“Auspicavamo dai Paesi donatori dell’UE l’annuncio di singoli piani di azione a livello nazionale, una tabella di marcia a favore del mantenimento dei propri impegni sull’Aiuto allo Sviluppo e una proposta di azione per regolare una più efficace divisione del lavoro”, afferma Eveline Herfkens, fondatrice della Campagna del Millennio delle Nazioni Unite, reagendo con preoccupazione al “debole accordo” raggiunto il 18 giugno dal Consiglio europeo riunito appositamente per decidere la posizione che l’Unione porterà al Summit delle Nazioni Unite di revisione sugli Obiettivi del Millennio (in programma a New York dal 20 al 22 settembre p.v.).La [Campagna del Millennio ->http://www.campagnadelmillennio.it] ritiene che le misure concordate non sono ancora sufficienti per assicurare gli Obiettivi del millennio entro il 2015,
non propongono un piano di azione abbastanza ambizioso ed efficace e non sostengono misure per garantire l’aumento della quantità dell’Aiuto Pubblico allo Sviluppo fino allo 0,7% del Prodotto Interno Lordo (PIL). Carenti – sempre per la Campagna del Millennio – anche le strategie per migliorare l’efficacia degli Aiuti e per riformare il commercio dell’Unione Europea oltre alle Politiche Agricole in modo che siano coerenti con gli Obiettivi di Sviluppo. In particolare, per la Campagna del Millennio, la decisione presa dal Consiglio indebolisce la posizione della Commissione Europea che chiedeva misure vincolanti e un meccanismo esterno di revisione per assicurare il raggiungimento dello 0,7 per cento del PIL da parte di tutti gli stati membri. “Servono quindi scelte politiche più ambiziose da parte del Paesi donatori dell’Unione Europea. – prosegue il comunicato stampa della Campagna – Il Summit ONU di settembre sarà un’occasione fondamentale per assicurarsi che gli Obiettivi vengano raggiunti nonostante la crisi finanziaria ed economica attuale che attanaglia il mondo e si accanisce sui più poveri. Ulteriori sforzi sono necessari per aumentare gli aiuti, renderli più trasparenti e assicurare che meccanismi di finanziamento innovativi e fondi per combattere i cambiamenti climatici e siano addizionali alle risorse già stanziate per gli impegni verso l’Aiuto Pubblico allo Sviluppo già esistenti, migliorare l’efficacia agli aiuti e assicurare che il commercio e le politiche agricole non rendano inefficaci le politiche a sostegno degli Obiettivi di Sviluppo.”

Dall’Italia non giungono però notizie confortanti in materia. Alla vigilia del vertice europeo del 18 giugno, la sezione italiana di {{ActionAid }}- organizzazione firmataria insieme con altre dell’appello all’Europa per mantenere gli impegni sul Obiettivi del Millennio – ha presentato la quarta edizione del rapporto {{“L’Italia e la lotta alla povertà nel mondo}}” che analizza il contributo del nostro paese alla cooperazione internazionale allo sviluppo nel 2009.

{{“2010: Cala il sipario”: }}il sottotitolo riassume significativamente il giudizio sul disimpegno dell’Italia nel confronti della cooperazione allo sviluppo; i dati proposti, le analisi per settore, le “voci” dai paesi che ricevono ampliano poi le radici di questo disimpegno. “Nella sfida contro la povertà globale, giocare risparmiandosi il più possibile è stato un tratto tristemente distintivo del nostro Paese negli ultimi anni”.

“Nella sfida per sconfiggere la povertà globale, l’Italia è ultima per generosità nel girone dei Paesi industrializzati, al pari della Corea del Sud. Si tratta di una prestazione molto deludente inferiore di un terzo rispetto all’anno precedente, quando l’Italia ha ospitato il Vertice G8”.

Sotto accusa è la credibilità dell’Italia nei confronti sia degli altri paesi donatori sia di quelli in via di sviluppo: “nel 2009, nei giorni del Vertice de L’Aquila, il governo italiano si è impegnato … a onorare entro fine anno gli impegni finanziari internazionali in favore della salute e della sicurezza alimentare, a porre in essere nuovi strumenti per aumentare il suo aiutopubblico allo sviluppo… d a valutare la possibilità di presentare un piano di riallineamento nazionale per i livelli di aiuto pubblico allo sviluppo. nessuno degli impegni è stato mantenuto”.

Ancora una volta il rapporto avanza raccomandazioni sia al Parlamento (il rapporto presenta una sorta di graduatoria di merito di deputati/e, senatori/trici) sia al governo per rivedere il ruolo della cooperazione senza nascondersi dietro il falso alibi della crisi finanziaria. Ma non sembra che ci siano molti spazi d’impegno in questo senso.