ADESSO BASTA – Alcune puntualizzazioni dell’UDI sulla mozione “Verona città della vita” votata al Consiglio comunale –
Sulla mozione genericamente “anti-aborto”, in realtà molto peggiore di quanto possa indicare questa vaga definizione, presentata il 4 ottobre scorso dal leghista Zelger al Consiglio Comunale di Verona (passata anche con il voto della capogruppo del PD), fra le molte cose che si potrebbero dire, una mi sembra dirimente: se qualcuno chiederà perché Verona dovrebbe essere, nel prossimo futuro, “città a favore della vita”, il triste voto del Consiglio Comunale non potrà essere ascritto fra i suoi meriti. A questi “sostenitori della vita”, del matrimonio indissolubile, della monetizzazione della rinuncia all’autodeterminazione (ti do soldi perché tu partorisca comunque), che dal Senato (sen. PILLON); dal Governo (min. FONTANA), dal Comune di Verona, e da tutti i luoghi dove la 194 è invalidata dall’obiezione di coscienza selvaggia, oltre che dalla mancanza di serie politiche di prevenzione, a questo fronte misogino, vendicativo verso la libertà femminile, che parla e legifera, ormai privo di ogni freno inibitore, diciamo che le donne sono le uniche ad avere lottato in questi anni, per difendere la vita.
Per non morire di aborto clandestino, per avere gravidanze desiderate, per mettere al mondo cittadine e cittadini liberi e con pari diritti. Dietro l’autodefinizione “per la vita”, schierati ipocritamente a difesa della “vera applicazione della legge 194”, vi sono i mortiferi portatori di valori quali: fatelo e poi datelo in adozione, fatelo e poi vi aiuteremo con le case famiglia (da noi gestite) per questo foraggiando organizzazioni profit. La dissuasione, con parole, soldi, minacce e colpevolizzazioni, nulla ha a che fare con la prevenzione dell’aborto, che passa, come ricordiamo sempre, innanzi tutto per la prevenzione delle gravidanze indesiderate, la legge non prevede associazioni pagate per molestare le donne che chiedono l’interruzione di gravidanza, non nei consultori, non negli ospedali, dentro davanti, sopra o sotto.
La legge 194 prevede una scelta. Se l’aborto è evitabile sarà la donna a chiedere aiuto e vogliamo che lo ottenga, con sostegni seri, istituzionali e sistemici. Tutto il resto è un indecente armamentario integralista che non può trovare posto nelle pubbliche amministrazioni di uno stato laico.
Ai pretoriani dell’embrione e a chi li sostiene chiediamo: Che cosa avete fatto per potenziare i consultori, che la legge 194 indica come presidi fondamentali per la salute delle donne, per la contraccezione, per la maternità consapevole? Li avete depotenziati o chiusi, dove avete potuto. Che cosa avete fatto per proteggere la donna che ha un lavoro e che viene minacciata di perderlo se per caso rimane incinta? Avete detto che la donna deve stare a casa, quindi che problema c’è? Quali sostegni alle famiglie prima che si separino, quali sostegni alla genitorialità che non siano reazionarie nostalgie sul ruolo femminile e quello maschile? Quale attenzione ai servizi per l’infanzia, alla parità salariale, alle esigenze di condividere e conciliare maternità e lavoro? Nessuno, perché il patriarcato è secondo voi la base della famiglia sana e normale: niente parità, niente sostegni, si sogna persino, dalle vostre parti, niente contraccezione. Ma mai un richiamo alla mancata responsabilità maschile! Che cosa avete fatto, questo e altri governi prima di questo, per ristabilire la legalità inficiata dall’obiezione di coscienza alla legge 194, di comodo, senza regole, con percentuali indegne di un paese civile? Come possono ministri che dovrebbero garantire le leggi, affermare che se fosse per loro quelle leggi non dovrebbero esistere? Pensiamo che “la pacchia è finita” valga soprattutto per noi, non per gli immigrati clandestini. La posta è ben più alta. Siamo noi donne che dobbiamo “tornare a casa nostra”, fare figli italiani, tenere la famiglia unita a tutti i costi (vedi DDL Pillon), anche perdendo il lavoro, anche senza via di uscita rispetto alle violenze di un marito o padre padrone. Altro che lotta al femminicidio e alla violenza maschile sulle donne. “Se non convinciamo le donne italiane a fare figli -dichiara il relatore della mozione di Verona- presto saremo superati dagli islamici”. Ecco dunque per questi difensori della vita umana, la vita in realtà non conta nulla è solo una questione di potere. Sono le donne italiane a dover fare figli, Il loro corpo è ancora una volta un possesso non solo maschile ma politico per ragioni razziali, identitarie e pseudo religiose. Le altre abortiscano pure o lascino morire di fame i loro figli. Razzisti, misogini, violenti e sessisti. Ovviamente non torneremo tutte a casa ad accudirvi. Difendiamo le nostre donne! gridate talvolta, alludendo allo stupratore nero che vuole la preda bianca. Noi sappiamo, con assoluta certezza, di essere maggiormente in pericolo nelle nostre case e senza attenzione o rispetto in alcuni Consigli Comunali delle nostre belle città. UDI Nazionale Roma 7 ottobre 2018