Avere uno spazio di autonomia, libero dai rapporti di forza imposti dalla società, è di fondamentale importanza per le femministe e per le lesbiche. Importanza non solo simbolica, ma anche pratica, perché quando esiste uno spazio esiste anche un percorso che lo abita, e viceversaVenerdì 11 dicembre si è tenuta a Roma un’assemblea cittadina contro lo sgombero dello spazio occupato da femministe e lesbiche di via dei volsci 22

{{“E’ la stanza di tutte noi”,}} così recita l’appello scritto dai collettivi di femministe e lesbiche che attualmente occupano la storica sede separatista di via dei volsci n. 22 e che invitava tutte a partecipare ad {{una assemblea cittadina – la prima – organizzata per difendere questo spazio dallo}} {{sgombero previsto per il 21 gennaio.}}

All’assemblea erano presenti più di una trentina di donne, femministe e lesbiche, accomunate dalla voglia (e dalla necessità) di valorizzare e difendere i pochi spazi disponibili a Roma per sole donne. Attualmente, di spazi separatisti occupati, ce ne sono solo due: uno è Luna e le altre che si trova a Spinaceto, e l’altro – più centrale – è appunto il 22 di via dei Volsci.

Negli interventi introduttivi è stata raccontata {{la lunga storia di questo spazio separato,}} {{occupato nel 1977 dall’Autonomia Operaia e passato poi, nel 1989, alle femministe}}.

Da allora, di fatto, questa sede è rimasta sempre attiva, attraversata da esperienze diverse: negli anni novanta si riuniva il {{Coordinamento dei collettivi femministi di Roma e dei Castelli,}} il gruppo di riflessione sull’immagine {{Le Mosse Rosse}}, e sono state organizzate {{le manifestazioni notturne del 7 marzo dal 1992 al 1994.}}

Sempre da questo luogo si è lanciata l’idea di una grande manifestazione nazionale che si è tenuta {{a Roma il 3 giugno del 1995.}}

E’ stata sede politica di molti gruppi, alcuni dei quali si incontrano lì ancora oggi, e da questo luogo sono partiti diversi progetti (tra gli altri, il progetto Archivia che ha dato vita ad un {{archivio del movimento femminista e lesbico dagli anni ’90 fino ad oggi,}} tuttora ospitato nello spazio) e diverse campagne (quella contro gli opuscoli antiabortivi finanziati dalla Regione Lazio; quella contro le banche armate; quella contro la guerra dei Balcani, solo per citarne alcune).

L’importanza di questo spazio, sia {{come luogo politico che come luogo di socializzazione,}} è testimoniata dalle tante attività che vi si svolgono ancora oggi. La sede è stata luogo di incontro per l’organizzazione della manifestazione notturna dell’8 marzo del 2008 ed ha ospitato le riunioni cittadine di Sommosse, sfociate nelle {{due grandi manifestazioni del 24 novembre 2007 e del 22 novembre 2008}} contro la violenza contro le donne.

L’esistenza di questo spazio, inoltre, ha permesso in più di una occasione la presa di parola pubblica contro le violenze e gli stupri che avvengono anche all’interno del movimento e, più in generale, ha rappresentato un punto stabile ed accessibile a tutte per costruire iniziative politiche.

Avere {{uno spazio di autonomia}}, libero dai rapporti di forza imposti dalla società, è di fondamentale importanza per le femministe e per le lesbiche. Importanza non solo simbolica, ma anche pratica, perché quando esiste uno spazio esiste anche un percorso che lo abita, e viceversa.

Si è poi sottolineata anche l’importanza di avere uno spazio occupato, non sottoposto al pagamento di un affitto che leva molte energie ai progetti politici, anche se questa condizione lo rende particolarmente fragile.

La situazione attuale testimonia questa {{fragilità}}. Negli anni, infatti, numerose società immobiliari hanno preso possesso del palazzo, ristrutturandone gli appartamenti prima occupati per venderli a prezzi astronomici (una media di 400mila euro ad appartamento). Queste società sono tutte fallite, una dopo l’altra, e sono state rimpiazzate di volta in volta da altre società immobiliari a caccia di profitti.

E’ una lunga catena di speculazioni che ci porta al giorno d’oggi, quando la società immobiliare Edil Margherita, ultima proprietaria dello stabile, dichiara anche lei fallimento.

La sede del 22 è quindi attualmente sottoposta a procedura fallimentare ed è stata pignorata dalla {{banca Carige}} – la banca creditrice della Edil Margherita – che ha tutto l’interesse a ricavare il maggior profitto possibile dai locali pignorati, che andranno prima o poi all’asta.

Ora, è chiaro che il valore dei locali in questione aumenta se i locali sono liberi, mentre vendere un bene già occupato da altri/e comporta una diminuzione del valore del bene.

La prima questione, dunque, per chi vuole avere il maggior guadagno sul bene, è quella di cacciare via le occupanti.

Da qui{{ l’”invito” alle femministe e lesbiche del 22 di “liberare” i locali ancora occupati}}.

A questo “invito”, le occupanti hanno già opposto resistenza lo scorso 28 ottobre, quando si è presentato un ufficiale giudiziario a chiedere l’accesso.

Pur di spingere le occupanti a lasciare la loro sede, i curatori fallimentari si sono inventati un presunto problema di instabilità dell’immobile. Manca però una perizia tecnica ufficiale del Tribunale che attesti effettivamente l’instabilità del palazzo, tanto che gli stessi inquilini, in un primo momento fatti evacuare, sono poi rientrati nei loro appartamenti valutando che questa pericolosità non fosse fondata.

Di fronte a questi tentativi di chiudere, in nome del profitto, uno dei pochi spazi politici per donne e lesbiche a Roma, le occupanti hanno deciso di opporre resistenza e chiesto alle altre di sostenere questa battaglia.

All’assemblea erano presenti alcune donne del{{ comitato cittadino di lotta per la casa}}, che hanno testimoniato le difficoltà a vivere in una città in mano alla speculazione edilizia. Forti della loro esperienza in tema di sgomberi, hanno fornito anche alcune indicazioni pratiche su come resistere ai tentativi di esproprio dei pochi luoghi sottratti alle logiche di mercato, e riflettuto anche sui rischi (legali) che comporta resistere agli sgomberi.

La resistenza, come posizione in cui ci costringono a forza per impedirci di andare avanti, è stato un po’ il filo rosso che ha unito le partecipanti all’assemblea: dalle studentesse universitarie del collettivo {{Le Malefiche}}, che proprio quella mattina si sono viste negare il corteo contro la riforma Gelmini e sono state caricate dalla polizia, alle donne del comitato cittadino di lotta per la casa, che hanno dovuto fronteggiare molti sgomberi negli ultimi mesi, alle femministe e lesbiche che stanno portando avanti, con tutte le difficoltà del caso, la campagna contro i cie.

Erano presenti, oltre a {{Luna e le Altre}}, {{all’Assemblea Femminista del 22}} e al {{Martedì Autogestito da femministe e lesbiche}}, anche le compagne di {{Facciamo Breccia, Le Rosse dei Castelli, La Mela di Eva}} e insieme si è ribadita la necessità di allargare la comunicazione a tutte le donne del movimento promuovendo i prossimi appuntamenti:

{{Il 6 gennaio 2010}} è stata organizzata una festa: “Streghe, Befane e Mostre Party” dalle ore 21.

{{Il 15 gennaio 2010}} si terrà invece una assemblea cittadina alle ore 18 per organizzarci tutte insieme in vista del 21 gennaio, data dello sgombero.

{{Le iniziative si tengono nella sede di via dei Volsci 22.}}

Per aggiornamenti è possibile consultare il blog: http://22resiste.noblogs.org/

Le donne, le femministe e le lesbiche sono state invitate anche a diffondere e firmare la petizione che si trova a questo indirizzo: http://www.petizionionline.it/petizione/difendiamo-la-sede-del-22/362

{{L’intenzione è quella di creare una rete per la difesa di questo ma anche di tutti gli altri spazi liberati dall’ingerenza patriarcale, perché sono spazi vitali e imprescindibili per la costruzione di percorsi di lotta contro l’oppressione e la violenza contro le donne e per la formazione di un pensiero e un agire autonomo di liberazione collettiva.}}