Alessandra Mecozzi ha aperto la seconda giornata dei lavori al convegno Libertà delle donne nel XXI secolo. Alla sua sinistra Tania Toffanin, Università di Padova

L’ apertura della seconda giornata di lavori, dedicata a “Uguaglianza Fraternità Libertà? Alternative all’ ingiustizia globale” alla Casa Internazionale delle Donne, ha posto al centro dell’attenzione la scelta di parlare di fondamentalismi, non di fondamentalismo, son infatti molti e diversi i fenomeni socio/ politico/ religiosi che il termine al singolare abbraccia. Se intendiamo veramente capirli, totalizzanti, escludenti, con un’unica cosa in comune, la violenza distruttiva emergente in forme diverse, dobbiamo cercare di riconoscere le differenze, di metterle in relazione, senza togliere spazio a ciò che il femminismo ha determinato nelle donne: affermazione di sé, autodeterminazione.

Dall’introduzione fino all’ultimo intervento della mattinata, da donne di paesi e culture diverse, giovani e mature, impegnate nelle istituzioni o nei gruppi del femminismo, il neoliberismo, ben insediato nel mondo occidentale, aspirazione di popolazioni che lo cercano emigrando, spesso morendo, è presentato come responsabile della grave crisi socio/economica attuale che in modo diverso colpisce tutti i paesi ma in particolare le donne di tutti i paesi.

Alessandra Mecozzi iniziando i lavori  dà alcuni cenni storici sulle origini  del fondamentalismo  come corrente della religiosità protestante nata tra il 1878 e il 1918 negli Stati Uniti all’interno della Chiesa battista, contro il modernismo e il razionalismo teologici che si diffondevano fra i fedeli evangelici. Ricorda  come il significato del termine si poi è evoluto, come si parla oggi comunemente di “fondamentalismo islamico“, “fondamentalismo ebraico”, “fondamentalismo cristiano” ma soprattutto come, in senso negativo, il termine  si riferisca anche più in generale a ogni posizione politico/cultural/religiosa indiscutibile, dogmatica.

Afferma poi come il dominio del libero mercato nasce negli Stati Uniti con matrice cristiano/ protestante negli anni 80/90.

Pensiero unico: il mercato libero domina le persone, mette in crisi Libertà, Uguaglianza, Fraternità. Riprendono forza: patriarcato, razzismo, fondamentalismi.

L’immissione nel mondo del lavoro, data o negata, rinforza il patriarcato limitando sempre di più la libertà delle donne .Questa libertà invece  può essere l’antidoto al fondamentalismo. Solo la resistenza a questo può determinare una nuova politica.

Tutto ciò che la politica delle donne potrebbe determinare, opponendosi alla occupazione senza stabilità, alla flessibilità del lavoro a favore del mercato, alla nuova enfasi sull’aumento del lavoro di cura che determina doppio sfruttamento, all’aumento della violenza in genere e in particolare sessuale renderebbe possibile la fine, contemporanea, del patriarcato e del liberismo. Libere tutte/i.

Gli interventi di Monica Di Sisto(Italia), Anna Maria Iatru (Grecia), TaniaToffanin (Italia), Heidi Ambrosch (Austria), Lorena  Garron (Spagna), Eleonora Forenza(Italia), Souad Gharbi (Tunisia) che hanno affrontato questi argomenti possono essere ascoltati su RADIO RADICALE  o letti in rete sul sito Libertà delle donne XXI secolo

Le relatrici a partire proprio dalle loro differenti situazioni socio/ economiche hanno poi alimentato un interessante dibattito sulle modalità d’intervento:

le donne, a partire da sé, da paesi diversi, da culture e  da situazioni economiche diverse, da età e ed esperienze diverse, secondo pratiche sperimentate,  devono proporsi come alternative alle istituzioni e ai partiti “che stanno dando il peggio”.

Si potrebbe iniziare con una “Conferenza a livello europeo con temi trasversali per rilanciare la convivenza”.