E’ incredibile che a tutt’oggi, dopo anni di movimento delle donne e dei loro percorsi di libertà, la maggior parte di esse sminuiscano la loro stessa consapevolezza aderendo e difendendo perfino il pensiero (oltre all’operato) di quella parte dell’umano che le ha rese evidentemente succubi in una più o mena profonda “sindrome di Stoccolma”!

Arrivano ad accettare che il pensiero umano (universale?) si sia evoluto grazie ad un soggetto maschile, desideroso di elevarsi (figura erettile camuffata) dalla materia e dalla naturalità. Quando il loro desiderio è stato esclusivamente quello di presa di potere e di controllo su ciò di cui erano privati. Su ciò che il soggetto femminile aveva possibilità concreta di saper vivere, gestire ed elaborare in prima persona. Come dato di conciliazione tra materia, pensiero, azione e scelta “sapiens” sia di vita che di non. Estensibile a tutti i livelli di senso.

Ne sono state espropriate proprio da chi pensava di esserne espropriato.

Alla faccia dell’invidia del pene!

E ne sono state espropriate proprio dalla messa in opera ossessiva della naturalità bruta, quella inseminante coatta ed irresponsabile di quel soggetto, che non produce certo pensieri ma solo materia oscura. Quella che hanno elaborata culturalmente nell’abuso violento, nella coercizione e nello sfruttamento. Per impossessarsi proprio di quella materia che tanto disprezzano.

I veri pensieri sono preservati e rigenerati grazie alle donne.

Marzo 2015