Nei nostri documenti abbiamo “dichiarato” la nostra mobilitazione
permanente, permanente perchè è legata allo sguardo che lanciamo alle
prossime frontiere, prima ancora di guardare ciò che vogliono toglierci.Se non lo fanno apposta….. quasi!, abbiamo detto quando abbiamo avuto
la netta percezione, e denunciato, che il vero scopo del deflagrante
affronto alla legalità e alle donne è la normalizzazione della prepotenza
con la quale il potere si ancora ai suoi privilegi .

Abbiamo voluto e fatto
“troppo”: additando la responsabilità pubblica “nelle nostre privatissime
tragedie”: da questo nasce la rabbiosa determinazione di punirci.

Saremo in piazza: testimoni di un pensiero e autrici del racconto di
questi anni e di questi giorni, senza aver bisogno di editori.
_ Come punizione, il governo attuale, ha scelto l’istigazione al femminicidio,
ed in questi giorni stanno raccogliendo il tremendo risultato.
_ Vediamo poi
la rappresentazione delinquenziale delle vittime, tragicomicamente riassunta
nell’esibizione del povero vecchio satiro, succube di un ricatto perpetrato
alla sua malattia, leso nel suo diritto ad esercitare gli ultimi sprazzi di
una mascolinità imbecille e criminale.

Vecchie storie sulle quali il nostro diritto d’autrici, che non affidiamo a
nessuna, e non per sfiducia, non solo oggi ci viene conteso da uomini e
poteri che non ci nominano per poterci interpretare. Siamo un soggetto
politico e saremo nel pieno di una sfida, la piazza, e non ci toccano le
solite vecchie operazioni di banalizzazione e sovrapposizione di altre
immagini alle nostre.

Saremo in piazza con i centri antiviolenza, con le donne che come noi hanno
perso il lavoro, con quelle che come noi si vedono prelevare con motivi
oscuri parte della pensione. Saremo in piazza per rivelare che l’offesa alla
nostra dignità è anche il tentativo di legittimare l’offesa alla nostra
terra, avvelenata e privata delle sue bellezze.

Se non lo hanno fatto apposta……..quasi! La politica di governo non
ha la capacità di affrontare i suoi stessi guasti, e non trova nulla di
meglio che mostrarci immeritevoli ed artefici della nostra stessa condizione
di vittime.

Contro i campioni dell’apologia dei reati contro la persona saremo dove sono
altre donne, che hanno altri percorsi, per incontrarle e fare il nostro
racconto, normalmente silenziato “dalla libera stampa del nostro paese”. E
saremo serene: da donna a donna le storie camminano, più di quanto la
censura possa nascondere.