Mi piace questa vostra iniziativa, sono contenta che ci sia, eppure mi arreca dolore perché mi fa prendere atto definitivamente che lei non c’è più. Da lontano le mie amiche scomparse sono ancora vive per me. Non solo nella memoria, nei pensieri.Ho una foto che mi è stata regalata tempo fa da un amico. Credo sia abbastanza antica, forse dei primi del secolo scorso. C’è una strada alberata e, al centro, una bambina che guarda dritto nell’obiettivo, occhi neri ridarelli e insieme pensosi, capelli neri giù per le spalle, la bocca che si apre in una risatella ammiccante.
E’ bellissima, agile, esprime la gioia di vivere, di esserci.

Questa foto mi ricorda Mariuccia. Cioè: ogni volta che la guardo, mi viene in mente Mariuccia. Amica lontana che, come ho scritto anche nel mio ultimo romanzo, le volte che torno a Napoli, mi viene incontro, camminando lenta e sicura di sé, un poco sorniona, e sempre con le labbra aperte in un sorriso che lascia intravvedere i denti luminosi.

Mariuccia. La sua casa piena di libri e riviste, la grande e accogliente cucina, il tavolo di legno, dove sedevamo a parlare per ore dell’universo mondo, a ridere, a discutere. Mi chiedo cosa penserebbe, e cosa scriverebbe, di ciò che accade ora.
Mi manca.