La Signora Sezione e La Stanza Tutta Per Sé rimangono, comunque, forme organizzative indimenticabili ed emblematiche di una pratica politica tra donne, indigesta anche per un partito di sinistra. Mi complimento con Il Paese delle Donne per aver dedicato una rubrica alla memoria di Mariuccia Masala, la prima compagna del gruppo di Napoli vicino al femminismo della differenza che ho visto immaturamente scomparire.

Mariuccia aveva vissuto a Milano per lungo tempo, ma aveva sposato un napoletano, venuta a Napoli divenne funzionaria del PCI, e proprio a Napoli entrò in contatto con il femminismo della differenza sessuale pur essendo funzionaria di partito e corresponsabile (con Patrizia Ferrione) della Sezione femminile del PCI. Spinta da me che in quel periodo cercavo di portare dentro il PCI le pratiche politiche del femminismo della differenza sessuale, fu protagonista di una pagina indimenticabile della storia del femminismo napoletano interno al PCI: il tentativo di portare in Parlamento Alessandra Bocchetti, femminista, fondatrice del Centro Virginia Woolf di Roma che, come me, riteneva utile contaminare, con la forza propulsiva di questo movimento, le Istituzioni e soprattutto il PCI, il partito che sembrava più idoneo ad accoglierle. Alessandra fu addirittura l’ideatrice della Carta delle Donne Comuniste (1987) che segnò all’interno del PCI una vera svolta.

In quel tentativo tutto quello che fu nelle nostre mani riuscì: non fu facile alla Federazione di Napoli, dal Segretario alle deputate, fare accettare nella propria delegazione parlamentare Alessandra Bocchetti, una femminista e per giunta romana; ma noi ce l’avevamo fatta. La cosa si arenò poi proprio a Roma, notte tempore, alla presentazione delle liste. Dovemmo fermarci di fronte ad un partito che si dimostrò incapace di portare nella propria delegazione parlamentare una femminista a tutto tondo come Alessandra.

Mariuccia non si arrese, e pur lasciando Napoli, a Milano continuò a farsi portatrice, proprio nel partito, della pratica politica della differenza sessuale, fondando la Signora Sezione (1990), dedicata a Teresa Noce. Ricordo ancora quando, invitata da Mariuccia a tenere a Milano una Lezione sulla politica della differenza (all’interno di un ciclo a cui parteciparono anche Cavarero, Chiaromonte, Boccia, che fu propedeutico alla Sezione) scesi alla stazione quasi non la riconobbi. Lei che aveva sempre portato capelli corti … portava una treccia lunga. Di fronte al mio stupore, con quel suo parlare diretto e senza fronzoli, mi spiegò che non era una scelta estetica ma economica: il taglio a Milano costava troppo. Mariuccia era una donna di poche parole ma di molti fatti.

In quel periodo io avevo fondato a Napoli “La Stanza Tutta Per Sé” in relazione con Sandra Macci, entrambe facevamo parte della Rivista Madrigale (voluta fortemente da Lucia Mastrodomenico, altra femminista storica napoletana morta prematuramente) che era il vero motore della nostra elaborazione e azione politica.

Pur essendo le due istanze, diverse: la Signora Sezione più nella scia della Carta delle Donne comuniste, La Stanza Tutta Per Sé, una vera e propria cellula del femminismo della differenza in seno all’organizzazione del partito, ci fu tra noi una forte alleanza. Entrambe ci trovammo, come spesso accade in questo tipo di esperienze, in una scomodissima posizione: tra l’incudine del PCI, e il martello della Libreria delle donne di Milano. Lia Cigarini e Luisa Muraro, infatti, non erano molto d’accordo con quel tipo di esperienze. Ne nacque comunque una polemica proficua, condotta anche sul vostro giornale, che si concluse con un Convegno presso il dipartimento di Filosofia dell’Universita’ Federico II di Napoli (luogo storico di frequentazione del femminismo della differenza napoletano), che chiarì e sciolse molti nodi intorno alla pratica della relazione tra donne, alla funzione dei gruppi, intorno al rapporto tra politica della differenza sessuale e politica partitica …

La Sezione e La Stanza Tutta Per Sé non furono istanze clandestine all’interno del partito comunista italiano, ma forme politiche riconosciute dagli organismi dirigenti, dopo un approdo di anni di lotta interna ed una interpretazione più ampia dello Statuto del PCI che consentiva, tra le righe, forme autonome di organizzazione femminile …

IL PCI, e il PDS poi, avrebbero mantenuto e anche alimentato queste esperienze se fossero state semplicemente un fiore all’occhiello da esibire. Noi che invece facevamo sul serio ci trovammo non solo parte del partito contro, ma anche alcune, le dirigenti e iscritte, che si eressero a fedeli paladine del partito, anche se questo partito nel frattempo aveva anche cambiato nome e profilo politico. Si accese un conflitto che venne considerato, come spesso accade, come un mero conflitto tra sole donne che finì per indebolirci tutte … e quindi fummo costrette responsabilmente a concludere, chi in un modo chi un altro, queste significative esperienze.

La Signora Sezione e La Stanza Tutta Per Sé rimangono, comunque, forme organizzative indimenticabili ed emblematiche di una pratica politica tra donne, indigesta anche per un partito di sinistra.