Per il suo inconsueto libro di poesie dedicate “alle emozioni da mezza età”, Geni Valle ha scelto un titolo ammiccante, Segni e sogni di una notte di mezza età (Magi, 2006, Isbn 88-7487-186-4), in cui la “parola leggera sogni” segue “quella pesante, segni” entrambe rivisitate in due paginette introduttive dedicate alle “poche parole a favore dei sogni e dei segni”. “Mai che mi sia capitato di sentire che la felicità lascia i segni”, afferma l’Autrice, conscia che la continua attenzione verso quel termine, protetta per tutta la vita, “è storia in cui un analista ci sguazzerebbe. Infatti ci sguazzo”. Seguono, “per non annoiare”, solo una decina di varianti di significato dei segni, che hanno profondamente segnato la sua vita (faccia segnata dal vento e dal sole; segnato dal destino; segni di una bellezza sfiorita; segnare i cattivi sulla lavagna; le aste che vengono male sono segnacci; e così via.
_ Maturità vuole, poeticamente, che tanta pesantezza s’alleggerisca con i sogni, che pur rivelandosi talvolta “rilevatori delle più inconsce nefandezze, a occhi aperti o a occhi chiusi sono sempre lievi: innocenti. Viaggiano di notte e vagabondano di giorno, cavalcati dai nostri desideri; parlano senza curarsi di grammatica e sintassi; si muovono veloci in ogni direzione”. “è evidente”, conclude l’Autrice, “che nell’età di mezzo la loro missione diventi fondamentale”.
_ Acquerelli di Giovanna Irdi Giannakoulas, delicati e colorati come i versi dell’Autrice, accompagnano le poesie raggruppate in: segni del tempo, sogni senza tempo; segni nei sogni di coppia; segni e sogni contro-tempo; sogni e segni di salute; sogno e segno il tempo; segni e sogni del tempo analitico; segni e sogni di nuove libertà; segni inevitabili e ancora un Sogno.
_ Note talvolta brevi, spesso lunghe, accompagnano particolari passaggi poetici; sono tracce di una terza s, che aggiunge ai sogni e ai segni la saggezza, ma data a gocce, lieve.
_ L’ultima è destinata a colleghi e colleghe analisti/e, persone “che hanno scelto di mettere le loro persone in disparte e al servizio dell’ascolto profondo altrui. E costoro non conservano “il desiderio sotterraneo dell’analista che canta, che ride, che ciarla”, il suggerimento “di tornare in analisi: qualcosa non va!”.
Bellissime le ultime pagine, dedicate alle “Divagazioni tra segni e sogni” con carteggio dell’Autrice con Elena Liotta, amica e collega, “compagna di avventurosi viaggi a tavolino” in cui “non si sceglie il mezzo di trasporto delle emozioni e dei pensieri”.

Elena Liotta le riconosce uno stile d’elezione: scrivere poesie e filastrocche diventate “memorabili psicastrocche”, utili alla loro vita e al loro lavoro; le riconosce ironia, delicatezza e profondità nell’uso della “parola inquietante, appena sussurrata anche tra le donne – menopausa! –sbandierata invece in campo medico che piomba d’improvviso su ragazze cinquantenni”; suggerisce che per contrastare la medicalizzazione del naturale passaggio alla seconda metà della vita e i luoghi comuni nei confronti dei suoi segni,occorra far spazio a nuovi sogni e, nello scambio di opinioni su anzianità, mezza età, menopausa, chirurgia estetica, trucchi pesanti e leggeri, chiude con il quesito: “che sia un problema collettivo della società giovanilista in cui viviamo?”.

Trenta erano pochi / l’ho capito a quaranta, / quaranta erano pochi, / l’ho capito a cinquanta / che non sono pochi / né più di cinquanta, / sarebbe un peccato capirlo a sessanta…/ però se faccio la prova del nove / avanzano undici, / ne ho trentanove.