Pubblichiamo il documento/volantino delle compagne bolognesi “quelle che non ci stanno” sul 25 novembre ed in previsione del corteo del 24.Il 25 novembre è la giornata internazionale contro la violenza maschile sulle donne, anche se non ci serve un giorno in particolare per ricordare tutte quelle donne che non sono sopravvissute alla violenza maschile dentro e fuori le mura di casa, ce lo ricordano tutti i giorni i giornali le radio e i tiggì, che cercano di creare in noi donne e lesbiche la paura di uscire da sole e di circolare liberamente e accrescono il bisogno di sicurezza che secondo chi ci governa, solo lo stato o le istituzioni (polizia, famiglia, ecc.) possono darti.

{{Cercano di orientare questa paura in maniera strumentale contro i “diversi”,}} gli stranieri, i poveri della terra, cercano di farci dimenticare che la maggior parte delle violenze avvengono tra le mura domestiche o da parte del proprio compagno o dei propri amici o di tutti quei bravi ragazzi che sono bravi fino a quando non li respingi, fino a quando non gli dici di no.
Scavano nella vita sessuale delle vittime, ne svelano il nome, mentre nascondono fino a quando si può le generalità degli stupratori.

Tra le righe lasciano intendere che ce l’andiamo a cercare, ma in realtà ci stuprano perché siamo giovani, perché siamo belle, perché siamo brutte, perché siamo lesbiche, perché siamo vecchie, perché gliela diamo, perché non gliela diamo, perché siamo.
_ Le istituzioni strumentalizzano la violenza su di noi per poter espellere i disperati, che già affollano oltre i limiti della decenza le nostre galere.
Vogliono farci credere che la violenza su di noi sia colpa del degrado, ma sappiamo benissimo che avviene in tutte le classi sociali, in tutte le comunità, in tutte le religioni, ovunque ci siano uomini, perchè la violenza sessuale è quella fatta dagli uomini sulle donne senza distinzioni di ceto sociale.

Trasformano le donne che danno solidarietà alle aggredite in sordide spie, le separano dalla loro comunità come a ribadire che in mezzo alle mele marce una buona ogni tanto ce n’è, ma è un caso, perché solo la nostra cultura produce brave persone, come il medico di Bologna che ha fatto a pezzi la figlia con un’accetta, “disperato” perchè la moglie lo aveva abbandonato per sottrarsi alla violenza. Sarebbe bello sapere se è stato poi condannato e a quanti anni, ma su questi casi la stampa non fa rumore.
_ C’è chi afferma che basterebbero due lampioni per rendere una strada più sicura, ma una strada buia non è certo più pericolosa di una casa ben illuminata, con uno stronzo che ti aspetta per sfogare le sue frustrazioni sul tuo corpo. La violenza sessuale non è in una strada buia, è nelle menti di molti signori uomini. A loro servirebbero dei lampioni, ma in testa!!! . Invece i mezzi di comunicazione ci appestano con immagini di “donne accessibili” ad ogni voglia maschile, contribuendo così a formare la cultura dello stupro.

{{Vogliono farci credere che con più polizia saremo più sicure}}, ma non ci dimentichiamo le violenze fatte sulle prigioniere politiche negli anni 80, nelle caserme e nelle questure, non ci scordiamo delle violenze subite dalle sorelle prostitute che devono darsi a qualche pubblico ufficiale per il loro “quieto” vivere, non ci scordiamo delle molestie sessuali avvenute a Genova durante ilG8, né tutte le donne uccise dai loro compagni poliziotti guardie giurate o carcerarie.

Se devono mandare via qualcuno dall’Italia dovrebbero mandare via tutti gli uomini perché ognuno di loro può costituire un pericolo per noi donne e lesbiche, anzi, bisognerebbe mandarli fuori dal mondo, per non mettere più in pericolo nessuna donna . Ma ciò per il momento non è possibile, perciò il 24 manifesteremo noi sopravvissute, raccoglieremo la rabbia di tutte quelle donne assenti perché non ce l’hanno fatta ad arrivare vive a questa data e urleremo ancora più forte affinché per terra ci restino i maschi e mai più noi donne, lesbiche, ragazze e bambine.

{{Non contate sul nostro silenzio ma solo sulla nostra rabbia!}} Nel corteo separatista di Roma per un giorno almeno “proveremo l’emozione forte” , riprendendoci le piazze, le strade e l’azione diretta!!! A questo punto della storia non è più sufficiente sedersi dietro ad una scrivania e scrivere documenti, essere educate, nutrire aspettative verso le donne che hanno un po’ di potere politico, continuare a discutere all’infinito se essere separatiste o no, dobbiamo ritornare ad una vera ed efficace pratica di lotta quotidiana, unite, con la prospettiva , che di giorno in giorno dovrà farsi sempre più concreta, di non essere mai più vittime… mai più sole…mai più stuprate…per questo rivendichiamo tutte le pratiche di lotta ,delle donne e delle lesbiche, necessarie a sconfiggere la violenza maschile, lo stupro e la sua cultura.
_ Solidarietà tra donne!!!