La Commissione Pari Opportunità della Federazione nazionale della stampa rilancia, in vista dell’8 marzo, la mobilitazione “Posto occupato” Un drappo di stoffa rossa, a segnare che quel posto è occupato. E lo è da una persona di riguardo: una donna. Una donna che un posto lo occupava, a casa, al lavoro, sul bus, a scuola, a teatro, comunque nella vita. Quel posto che le è stato tolto da un uomo: magari una volta amato, magari diventato un minaccioso sconosciuto. Qualcuno che ha deciso di togliere loro il posto e la vita.

E invece, quel posto va occupato. A nome loro e di tutte le altre, le vittime del femminicidio e della violenza quotidiana, anche quando non arriva alle conseguenze più tragiche.

La Commissione Pari Opportunità della Federazione Nazionale della stampa rilancia, in vista dell’8 marzo,{{ la mobilitazione “Posto occupato”}} ideata lo scorso anno da “la Grande Testata”. E lancia un appello perché {{in tutti i talk show televisivi, su qualunque rete televisiva o web }} e di qualunque argomento si discuta, ci sia un posto occupato da qualcosa di rosso: a testimoniare che la violenza sulle donne e contro le donne è uno dei problemi fondamentali di questo mondo.

E chiede anche che le trasmissioni dei salotti televisivi si occupino, {{almeno per un giorno}}, di questioni tenute a margine: a partire dalle spagnole del Tren de la Libertad che non solo difendono l’autodeterminazione nella legge sull’aborto, ma rilanciano l’autonomia e il diritto delle donne, per arrivare alle questioni di genere legate alla nuova legge elettorale e a tutte le sedi della rappresentanza, a quelle legate alla salute, al lavoro e alle garanzie di welfare.

Per questo {{l’appello è a tutto il mondo dell’informazione}}: un posto occupato per ricordare chi forzatamente da quel posto è stata buttata fuori. E perché tutti i posti delle donne siano occupati. Senza una striscia rossa di sangue, di dolore, di emarginazione.