«Si sarebbero potuti scritturare degli italiani, coprendoli col cerone nero» per l’Aida al Teatro Carlo Felice.
Guarda un po’  accade che un migrante africano interpreta un africano e la Lega lamenta questa discriminazione lavorativa, questa preferenza di colore naturale-quando basterebbe un po’ di tinta sulla pelle bianca di un nostro italiano-questa è la ridicola storia che riporto se non fosse tragica nel merito.

Al Teatro Carlo Felice di Genova ci sarà l’Aida, dal 2 al 16 dicembre, opera indimenticabile di Giuseppe Verdi.Gli interpreti principali sono Radamès ed Aida, lui capo delle guardie egizie, lei schiava etiope.

Da Liguria notizie:” I responsabili della Fondazione Teatro Carlo Felice ieri hanno annunciato di avere scritturato 15 migranti, che già usufruiscono dei benefici del sistema di accoglienza, per far parte del cast dell’Aida di Giuseppe Verdi in programma dal 2 al 16 dicembre prossimi.Per la prima volta in Italia una fondazione lirico-sinfonica impiega richiedenti asilo o beneficiari della protezione internazionale e accade a Genova, in Liguria, città e regione dove gli elettori hanno votato il cambiamento dal vecchio centrosinistra al nuovo centrodestra a trazione leghista.I giovani migranti sarebbero stati trovati e contattati direttamente dai responsabili del Carlo Felice, attraverso onlus e coop che sul territorio si occupano di accoglienza.Secondo quanto risulta, questo ruolo veniva tradizionalmente assegnato a giovani non necessariamente di colore e poi, per esigenze di scena, veniva eventualmente usata una “maschera” ossia un po’ di trucco.Pertanto, la decisione del teatro genovese ha già scatenato le prime polemiche.“Richiedenti asilo – ha dichiarato su Fb il capogruppo regionale Franco Senarega (Lega) – quindi, almeno alcuni, ancora in attesa di sapere se otterranno o meno lo status di rifugiato, scritturati come comparse e assunti con regolare contratto. Sul tema presenterò un’interrogazione presso il Consiglio Regionale della Liguria per approfondire i vari aspetti della vicenda, soprattutto per sapere se la stessa opportunità di lavoro è stata data ai cittadini italiani… si vorrà risparmiare sul trucco?”.
Il Secolo XIX racconta pure che il Teatro Carlo Felice tra circa 15 migranti, come comparse nel ruolo dei guerrieri africani, ha scelto anche un ragazzo richiedente asilo ospitato al Cas di ReccoFrank Amoah, originario del Gambia. Quindi la Lega, con il suo capogruppo in consiglio regionale Franco Senarega, ha dichiarato: «Conosco tanti che cercano di lavorare nei teatri italiani e non ci riescono Sono stati assunti per fare le comparse 15 migranti lasciando a casa 15 italiani disoccupati…Non credo che il Carlo Felice avrebbe avuto difficoltà ad acquistare del cerone nero».
Su Levante Culture pagina FB: “mamma, ma quello non è il ragazzo che compra sempre la focaccia da Tossini?”
“ma va, un rifugiato al Carlo Felice? però in effetti ci somiglia un bel po’….”Dopo Idrissu e Sibiri pirati sulla passeggiata di Recco, un altro recchelinonero dà prova delle sue capacità artistiche.Frank Amoah, ma a Recco x tutti è FRANK FOCACCIA Si vede che l’aria del Golfo Paradiso stimola la creatività…”
Vogliamo ricordare un fatto di cronaca riportato sul Secolo XIX il 24 agosto 2018:?”Sta circolando con crescente interesse, sui Social, la curiosa immagine scattata dal nostro fotografo Davide Pambianchi e che ritrae un giovane che ripulisce un insulto rivolto al partito protagonista di una forte campagna “anti immigrazione”.L’intervento è avvenuto oggi in piazza Campetto, nel cuore della città vecchia ed ha avuto come “obiettivo” la rimozione di diversi atti di vandalismo che hanno colpito antiche facciate e muri moderni.Il ragazzo stava aiutando Eugenio Costa, il genovese che da due anni conduce una personale quanto singolare “battaglia” contro i writer e gli “imbrattatori” e, a sue spese, ridipinge muri e “bonifica” scritte e graffiti.”
Dovrebbero essere tutti molto felici invece che finalmente per il Carlo Felice, sono stati sbloccati i fondi della legge Bray: arrivano 7 milioni e la stagione è blindata. La legge Bray ricordo che è stata creata per risanare le fondazioni liriche in gravi difficoltà economiche e rilanciare l’attività di tali fondazioni.
Tengo inoltre a precisare, da residente in provincia di Viterbo che ” il viterbese  Alfonso Antoniozzi, regista dell’Aida in scena al Teatro San Carlo il prossimo 2 dicembre, ha voluto lui che quindici ragazzi richiedenti asili fossero scritturati dalla Fondazione Teatro Carlo Felice per far parte del cast.E’ la prima volta che una fondazione lirico-sinfonica italiana scrittura persone arrivate attraversando il Mediterraneo come profughi. I quindici sono stati scelti attraverso un provino che ha interessato 70 persone. Il teatro Carlo Felice ha contattato alcune associazioni che si occupano di accoglienza dei migranti a Genova. Si trovano in Italia al massimo da un paio d’anni, alcuni hanno ottenuto lo status di rifugiato mentre altri hanno il permesso temporaneo di soggiorno.Andranno a comporre il coro degli Etiopi. Ora li attendono una ventina di giorni di lavoro, poi il debutto il 2 dicembre. Quindi le repliche fino al 16 dello stesso mese. “
Infine vorrei far sapere al capogruppo della Lega in consiglio regionale Franco Senarega, quanto segue e visibile su wikipedia: “…Blackface, in senso stretto, è uno stile di makeup teatrale che nel XIX secolo consisteva, e volendo consiste, nel truccarsi in modo marcatamente non realistico per assumere le sembianze stilizzate di una persona di pelle nera. L’utilizzo del blackface si è gradualmente concluso negli Stati Uniti con il Movimento dei Diritti Civili di Martin Luther King che ne denunciò i preconcetti razzisti e denigratori negli anni sessanta.

La stilizzazione era così evidente da permetterne l’uso, per assurdo, agli stessi neri, che parodiavano così se stessi o, meglio, ironizzavano in modo singolare e straniante sulle parodie dei bianchi da cui venivano imitati, ottenendo spesso il risultato di parodiare la parodia…”
Questo è quanto ho raccolto sui Media, a voi il resto.
 
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