattato non cambierebbe la definizione legale del matrimonio della Croazia come unione tra un uomo e una donna. L’opposizione è da tempo che si mobilita, infatti  lo scorso mese nella capitale, a Zagabria,  sono scese in piazza circa 10.000 persone. per dire che la convenzione di Istabul mina la tradizione cristiana. La Chiesa cattolica in Croazia, a cui appartiene quasi il 90 per cento dei 4,2 milioni di abitanti del paese, ha  etichettato la convenzione come una “eresia”.