Articolo di Ilaria Canali*

La solidarietà è indiscutibilmente bella. Come motivazione, scopo e mezzo. Il mondo dei cammini l’ha adottata a la sta facendo girare sui monti e in collina, nei borghi e nei boschi dei  territori dell’Appennino dove, passo dopo passo, vengono proposte iniziative di sostegno per le terre colpite dal sisma.

Cammini e solidarietà. Un binomio che si sta dimostrando vincente e avvincente perché, a ben vedere, i cammini e la solidarietà hanno lo stesso passo fatto di attenzione, dialogo, empatia e rispetto. Se ne sono accorte tante associazioni che hanno iniziato a proporre escursioni che in vari modi declinano i valori dell’aiuto e del sostegno attraverso la pratica del camminare.

La ragione per cui la solidarietà sprigiona una energia in grado di attivare progetti trasversali di rete è nelle sue doti alchemiche di sentimento che congiunge orizzonti solo all’apparenza distanti. Solidarietà è una “parola terremotata”. Così la definiva nel 2012, dopo il sisma in Emilia, una associazione che aveva avviato una riflessione sul modo in cui le parole possano rinnovarsi dopo un terremoto. “Se fossimo in mare avremmo detto: siamo tutti sulla stessa barca. Qui possiamo dire: siamo tutti sulla stessa terra, i cui tremori distruttivi capitano ora qui ora là. La percezione – non necessariamente consapevole – di una comunanza di condizione e di umana precarietà è il fondamento della solidarietà che abbiamo sperimentato. Solidarietà che dovrebbe alimentare la nostra convivenza anche lontano dai terremoti” (cit. associazione LaCà).

Cinque anni e innumerevoli scosse dopo, la solidarietà cammina ancora nelle terre del sisma, nuovi territori purtroppo, vittime predestinate delle stesse dinamiche note e purtroppo prevedibili, ancorché non prevenute nei fatti.

La lunga marcia nelle terre del sisma

Parliamo dei duecento chilometri di cammino della “Lunga marcia nelle terre del sisma” che da Fabriano all’Aquila si propone di  ricucire idealmente, con i passi, un territorio ferito. Passi che saranno “in punta di piedi, in una sorta di sfida etica” sottolinea Francesca Zanza dell’associazione Ape di Roma tra i promotori dell’iniziativa. Francesca precisa che l’iniziativa non vuole essere né eclatante nè invadente, ma rispettosa e in dialogo con le realtà che incontrerà, per penetrare realmente un territorio da ascoltare, osservare e ammirare.

Non si inseguono i numeri della partecipazione perché il successo della iniziativa si misurerà con il metro della coerenza rispetto alle intenzioni che hanno animato gli ideatori. È questo ciò che, al di là dei numeri di adesione, degli articoli che sono stati e saranno scritti, delle foto e dei chilometri percorsi, è davvero rilevante: coinvolgere e avviare una riflessione che conduca a un reale cambiamento culturale e resilente. Il focus è sul lasciare un segno che vada oltre le impronte di chi camminerà lungo la marcia. Questo era l’intento sin dall’inizio quando Ape si attivò per aiutare i territori colpiti avviando una raccolta di fondi per un ricovero di animali presso Sommati, una frazione di Amatrice.

La Lunga Marcia è organizzata dalle associazioni Movimento Tellurico, Ape e FederTrek con la collaborazione di tante altre realtà sia nazionali che locali. Si parte il 28 di giugno e per undici giorni, fino all’8 luglio, il cammino attraverserà quattro regioni – Marche, Umbria, Lazio e Abruzzo – e si concluderà, non a caso, nella cornice del Festival della Partecipazione, all’Aquila.

Ma come è nata la Lunga Marcia nelle Terre del Sisma? Lo abbiamo chiesto a Enrico Sgarella, Presidente della Associazione Movimento Tellurico, che ci ha raccontato la storia di un progetto che quest’anno giunge alla sua sesta edizione e fino allo scorso anno si chiamava “La Lunga Marcia per l’Aquila”, così come riporta ancora la pagina facebook di riferimento. “La Lunga Marcia per l’Aquila nasce nel 2012 come trekking di lunga percorrenza per esprimere solidarietà con il capoluogo abruzzese che a distanza di tre anni dal sisma era ancora immobile nella sua distruzione – racconta Enrico – Nasce così da una iniziativa singola che però raccoglie quasi spontaneamente la partecipazione di quaranta escursionisti anche perché quell’anno Antonio Moresco organizzò la Stella d’Italia, un  viaggio a piedi a forma di stella che, partendo da quattro città diverse, avrebbe dovuto avere una quinta punta che partiva da ovest per raggiungere tutti insieme l’Aquila. La Lunga Marcia diventò quella quinta stella. Da subito si creò una felice comunione di intenti tra tutti quelli che avevano partecipato e così abbiamo dato vita ad una associazione, il Movimento Tellurico, che ogni anno ha organizzato la lunga marcia per l’Aquila. Quest’anno, inevitabilmente, dopo i terremoti che si sono succeduti dall’estate all’inverno,  è diventata la lunga marcia nelle terre del sisma e l’intento è quello di esprimere ancora una volta solidarietà con i territori che stanno tentando di risollevarsi, ma cerchiamo anche di creare una rete per collegare tutte le iniziative che stanno tentando di fare qualcosa per il proprio territorio. In questo senso la marcia con il tempo si  è trasformata diventando un progetto politico più ampio”.

Una marcia che si fa condivisione, dialogo, rete, rivoluzione dolce che punta a promuovere la cultura della prevenzione e trasformare una tragedia in occasione di riscatto. Un cammino solidale che ha ampliato le premesse da cui era nato fino ad esprimersi come segnale politico per creare una rete che diventi una forza in grado, come un megafono, di essere percepita e ascoltata per tenere accesa l’attenzione dell’opinione pubblica sulla necessità di avviare la prevenzione antisismica. Come sostiene Enrico Sgarella, “l’unica grande opera di cui ha bisogno il Paese”.

* Responsabile comunicazione Federtrek