A sei mesi dal BIG BANG e in vista dell’apertura delle Officine Sud, al via alle OGR  tre nuovi progetti con un unico focus tematico: il rapporto tra arte, tecnologia e innovazione.

Le Officine Sud: 9.000 metri quadrati di futuro. Quest’anno si completerà l’ultimo asse del Progetto OGR: le Officine Sud. Se ad inizio Novecento le OGR erano un luogo di eccellenza per la produzione materiale. Nel 2018 le Officine Sud diventeranno un luogo per la produzione immateriale di conoscenza, un laboratorio dedicato alla ricerca e all’innovazione nell’ambito digitale, creativo e sociale. Saranno uno spazio flessibile e progettato per ospitare a rotazione realtà in costante mutamento, alle quali verranno forniti tre ingredienti indispensabili per un’impresa innovativa: supporto ai processi di ricerca e sviluppo, connessione con imprese sensibili ai temi dell’open innovation, opportunità di confronto con investitori e business angel. Le attività sviluppate in quest’area saranno anche un “motore” per alcuni dei contenuti proposti nelle Officine Nord. L’obiettivo del Progetto OGR è creare un luogo in cui la sperimentazione delle nuove progettualità possa essere integrata con le attività rivolte al pubblico, offrendo esperienze uniche e capaci di creare le condizioni per stimolare lo sviluppo e la crescita del capitale culturale, sociale ed economico del  territorio.

Da OGGI  alle OGR 30 marzo 2018: tre eventi su tre binari:   mostra personale di Susan Hiller,   The NewsRoom, mostra interattiva de La Stampa in collaborazione con Studio Azzurro e Learn & Play! teamLab Future Park, progetto multimediale a cura del collettivo teamLab  e un progetto dedicato a persone dai tre anni in su.

Il Binario 1 ospita fino al 24 giugno 2018 Social Facts, mostra personale dell’artista inglese Susan Hiller, a cura di Barbara Casavecchia: un percorso coinvolgente e spettacolare incentrato su una nuova video proiezione monumentale intitolata “Illuminazioni” (2018), cui ha contribuito, con le proprie voci, un gruppo di volontari torinesi.

Ma cosa sono i “fatti sociali”? Per Hiller, come ha spiegato la curatrice, sono “artefatti culturali che ogni società produce”. Costruzioni sociali, strutture che inducono le persone a comportarsi in un certo modo. Sono componenti importanti del nostro modo di vivere che Susan Hiller, attraverso la tecnologia, ha scelto di analizzare con installazioni e video, all’interno di un ambiente buio e perciò decontestualizzato. Laddove, comunque, il filo conduttore è la sovrabbondanza di informazioni e stimoli che ogni persona subisce, un “labirinto che può anche essere un bisogno di orientarsi”.

Susan Hiller (nata nel 1940 negli USA, vive e lavora a Londra dagli anni Sessanta) è una delle artiste più influenti della sua generazione. Con le sue pionieristiche installazioni, videoproiezioni multischermo, opere sonore, “ricerche di gruppo”, fotografie e sculture, progetti interattivi online, scritti e conferenze, Hiller focalizza da quasi cinque decenni la propria attenzione su ciò che è “altro” e spesso relegato ai margini della sfera pubblica. Hiller dice: “Ciò che m’interessa è invisibile. Non in senso letterale, ma perché nessuno vi presta attenzione e di conseguenza non si vede”.

Nelle sue esplorazioni del subconscio e dell’inconscio collettivo, ha usato sogni e memorie, telepatia, scritture automatiche, canzoni di protesta, lingue scomparse, esperienze soprannaturali o visionarie, avvistamenti di oggetti volanti non identificati. È affascinata dal modo in cui la tecnologia influenza la nostra percezione del mondo e da quanto Internet sia oggi un gigantesco archivio globale di racconti, storie e confessioni.

Hiller percorre i confini tra ordinario e straordinario, credibile e incredibile, razionale e irrazionale, ma non li traccia mai. È al pubblico che spetta il compito di affrontare le contraddizioni dei nostri sistemi di valori e orientarsi secondo le proprie convinzioni – una condizione contemporanea sempre più frequente, ora che le notizie possono essere “false”, i fatti possono essere “alternativi”, e la comunicazione viaggia attraverso le “bolle” individuali o collettive dei social media.

Alle OGR, Hiller offre un’esperienza immersiva incentrata su un nuovo lavoro, Illuminazioni (2018, 30 minuti), una videoproiezione che riunisce i racconti orali di alcune esperienze di fenomeni luminosi misteriosi e senza spiegazione.

Il Binario 2 è dedicato a The NewsRoom   fino al 27 maggio 2018.  Come sarà il giornalismo del futuro? Come percepiremo le notizie? Quale sarà la modalità con cui   fruiremo delle informazioni?   A queste e a tante altre domande cerca di rispondere   The News Room  , il progetto de La Stampa creato   per esplorare nuove forme di giornalismo, realizzato in collaborazione con il collettivo Studio   Azzurro, vincitore di numerosi riconoscimenti internazionali.  The News Room  prende forma nel  Binario 2 delle OGR e si traduce in uno spazio fisico in cui i lettori   possono addentrarsi al fine di  conoscere il mondo del giornalismo.   Ma   non  è  tutto:   The News Room   è  allo stesso tempo una mostra, ma anche uno show digitale,   un’esperienza di giornalismo narrativo e interattivo .  Tutto questo in un unico spazio in cui vivere un’esperienza individuale multisensoriale che può   essere, all’interno del contesto delle OGR, codificata come atto collettivo in un luogo specifico e   reale.  I contenuti giornalistici proposti   sono   messi in scena nello spazio, unendo l’accuratezza delle   informazioni, marchio di fabbrica de La Stampa,   alla   capacità poetica di generare sorpresa, che è la   cifra distintiva di Studio Azzurro, uno dei coll  ettivi artistici che in questi anni   si è contraddistinto   grazie alla capacità di unire  strumenti analogici, multimediali  e   digitali, consentendo al pubblico di   vivere esperienze di visita a 360 gradi. Un progetto realizzato da La Stampa in collaborazione con Studio Azzurro; lo spazio prende in questa occasione la forma di una mostra e di uno show digitale, di un’esperienza di giornalismo narrativo e interattivo basato sull’approfondimento.

Il Binario 3, infine, ospiterà per la prima volta un progetto dedicato ai più piccoli, pensato per bambini e bambine dai 3 anni in su. La casa di Learn & Play! teamLab Future Park, primo progetto permanente in Europa di teamLab, collettivo di sviluppatori giapponesi il cui successo è stato consacrato dal pubblico di Expo2015. Il progetto accoglierà in un ambiente digitale interattivo i bambini e le bambine dai 3 ai 10 anni, invitandol* a esplorare il confine tra arte e tecnologia attraverso un insieme di installazioni e postazioni immersive.  “I bambini e le bambine  saranno chiamati a creare loro stessi qualcosa, in questo caso la realtà non è solo subita ma anche creata”.  Palloni luminosi, acquari digitali e postazioni interattive. C’è tutto il necessario per far giocare i bambini con la tecnologia.