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Sul concetto dell’alienazione parentale e sulla (pretesa) sindrome riteniamo, ormai, indifferibile un esame critico.

Malgrado sia pacifica l’inconsistenza e l’infondatezza scientifica della PAS, si continua ad assisterealla diffusione di una prassi che di fatto la legittima, nei nostri tribunali.

Ne conseguono condotte abusanti sui minori, spesso vittime di prelevamenti e allontanamenti forzati.

Sono di questi giorni fatti gravissimi che hanno suscitato reazioni in tutto il Paese: dalla proposta di legge a firma dell’on. Boldrini che mira ad intervenire sul tema dell’affidamento e “sull’ascolto dei minori e la loro protezione rispetto a episodi di abuso o violenza domestica” alla lettera aperta scritta dalla presidente della rete D.i.Re Donne in Rete contro la violenza al presidente della Repubblica Mattarella e alle ministre Cartabia e Bonetti, e da ultimo alla manifestazione “Sui bambini non si PASsa” indetta il 17 giugno a Roma da CGIL – Ufficio Politiche di Genere, il Comitato “La PAS non esiste, ma il fatto sussiste” e UIL – Centro di ascolto Mobbing e Stalking contro tutte le violenze, che ha prodotto un Manifesto in sette punti.

Riteniamo sia necessario allora che non si perda altro tempo e che si guardi, con estrema attenzione, allo scenario che si è delineato.

Non è più accettabile che l’Italia continui a ignorare, sistematicamente, gli obblighi imposti dalla Convenzione del Consiglio d’Europa sulla “Prevenzione e Contrasto alla Violenza contro le donne e della Violenza Domestica”, ratificata con legge n. 77 del 2013.

Il primo Rapporto sull’attuazione della Convenzione di Istanbul nel nostro Paese, pubblicato il 13 gennaio 2020 dal Grevio – organismo indipendente, istituito dalla stessa Convenzione (art. 66) con il compito di monitorarne l’applicazione – disegna un quadro fortemente critico: disconoscimento della violenza e impermeabilità alla violenza assistita, vittimizzazione secondaria.

Il sistema tutto ne rimane inevitabilmente indebolito sin nelle fondamenta, già in termini di credibilità. La conseguenza ovvia è che le vittime maturino presto diffidenza e disaffezione, proprie di chi ha consapevolezza di doversi difendere dal processo e non nel processo. 

Non è accettabile che l’Italia continui a ignorare le Raccomandazioni Comitato Cedaw:

52. Il Comitato raccomanda che lo Stato-parte:(a) Adotti tutte le misure necessarie per scoraggiare l’uso della «sindrome da alienazione parentale» da parte di esperti e dei Tribunali nei casi di custodia”.

Vista anche la posizione della Suprema Corte che, sulla sindrome di alienazione parentale e sull’ascolto del minore, si è più volte pronunciata.

In definitiva, quella a cui assistiamo è una deformazione della pratica del diritto che è abuso del diritto stesso e non è più tollerabile.

Pretendiamo un cambio di passo che coinvolga tutti gli operatori e le operatrici del diritto:

quanto agli Avvocati e alle Avvocate, quanto ai Consulenti e alle Consulenti di parte ma soprattutto d’Ufficio, agli Assistenti sociali e alle Assistenti sociali occorreche soggiacciano a un obbligo formativo stringente, nella direzione di una specifica e continua formazione professionale che tenga nel dovuto conto le prescrizioni della Convenzione di Istanbul;

quanto alla magistratura, oltre all’impegno formativo, è imprescindibile che il giudicante assicuri al minore l’ascolto;un’attenta e scrupolosa indagine per una corretta valutazione della fattispecie e una decisione adeguatamente motivata.

Non è più accettabile la mera adesione alle conclusioni formulate dal CTU che è delega in bianco! Non può l’alienazione essere una conclusione cui si giunga a mezzo consulenza.

Diversamente si avranno pronunciamenti inadeguati, fondati una ricostruzione dei fatti parziale e fuorviante.

 Vista la premessa;

stante altresì l’assoluta gravità del fenomeno della violenza domestica, il cui carattere di questione strutturale globale è stato confermato nel nostro Paese anche dalla Relazione finale della Commissione parlamentare di inchiesta sul femminicidio, nonché su ogni forma di violenza di genere, 17ª Legislatura, approvata all’unanimità il 6 febbraio 2018,

per riaffermare il rispetto della dignità umana;

per riaffermare la non negoziabilità del principio del rispetto del superiore interesse del minore;

per riaffermare le prescrizioni della Costituzione;

per riaffermare le prescrizioni della Convenzione di Istanbul; 

per non recedere dalla necessità di promuovere un’azione di contrasto efficiente al fenomenodella violenza domestica e della violenza assistita

Chiediamo

che nei procedimenti di affidamento e in ogni giudizio che a vario titolo coinvolga i minori siano isolate ed estromesse le cattive prassi

siano impedite valutazioni basate su PAS ritenuta provata per sole CTU, sia nell’accezione di sindrome che in quella di condotta alienante;

siano assicurate un’istruttoria approfondita e rigorosa, esperita attraverso i mezzi di prova tipici e specifici della materia

sia assicurato l’ascolto del minore;

siano emanate decisioni puntualmente motivate, rese nel reale e concreto superiore interesse del minore.

chiediamo la modifica della legge nel caso dei maltrattamenti in famiglia: precisamente  che venga aggiunta, nel caso di condanna, come pena accessoria, la sospensione della responsabilità genitoriale.

Lista delle firmatarie e dei firmatari del documento

redatto dall’AvvtaMaria Concetta Tringali (Foro di Catania)

La rete antiviolenza La Ragna-Tela, Centro antiviolenza Galatea, l’Associazione Thamaiaonlus, il Telefono Rosa Bronte, l’Associazione La Città Felice, Associazioni Penelope coordinamento solidarietà sociale onlus, U.D.I. CT, Iniziativa Femminista, Femministorie CT, Arci CT, CGIL CATANIA, Le Siciliane/Casablanca,

NON SI PASsa sui bambini e sulle bambine!