In occasione della riapertura della mostra su Antonio Canova al Museo di Roma – Palazzo Braschi, un posto d’onore va sicuramente a Paolina Bonaparte, affascinante e capricciosa sorella di Napoleone, andata sposa al principe romano Camillo Borghese. Ma l’attenzione può posarsi anche sulla figura della prima moglie di Napoleone: Giuseppina di Beauharnais, alla quale sono stati recentemente dedicati, in Francia, diversi libri.

È un po’ tutta l’epoca delle donne dell’Impero ad essere oggetto di attenzione e di studio. Occorre anche notare che esse ebbero, grazie alla moda del momento, la possibilità di mostrare, con grazia ed eleganza, il proprio corpo. Un corpo che, con l’arrivo dell’Ottocento, chiude una parentesi di leggiadria e sensualità rinchiudendo la donna in abiti gonfi ed austeri con tanto di “cuscinetto” posteriore. Addio trasparenze, addio leggerezza! Se dovessimo fare un paragone nell’ambito della moda e del suo potenziale trasgressivo e innovativo, l’unico possibile, scavalcando i favolosi anni Trenta con i suoi abiti charleston, è l’arrivo della minigonna di Mary Quant!

Tornando alle donne dell’Impero, come non innamorarsi – ed io mi annovero subito tra le innamorate – di Madame Recamier ritratta da Jacques-Louis David!? Lei se ne sta adagiata, con particolare charme, sul divanetto d’epoca che da quel momento ha preso il suo nome. E… del resto Lei lo reclama di diritto questo nostro incantamento, seppur, apparentemente, senza alcuno sfoggio.

Juliette Récamier aveva naturalmente il suo cenacolo letterario e mondano che divenne subito famoso. François-René de Chateaubriand ne fu assiduo frequentatore e, in onore dell’affascinante padrona di casa, vi lesse, per la prima volta, le sue “Memorie d’oltretomba”.

Lo scrittore era talmente confuso di fronte a Lei che le chiese di aumentare la distanza tra loro per potersi proteggere dall’intreccio di “candore e voluttà” che essa emanava. La “distanza di sicurezza”, possiamo spiritosamente azzardare, non è, dunque, un’invenzione contingente dei nostri giorni, ma ha già un paio di secoli!

Madame Récamier non solo sapeva in modo superlativo accendere il cuore degli uomini, soprattutto dei più illustri che frequentavano il suo salotto, ma anche delle donne. Il suo fascino, pare, fece girare la testa a Madame de Stael e alla regina Ortensia d’Olanda. Insomma, Lei si divertiva ad accendere fuochi e lasciarli ardere per conto proprio. Aveva fatto della civetteria non tanto un’arte quanto una vera e propria “scienza”. Prometteva ma poi, alla fine… forse, non si concedeva a nessuno!

Si racconta che una volta, a mezzanotte, mentre i suoi saloni erano gremiti di invitati improvvisamente scomparve. L’avvenimento destò stupore e curiosità tra i suoi ospiti. Madame Récamier si era semplicemente ritirata nella sua camera e placidamente dormiva.

Ma torniamo a Giuseppina, prima moglie di Napoleone da Lui abbandonata per il matrimonio di convenienza politica con Maria Luisa d’Austria.

Se penso a Giuseppina, immagino che potrebbe raccontarsi così: “Mia Signora delle vittorie – mi chiamava. Secondo Lui ero il suo portafortuna. Ora sono confinata alla Malmaison. Ho reso questa mia dimora bella e profumata come la flora esotica della Martinica, Paese dal quale provengo. Sì, il succo dei fiori della Martinica si mescola meravigliosamente con il mio sangue.

Sbarcata a Parigi ho subito giocato la mia partita di giovane arrivista. Ho preso un marito di comodo poi, dopo varie esplorazioni, mi sono imbattuta in un giovanotto fiero, altero, orgoglioso di sé, ambizioso come nessuno mai. Ho capito subito che avrei potuto facilmente renderlo mio. E in un attimo l’ho fatto! Un guerriero per gli altri, un uomo che potevo possedere senza esserne realmente posseduta io. Al gioco delle carte lui barava. Mai gli ho fatto credere di saperlo. Mi ha attratto lo scintillio dei suoi occhi di falco e… poi la sua fierezza, la sua voce vibrante, la sua personalità forte che curiosamente si intrecciava con una inaspettata timidezza. Sarei falsa se tacessi che a conquistarmi è stata anche la sua ambizione perché anche io coltivo con cura la mia.

Tra i gioielli ho sempre preferito i rubini. “Il rubino è galante” mi ha sussurrato all’orecchio il mio alchimista. “La perla triste”. Possiedo più di 50 busti di pizzo di Valenciennes, più di 500 paia di scarpe, migliaia di abiti ma alla fin fine, forse, sono una donna profondamente infelice…

Quando Lui ha sposato Maria Luisa d’Austria per avere un erede, ho deciso che avrei dovuto immediatamente oscurare le vittorie e i fasti delle Tuileries. All’ultimo ricevimento ufficiale mi sono comportata come se nulla fosse successo ma ho voluto lasciare di me un’impronta incancellabile. Sono stata perfetta in ogni mio gesto, in ogni mio sorriso. Per l’ultima volta volevo essere la Regina incontrastata di un reame cangiante e irrequieto, febbrile e frivolo, leggiadro ed elegante. E ci sono riuscita! Tutti sembravano stregati dal mio fascino: dal mio modo di muovermi, di sorridere, di conversare…

Quando c’è stata l’incoronazione di Napoleone e mia come imperatrice, le sue sorelle, Pauline, Elisa e Charlotte che mi tenevano lo strascico, non facevano altro che tirarlo indietro. Manovra inutile dato che la corona restava ben piazzata sulla mia testa! Tutti erano stupiti e ammirati per il mio incedere regale. Sì, è stato un momento di trionfo assoluto perché tutta me stessa era lì. Ho partecipato con un orgoglio che non aveva altro scopo che mettere in luce la mia forza.

Siamo fortunate a vivere in questo tempo tumultuoso eppure romantico e salottiero. Quanta energia c’è nelle donne come me che pur non essendo nate nobili o borghesi, hanno saputo conquistare potere e ricchezza!

Il mio corpo trionfa negli abiti le cui trasparenze offuscano ogni pudore.

Napoleone mi scriveva: “Io mi sveglio pieno di te. Io bevo una fiamma di fuoco dalle tue labbra e dal tuo cuore. Tu parti a mezzogiorno. Tra tre ore ti vedrò. Frattanto, mio dolce amore, ti invio un milione di baci ma tu non darmene nessuno brucerebbero il mio sangue”. Cosa desiderare di più? Il divorzio e tutto il resto è alle spalle. Io resto e sono Giuseppina l’Imperatrice. Non ho saputo dargli un figlio. D’accordo! Non sono più giovanissima. Ma Lui aveva bisogno di un erede. Per questo mi ha ripudiata. Lo ha avuto, è maschio ed è stato incoronato Re di Roma. Ma la cara Maria Luisa non deve stare tranquilla perché spesso Lui è mio ospite qui alla Malmaison dove i profumi che esalano dal giardino da me creato, sono un invito al piacere…Ora vado, ho fretta. Mi piace giocare a biliardo. A voi no?”