Articolo3, Osservatorio sulle discriminazioni di Mantova, nella Newsletter n. 33 (28 settembre 2011) offre un interessante servizio di stralci dai giornali locali e un commento di Angelica Bertellini alla proposta provocatoria del sindaco del comune di Virgilio di riconoscere la prostituzione come attività professionale da sottoporre a tasse..

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Voci di donne nel dibattito sulla prostituzione }}

“[…] Chi invece non parteciperà in alcun modo alla giornata Anci è il Comune di Virgilio. Ma dal sindaco, Alessandro Beduschi, arriva una proposta: legalizzare la prostituzione come attività professionale, rilevante ai fini tributari, per aumentare le entrate fiscali”. ({{ele. car}}.) (Il fronte dei sindaci cresce, mobilitazione trasversale, Gazzetta di Mantova, 15/11)

“[…] Da qui l’idea, ora concreta, di istituire un assessorato ad hoc, e la richiesta, provocatoria, rivolta al governo, di legalizzare la prostituzione nel Comune di Virgilio, riconoscendola come attività professionale sottoposta al versamento di tasse”. ({{Elena Caracciolo}}) (Mossa provocatoria contro i tagli del governo: «Virgilio laboratorio per una manovra giusta», Gazzetta di Mantova, 24/11)

Nei giorni successivi la notizia, i quotidiani locali hanno pubblicato vari autorevoli interventi.

{Lettera di {{Maria Zuccati}}}
_ Il Sindaco di Virgilio, e la sua Giunta, non il Consiglio Comunale, dice, ha deliberato che la legge Merlin, con la quale sono state chiuse le case di tolleranza, va abrogata. Per questo, addirittura, oltre a far viaggiare il documento per via istituzionale, si recherà personalmente a Roma.
_ La legge n.75, detta legge Lina Merlin, varata dal Parlamento italiano, nel lontano 20 febbraio 1958, prescriveva la chiusura delle case di tolleranza (i luoghi dove le donne – e gli uomini – praticavano l’antico mestiere della prostituzione).
_ Chi erano le donne, le ragazze che nei tempi andati venivano reclutate in quelle case? In buona sostanza e quasi sempre erano ragazze povere, provenienti da famiglie per lo più di campagna, disagiate, per lo più senza istruzione, rinnegate o scacciate dalle famiglie che se ne vergognavano. Quindi sole, senza possibilità di altro e diverso ‘lavoro’.
_ Chi erano gli uomini che ricorrevano alle prestazioni di queste tante, sprovvedute, povere ragazze?
_ Uomini di tutti i ceti sociali, giovani e meno giovani, sposati o non sposati fa lo stesso che, però – però – trovavano molto comodo recarsi in posti al chiuso…
_ Poi c’era la figura della “Tenutaria” che gestiva il tutto, comprese le entrate, le paghe, gli orari, i turni. Nonché l’imposta dovuta allo Stato.
_ Il Sindaco di Virgilio, oggi, a distanza di tanti anni, invece di partecipare alle manifestazioni dei Sindaci contro la Finanziaria che taglia i fondi vitali per i Comuni, perché secondo lui i Sindaci con l’Anci fanno solo parole, inventa e propone una nuova voce di Bilancio per i Comuni.

“Entrata da gestione nuova casa di tolleranza, sita in Comune di________ in Via_________, N. Civico____”

Dunque il Sindaco di Virgilio scopre che la riapertura delle case di tolleranza potrebbe costituire una nuova fonte di entrata per il Comune (i Comuni), ragione per la quale andrà personalmente a Roma.
_ Sicuramente l’oggetto è materia per il Ministro Tremonti; ma vorrà, o potrà, scavalcare il Presidente del Consiglio? Non credo.
_ Come non credo che il Presidente del Consiglio possa dire di no! Lui, che ha aperto ville e palazzi alle moderne prostitute – pardon, le escort! Belle, giovani, ben selezionate, capaci imprenditrici di se stesse, ricche al punto di far felici le proprie famiglie, disinvoltamente chiacchierine.
_ Chiaro, l’abbiamo capito, è sicuro! Non a queste va il pensiero e l’interesse del Sindaco di Virgilio con la sua richiesta di abrogazione della legge Merlin [[Lina Merlin, insegnate, socialista, partigiana, della Presidenza dell’Unione Donne Italiane, tra le prime donne elette al Senato della Repubblica.
Nel corso del dibattito sulla sua proposta di legge è venuta a Mantova per una conferenza, sala Aldegatti, sulle ragioni che l’inducevano a chiedere la chiusura della case di tolleranza.
In treno, scortata da un gruppo di prostitute, alla presenza di molte donne, pochi uomini e molti soldati di leva, ha trasmesso convinzione, speranza, voglia di riscatto.]]

{Lettera di {{Claudia Forini}}}
_ Signor Direttore, quando si parla di prostituzione è necessario distinguere la prostituzione come libera scelta dalla riduzione in schiavitù e prostituzione coatta. La tratta a scopo di sfruttamento è un commercio su scala internazionale di uomini, donne e minori gestito da gruppi criminali che prosperano organizzando ingressi illegali e sfruttamento delle persone coinvolte; lo sfruttamento della prostituzione, che in Italia è reato, è la terza fonte di guadagno per la criminalità organizzata dopo traffico di armi e droga. Riaprire le case chiuse non farebbe altro che spostare il problema da una parte all’altra, cioè in luoghi chiusi (come in realtà già di fatto avviene): ciò impedirebbe agli operatori sociali di continuare a svolgere il loro lavoro attraverso le unità di strada, i centri di ascolto e le case di accoglienza, che in questi anni sono entrati in contatto con 54.559 persone, realizzando 13.517 programmi di protezione sociale (art. 18 D. Leg. 286/98) per vittime di sfruttamento e tratta. Una quota significativa delle vittime è di sesso femminile e viene gestita da clan criminali che gestiscono la tratta a scopo di sfruttamento sessuale. Costoro vivono in condizioni di dipendenza fisica e psicologica, senza tutele, isolate dal contesto sociale e in una quotidianità spesso degradata sotto il profilo abitativo, relazionale e culturale. Chi le controlla le mantiene in un contesto di emarginazione vincolandole allo sfruttamento e rendendo estremamente difficoltosa la scelta di intraprendere autonomamente percorsi che potrebbero permettere il loro reinserimento nella società. Auspico che finiscano battute e scherzi di cattivo gusto in merito a questi temi che chiamano in causa molte vite umane, anche tra Mantova e provincia molte donne vengono sfruttate e alcune di queste giovani sono morte, uccise da sfruttatori senza scrupoli e desidero ricordare due di loro: Viola, albanese, e Joy, nigeriana, uccise perché volevano uscire dal giro della prostituzione coatta! Tutelare e promuovere i diritti delle vittime è il più grande mezzo di contrasto al racket che gestisce la tratta e la riduzione in schiavitù.

{{A proposito dell’IVA sulle donne}}
di {{Angelica Bertellini}}

Nei giorni scorsi la proposta del Sindaco di Virgilio di tassare la prostituzione ha acceso un dibattito che si è diffuso anche al di fuori della stampa locale. Come studiosa di diritto mi risulta del tutto inconcepibile la possibilità di normare la prostituzione, di considerarla, dunque, una forma di guadagno legale e conforme ai diritti umani. Per attitudine ho provato subito ad immaginare la pratica normativa: una moderna casa chiusa, dove le donne – per forza giovani, di bell’aspetto e sane – possano firmare un contratto, con specifiche prestazioni, da presentare poi per la dichiarazione dei redditi. Ho immaginato il bilancio del Comune (la proposta parlava di gettito comunale) che deve registrare la voce di entrata e di come potrebbe certificarne l’eticità. Devono farlo tutte le aziende, compresi gli enti locali: si è responsabili, seppure indiretti, dei guadagni, nel senso che ci si rende parte attiva nel verificare che i proventi, così come gli appalti, siano puliti, cioè non provengano da sfruttamento e mafia, ad esempio. I Comuni possono farlo? E lo Stato? Ovviamente no, perché il numero di donne che liberamente scelgono di vendere il proprio corpo è esiguo, rispetto a quello di coloro che sono costrette a farlo. E di queste donne quante hanno i documenti in regola? Quante sono sane? Quante sono giovani e belle? Tutte le restanti, cosa diventano, oltre a fare le prostitute per strada? Evasori fiscali, se va bene. Anche le donne incinte.

Per quello che ho letto sulle case chiuse, so che tanto bene non funzionavano: sfruttamento, angherie, violenze, malattie, aborti erano all’ordine del giorno, mascherati dalla forma di un luogo consentito e regolare.
Oggi non andrebbe meglio, tremo al solo pensiero delle abili e sottili mani della mafia pronte a gestire analoghi spazi, magari ad usarli per fornire permessi di soggiorno! La vita di queste donne e lo sfruttamento legato alla loro condizione non troverebbero nessun miglioramento, anzi, crescerebbe il rischio di collocarle in una prigione impenetrabile da parte delle persone che le avvicinano offrendo aiuto.
La riapertura delle case chiuse, o di qualche specie di “studio privato”, mi pare una aberrazione: legalizzare lo sfruttamento del corpo è l’operazione diametralmente opposta a quella che lo Stato deve fare, e il pensiero di guadagnarci pure sopra è disgustoso e giuridicamente illegittimo.

Propongo anche io una provocazione: in questo momento di crisi economica così profonda abbiamo sentito tante idee, anche bizzarre, per recuperare soldi; questa è l’unica che contempli la legalizzazione di una pratica che ha fatto milioni di vittime e riguarda le donne,{{ come mai?}}