Assemblea cittadina tenuta alla Casa Internaszionale delle Donne a Roma l’11 gennaio 2018

Si è tenuta ieri, 11 gennaio 2018,  alla Casa Internazionale delle donne di Roma una assemblea cittadina. Numerosissima la partecipazione. Presenti tutti i luoghi delle donne che questa amministrazione comunale ha messo sotto sfratto. Le storie raccontate hanno avuto una trama comune: da una parte lo sforzo dei centri, dei collettivi, delle associazioni di dare risposta a dei bisogni delle donne  con un impegno politico e civile costante, radicato sul  territorio e dall’altra l’opacità burocratica di una amministrazione incapace di trovare soluzioni adeguate.  Un’amministrazione che formalmente accetta di incontrarsi e al moneto di decidere, si dissolve sparendo dietro a ipotetici impegni, rimandando  quelli presi con i luoghi delle donne. Insomma un muro di gomma con il quale il movimento delle donne e nello specifico Non Una Di Meno ha detto basta.

E’ così che l’assemblea ha deciso di convocare una manifestazione per il pomeriggio di martedì 23 gennaio 2018 al Campidoglio. Giorno in cui ci dovrebbe essere anche l’incontro tra Comune e Casa Internazionale delle Donne.

Questa mobilitazione dovrebbe fare ponte anche per arrivare alla manifestazione dell’8 marzo 2018 con tutta la forza che il movimento delle donne ( e degli uomini attenti alle tematiche che esse propongono) riesce ad esprimere.

Tra i tanti interventi quello di una ragazza che ha esordito dicendo “prima di oggi non avrei mai detto che una donna odia le donne, ma questa sindaca odia proprio le donne”. Una frase che mi ha fatto riflettere. Molte donne, ancora oggi, sono convinte che le loro simili, attente al proprio genere, rimandino su di loro un disvalore insopportabile.  Loro, che hanno intrapreso , magari a fatica , la strada di una emancipazione tutta segnata dalla cultura di potere e di dominio maschile, questo proprio non lo sopportano. Un dominio che, purtroppo, è  ancora molto presente nelle strutture istituzionali,  tanto che nello Statuto del comune di Roma, ridefinito, ma non approvato, pochi giorni fa, è stata eliminata la commissione delle elette, sostituendola con una mista(uomini e donne) per le pari opportunità. Sono state anche cambiate le soglie di genere in giunta facendole passare dalla previsione attuale del 50% a quella del 60-40%. Sapendo bene a chi, in questo momento, spetterà la rappresentanza del 40% e in ogni caso non sostenendo la campagna del 50&50 promossa dai movimenti femministi.

Ma una donna che odia le donne, odia anche se stessa. Pensiamo ad esempio a quelle donne che subiscono soprusi e violenze dall’altro sesso e come risposta non trovano di meglio che continuare a difendere chi le opprime. Una donna che odia le donne, che le disprezza,  che non le valorizza, non fa altro che dichiarare la propria fragilità, la propria debolezza, la propria dipendenza da una cultura che oggi è stata messa sotto scacco proprio da quei movimenti femministi che sono riusciti a definire nuove forme di relazione sociale e politica, ridisegnando il mondo con i colori, della partecipazione, dell’attenzione all’altr*, della condivisione, della capacità di individuare nuovi valori lontani da logiche consumistiche e di sfruttamento…

Sono i luoghi delle donne le officine di una nuova cultura capace di dire che le donne e gli uomini nelle loro differenze sono persone con uguali diritti, doveri, libertà, autonomia…

Questo e molto altro verrà gridato alla sindaca Raggi il pomeriggio del 23 gennaio 2018.