L’attivista yazida e il medico congolese “che ripara le donne”: un premio pieno di significati

Notizia ripresa da  Riforma-it e wikipedia

 

   Nadia Murad, appartenente alla minoranza yazida in Iraq, fuggita dalla schiavitù cui l’aveva costretta lo Stato Islamico nel 2014, ha fatto conoscere al mondo il dramma degli Yazidi, popolazione presente in Mesopotomia dalla notte dei tempi e considerata apostata dai fondamentalisti che l’hanno messa al centro del mirino.  

Nell’agosto del 2014 Nadia era una studentessa di ventuno anni quando l’Isis giunse nel villaggio di Kocho, radunò la comunità yazida e uccise 600 persone, tra cui 6 fratelli di Nadia, e la rese schiava. Nadia diventò una delle più di 6,700 donne yazide fatte prigioniere dell’Isis in Iraq. Nadia venne portata come schiava nella città di Mosul dove fu picchiata, bruciata con mozziconi di sigarette e stuprata. Nel novembre dello stesso anno riuscì a fuggire quando un soldato Isis si scordò di chiudere a chiave la porta dell’abitazione in cui si trovava. Nadia trovò rifugio presso una famiglia della zona che l’aiutò a raggiungere il campo profughi di Duhok, nel nord dell’Iraq, e da lì Stoccarda, Germania.

Il 16 dicembre 2015 Nadia apparve presso il Consiglio di Sicurezza Onu per discutere, per la prima volta nella storia dell’organizzazione, di tratta di esseri umani e conflitti.  Come ambasciatrice Onu, Nadia partecipa attivamente ad iniziative per sensibilizzare al tema della tratta di esseri umani e rifugiati. Nadia Murad ha  raggiunto comunità di rifugiati e sopravvissuti ascoltando le testimonianze delle vittime della tratta e del genocidio.

Nel settembre 2016 l’avvocata Amal Clooney ha spiegato presso l’Ufficio delle Nazioni Unite per il controllo della droga e la prevenzione del crimine (UNODC) le motivazione per cui ha accettato di rappresentare Nadia Murad nell’azione legale contro i comandanti Isis. La Clooney, in quell’occasione, ha descritto il genocidio, lo stupro e la tratta come “burocrazia del diavolo a scala industriale” e ha sottolineato come la tratta di esseri umani è tuttora praticata dai soldati Isis, sia tramite social network sia nelle zone da loro controllate. Nadia Murad ha ricevuto numerose minacce per via del suo impegno alla causa.

Riconoscimenti

  • 5 gennaio 2016: Nadia è stata candidata dal governo dell’Iraq al Premio Nobel per la Pace per il suo attivismo.
  • 15 settembre 2016: Nadia Murad è stata candidata al Premio Sakharov per la libertà d’espressione.
  • 16 settembre 2016: Nadia diventa prima Ambasciatrice Onu per la dignità dei sopravvissuti alla tratta di esseri umani.
  • 27 ottobre 2016: a Nadia Murad e Lamiya Aji Bashar è assegnato il Premio Sakharov per la libertà di pensiero.
  • 5 ottobre 2018: vittoria del Premio Nobel per la Pace.

Denis Mukwege, il medico congolese che nella sua vita ha operato decine di migliaia di donne vittime di violenze e stupri di guerra, fra le poche voci che mai hanno cessato di urlare al mondo il dramma che sta vivendo il Congo, diviso e devastato da guerre tribali per il controllo delle tantissime materie prime.

Il dottor Mukwege è comparso varie volte su questo sito: prima in Namibia, a maggio 2017, per l’assemblea generale della Federazione luterana mondiale, occasione in cui tenne un discorso forte, un appello senza se e senza ma ai leader religiosi, data la loro grande influenza sulla popolazione, affinché diventassero veramente attori di pace e cambiamento, a partire dalla considerazione nei confronti delle donne; e poi a Torino, meno di un anno fa, ospite del Centro piemontese di studi africani perché aveva voluto assolutamente visitare la mostra fotografica che Stefano Stranges, già anche collaboratore di Riforma, ha effettuato a seguito della sua permanenza nelle miniere di Coltan in Congo; intervistato, Mukwege denunciò le devastanti battaglie per il controllo dei giacimenti minerari che mantengono il Congo, una delle nazioni più ricche al mondo di materie prime, in condizioni di guerra permanente e povertà inenarrabile.

   Anche le vicende di Nadia Murad e del popolo yazida hanno trovato spazio dalle nostre pagine: l’ultima volta ad agosto con un’intervista a Simone Zoppellaro, fra i giornalisti che stanno contribuendo a rendere note le vicende di un popolo altrimenti dimenticato.

(*) “Riforma-it” è il quotidiano on-line delle chiese evangeliche battiste, metodiste e valdesi in Italia.