imageUn’anatra, lei la protagonista del racconto, che rotolata giù
da un camion in corsa la Notte di Natale, si addormenta in una
pantofola a forma di topo che diventa la sua mamma e che attraverso le
sue avventure e le sue domande, mostra come una pennuta o forse tutte
e tutti noi, si possa dormire come un pipistrello, rosicchiare legni
come i castori, crogiolarsi sulle pietre al sole come lucertole,
giocare a tennis, innamorarsi di un lupo e avere come migliori amiche
le talpe. Perché se non ci è stato detto chi siamo, la ricerca
dell’identità può passare attraverso diversi tentativi.
Un racconto che ne fa capire la difficoltà e perché la sua
scoperta sia necessaria per poter scegliere chi si vuole essere e cosa
si desideri fare.
L’anatra per tutto il racconto non ha un nome proprio perché
chiunque incontra gliene da uno e lei pian piano prima imita loro, poi
capisce di avere penne, piume, ali, piedi palmati e di non
assomigliare a nessuno di loro. E allora che cos’è?
Una pennuta a cui non piace essere definita.