Abbiamo voluto sottolineare in rosso  degli errori presenti anche in questa lettera

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genereCONTRO IL DECLINO DELL’ITALIANO A SCUOLA – LETTERA APERTA DI 600 DOCENTI UNIVERSITARI

 

 

Al Presidente del Consiglio

Alla Ministra dell’Istruzione

Al Parlamento

È chiaro ormai da molti anni che alla fine del percorso scolastico troppi ragazzi ( NDR – e le regazze? l’uso sessista della lingua è un uso scorretto!)  scrivono male in italiano, leggono poco e faticano a esprimersi oralmente. Da tempo i docenti universitari denunciano le carenze linguistiche dei loro studenti (NDR – e le studenti?) (grammatica, sintassi, lessico), con errori appena tollerabili in terza elementare. Nel tentativo di porvi rimedio, alcuni atenei hanno persino attivato corsi di recupero di lingua italiana.

A fronte di una situazione così preoccupante il governo del sistema scolastico non reagisce in modo appropriato,  anche perché il tema della correttezza ortografica e grammaticale è stato a lungo svalutato sul piano didattico più o meno da tutti i governi. Ci sono alcune importanti iniziative rivolte all’aggiornamento degli insegnanti, ma non si vede una volontà politica adeguata alla gravità del problema.

Abbiamo invece bisogno di una scuola davvero esigente nel controllo degli apprendimenti oltre che più efficace nella didattica, altrimenti né il generoso impegno di tanti validissimi insegnanti né l’acquisizione di nuove metodologie saranno sufficienti. Dobbiamo dunque porci come obiettivo urgente il raggiungimento, al termine del primo ciclo, di un sufficiente possesso degli strumenti linguistici  di base da parte della grande maggioranza degli studenti.

A questo scopo, noi sottoscritti docenti universitari (NDR -eppure tra le firmatarie ci sono anche donne!) ci permettiamo di proporre le seguenti linee di intervento:

– una revisione delle indicazioni nazionali che dia grande rilievo all’acquisizione delle competenze di base, fondamentali per tutti gli ambiti disciplinari. Tali indicazioni dovrebbero contenere i traguardi intermedi imprescindibili da raggiungere e le più importanti tipologie di esercitazioni;

–  l’introduzione di verifiche nazionali periodiche durante gli otto anni del primo ciclo: dettato ortografico, riassunto, comprensione del testo, conoscenza del lessico, analisi grammaticale e scrittura corsiva a mano.

–  Sarebbe utile la partecipazione di docenti delle medie e delle superiori rispettivamente alla verifica in uscita dalla primaria e all’esame di terza media, anche per stimolare su questi temi il confronto professionale tra insegnanti dei vari ordini di scuola.

Siamo convinti che l’introduzione di momenti di seria verifica durante l’iter scolastico sia una condizione indispensabile per l’acquisizione e il consolidamento delle competenze di base. Questi momenti costituirebbero per gli allievi (NDR – e le allieve? ) un incentivo a fare del proprio meglio e un’occasione per abituarsi ad affrontare delle prove, pur senza drammatizzarle, mentre gli insegnanti ( NDR – tutti maschi?)avrebbero finalmente dei chiari obiettivi comuni a tutte le scuole a cui finalizzare una parte significativa del loro lavoro.

 

QUESTI ALCUNI DEI NOMI  Tra i molti nomi noti numerosi Accademici della Crusca (Ugo Vignuzzi, Rosario Coluccia, Annalisa Nesi, Francesco Bruni, Maurizio Dardano, Piero Beltrami, Massimo Fanfani) (NDR – vorremmo ricordare che l’Accademia ha riconosciuto la necessità di utilizzare in modo appropriato i termini tenendo in considerazione il genere maschile e quello femminile – la lingua è viva e non può non tener conto del protagonismo delle donne, da decenni ormai presenti e attive nella scietà); i linguisti Edoardo Lombardi Vallauri, Gabriella Alfieri e Stefania Stefanelli; i rettori di quattro Università; i docenti di letteratura italiana Giuseppe Nicoletti e Biancamaria Frabotta; il pedagogista Benedetto Vertecchi e lo storico della pedagogia Alfonso Scotto di Luzio; gli storici Ernesto Galli Della Loggia, Luciano Canfora, Chiara Frugoni, Mario Isnenghi, Fulvio Cammarano, Francesco Barbagallo, Francesco Perfetti, Maurizio Sangalli; i filosofi Massimo Cacciari, Roberto Esposito, Angelo Campodonico, i sociologi Sergio Belardinelli e Ilvo Diamanti; la scrittrice e insegnante Paola Mastrocola; il matematico Lucio Russo; i costituzionalisti Carlo Fusaro, Paolo Caretti e Fulco Lanchester; gli storici dell’arte Alessandro Zuccari, Barbara Agosti e Donata Levi; i docenti di diritto amministrativo Carlo Marzuoli, di diritto pubblico comparato Ginevra Cerrina Feroni e di diritto romano Giuseppe Valditara; il neuropsichiatra infantile Michele Zappella; l’economista Marcello Messori.

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Per dare alcune indicazioni ai 600  proponiamo uno scritto di Cecilia Robustelli*

Con l’espressione sessismo linguistico si fa riferimento alla nozione linguistic sexism elaborata negli anni ’60-’70 negli Stati Uniti nell’ambito degli studi sulla manifestazione della differenza sessuale nel linguaggio. Era emersa infatti una profonda discriminazione nel modo di rappresentare la donna rispetto all’uomo attraverso l’uso della lingua, e di ciò si discuteva anche in Italia soprattutto in ambito semiotico e filosofico. Nel 1987 l’uscita di un rivoluzionario volumetto, Il sessismo nella lingua italiana di Alma Sabatini, pubblicato dalla Presidenza del Consiglio dei Ministri, allarga il dibattito all’ambito sociolinguistico e arriva a interessare attraverso la stampa anche il grande pubblico. Lo scopo del lavoro era politico e si riallacciava a quello di (ri)stabilire la “parità fra i sessi” – obiettivo all’epoca di primaria importanza – attraverso il riconoscimento delle differenze di genere (inteso come gender, concetto elaborato anch’esso in ambito statunitense, cioè l’insieme delle caratteristiche socioculturali che si legano all’appartenenza a uno dei due sessi). Al linguaggio viene riconosciuto un ruolo fondamentale nella costruzione sociale della realtà e, quindi, anche dell’identità di genere maschile e femminile: è perciò necessario che sia usato in modo non “sessista” e non privilegi più, come fa da secoli, il genere maschile né tantomento continui a tramandare tutta una serie di pregiudizi negativi nei confronti delle donne, ma diventi rispettoso di entrambi i generi.
*Cecilia Robustelli (Pontedera, 1957) è professoressa associata di Linguistica italiana presso l’Università di Modena e Reggio Emilia. Si è laureata a Pisa e ha proseguito gli studi e condotto attività scientifica e didattica in Inghilterra (Università di Reading, Master e PhD) e USA (Cornell University, Fulbright Visiting Scholar). Si è occupata di sintassi storica, storia della grammatica, grammatica dell’italiano contemporaneo. Ha pubblicato studi filologico-linguistici sulla complementazione verbale nell’italiano antico, sull’elaborazione della norma dell’italiano nel Cinque e nel Seicento, sulla tradizione testuale dei testi grammaticali italiani cinque-seicenteschi, e una grammatica dell’italiano per apprendendi anglofoni (in collaborazione con Martin Maiden). Collabora con l’Accademia della Crusca per le questioni relative alla politica linguistica europea. È autrice di numerosi lavori sul rapporto tra lingua e genere.