Il momento giusto per proporre una riflessione circa l’ interruzione o la continuità della pubblicazione on line del Paese delle donne è questo e la proposta non poteva che venire da chi in questi anni ha lavorato sulla testata con continuità e intelligenza, cioè da Cristina e Giovanna.
Hanno quindi per prime percepito inadeguatezza e inefficacia della nostra pubblicazione quotidiana nell’attuale oceano di informazioni trasmesse con strumenti e tecniche sempre più potenti, multiformi .

L’opportunità della proposta, per me personalmente, ha avuto una conferma immediata da un imprevisto emergere di idee, di parole che, a partire dalle radici del femminismo del novecento, senza cancellature sommarie, vorrebbero confrontarsi con la realtà attuale, troppo spesso parcellizzata, individualizzata e circolante senza la possibilità o la volontà di un confronto allargato.
Argomenti che il femminismo del ‘900 ha giustamente elaborato e proposto, ripresi oggi spessissimo nei mass media, in dibattiti ,incontri, seminari, film, celebrazioni, campagne elettorali(Chi più ne ha più ne metta!) sembrano accettati, spesso considerati obsoleti come il rametto di mimosa e la cenetta femminista dell’otto marzo.
In realtà sono stati ”rottamati” senza consentire la loro completa opera di democratizzazione /liberazione di donne e uomini:
-“Il personale è politico” è diventato “l’individuale è politico”
-la violenza sulle donne troppo spesso è attribuita alla “violenta” cancellazione dei ruoli tradizionali da parte delle donne
-la centralità della cultura del corpo e la ricerca da parte delle donne di una vita sessuale libera troppo spesso è fraintesa, portata come giustificazione alla mercificazione e all’abuso della immagine femminile nei mass media fino a determinare prostituzione e spesso drammi nelle adolescenti
-i tentativi di introdurre nelle scuole una equilibrata e consapevole cultura di genere vengono respinti, conniventi genitori e chiesa, perché nel percorso formativo della identità rappresenterebbero per gli studenti traumatici momenti di confusione.
Eppure i precedenti e gli attuali conflitti politico/partitici su leggi che hanno al centro il corpo, la sessualità, il nuovo senso di famiglia, di amore come quelle su ”Le unioni civili”…..”Il fine vita”…… ,non considerando l’eterno gioco delle parti, creano conflitti e alleanze imprevedibili che rivendicano di formalizzare e riconoscere quanto già, indipendentemente da tradizione e chiesa, è realizzato nella quotidianità e che il femminismo ha legittimato da molto tempo.
Ciò che ancora non si può o non si vuole accettare è il fatto che, nel caso si voglia a tutti i costi legiferare, e quindi riconoscere, anche a li vello istituzionale i diritti riguardanti vita, sessualità, genitorialità, affetti, morte… si sta automaticamente disegnando una nuova politica, una nuova sinistra e una nuova destra che la politica tradizionale non riconosce.
Su argomenti di questo genere non si può rinunciare a riflettere, confrontarsi, scrivere se non per motivi di grande stanchezza, come può capitare a me, o per mancanza di forze nuove che esistono ma non si incontrano………