Riceviamo da Luciana Tufani i seguenti documenti e comunicati sulle iniziative prese dal Centro di documentazione donna di Ferrara dopo l’avvio della campagna “sicurezza” e per invitare ad aderire alla manifestazione del 24 novembre a Roma.Di fronte alle pericolose prese di posizione del governo in seguito al grave episodio di stupro dei giorni scorsi, noi del CDD ci siamo riunite venerdì 2 novembre e abbiamo deciso di utilizzare – poiché lo condividiamo pienamente – l’articolo di {{Angela Azzaro}} comparso su Liberazione dell’1 novembre come {{una sorta di manifesto}} attorno al quale raccogliere delle firme di chi come noi è d’accordo col suo contenuto, darne la massima visibilità e inviare le firme raccolte al presidente della Repubblica.
Per sottoscrivere il documento potete mandare la vostra adesione sia all’indirizzo tufani@tufani.it che a quello del CDD donne@comune.fe.it . L’articolo di Angela Azzaro lo trovate sul sito del CDD: donne. comune.fe.it.
Inoltrate il documento a tutte le persone che pensate possano
sottoscriverlo.

{{comunicato stampa del CDD pubblicato su “La Nuova Ferrara”}}

L’assemblea del Centro documentazione donna di Ferrara si è riunita in via straordinaria venerdì 2 novembre 2007 presso la sede del centro stesso (via Terranova 11 b) per discutere del recente efferato caso di violenza ad una donna a Tor di Quinto (Roma), che si è purtroppo concluso con la morte della vittima, nonché delle reazioni da parte dell’amministrazione pubblica romana (nella persona del Sindaco nonché Segretario del neonato Partito Democratico Walter Weltroni), delle forze politiche, dell’opinione pubblica e dello stesso governo.
Le donne che si sono ritrovate al centro non hanno potuto non {{constatare come l’ennesimo stupro sia stato utilizzato come pretesto per avviare una indecente campagna che, con la scusa della “sicurezza”, si è rivolta contro un intero popolo}} (il popolo rumeno a cui appartiene l’uomo accusato) ed in particolare contro i rom: cos’altro sono stati infatti gli sgomberi dei campi rom perpetrati all’alba del giorno dopo e cos’altro sono i provvedimenti di immediata espulsione dei rumeni dalle nostre città e dal nostro Paese?
Proprio perché come donne abbiamo da sempre indicato lo stupro come un orrore antico quanto il mondo, figlio del patriarcato, a cui una società civile dovrebbe saper mettere fine, non intendiamo oggi nascondere questo particolare stupro dietro la foglia di fico della violenza che sarebbe causata da problemi connessi all’immigrazione: come un recente rapporto dell’ONU ha evidenziato l’aggressività maschile è la prima causa di morte e di invalidità delle donne in tutto il mondo ed anche in Europa e nel nostro Paese.{{ Il “nemico”, se così lo si vuol proprio chiamare, non è dunque lo “straniero” (in questo caso “il rumeno”) ma la violenza maschile che nella stragrande maggioranza dei casi, anche in Europa e anche nel nostro Paese, è perpetrata da mariti, conviventi, consanguinei, amici, vicini di casa.}}Nascondersi questo significa ottenebrare la realtà e, quindi, per chi ha responsabilità di gestione della cosa pubblica, indirizzare gli interventi non laddove sono indispensabili ma laddove populisticamente il fine politico del momento li fa apparire più “produttivi” in termini di consenso.
{{Avremmo voluto che almeno il centro sinistra non immaginasse la questione soltanto in termini di ordine pubblico}}, bensì riprendendo con più convinzione a delineare (e cominciando a finanziare in modo consistente) interventi capaci di rendere vivibili le nostre città e le nostre periferie, capaci di rendere percorribile la strada della convivenza e della multiculturalità, capaci di incidere in maniera efficace sui residui del maschilismo patriarcale: capace cioè di affermare che il diritto delle donne alla libertà di movimento oltrechè di scelta dei partenrs sessuali è un diritto da perseguire al pari di ogni altro diritto umano.
A chi semplicemente caccia rumeni e rom dal nostro Paese e dalle nostre città (ricacciando tra l’altro nell’ininfluenza il fatto che proprio ad una immigrata rumena si deve la denuncia dell’aggressione di Tor di Quinto) noi diciamo: non potete farlo in nostro nome.
Per questo stiamo raccogliendo adesioni ad un appello che si può trovare nel sito del Centro Documentazione Donna […] Invieremo le firme raccolte al Presidente della Repubblica e parteciperemo alla manifestazione contro la violenza alle donne che si terrà il prossimo 24 novembre a Roma. Speriamo che tante e tanti vorranno farlo insieme a noi.

{Centro Documentazione Donna di Ferrara}

{{Dislessia}}

{nota aggiuntiva ai comunicati pubblicata da {{Luciana Tufani}} su “Leggere donna” n. 131}

[…] Aggiungo solo qualche considerazione marginale: non da oggi {{la nostra classe politica è affetta da una grave forma di dislessia.}} Non è capace di leggere i chiari segnali che le vengono lanciati dalla parte più responsabile del nostro paese: la buona partecipazione alle primarie del PD non andava letta come una acritica adesione ma come l’ultima occasione offerta per mantenere gli impegni presi e per incidere su un miglioramento delle condizioni di vita della popolazione, la massiccia partecipazione alla manifestazione del 20 ottobre doveva essere letta come un invito alla coerenza e al coraggio e, per finire con un esempio locale ma significativo, {{il grande successo di “Internazionale a Ferrara” che ha visto la partecipazione di un fitto pubblico – soprattutto di giovani – che si è appassionato a dibattiti non certo poco impegnativi sui temi politici più scottanti}} è la chiara dimostrazione che i giovani – e non solo loro – non sono disinteressati alla politica, tutt’altro, sono solo stanchi di una politica che ha perso tutta la sua carica etica. Invece di leggere correttamente questi segnali e seguirne le chiare indicazioni, la nostra classe politica li interpreta in maniera distorta ed accoglie, al contrario, in maniera cinica e strumentale {{gli umori più reazionari di un’altra parte della popolazione}} che a sua volta risponde visceralmente a un bombardamento mediatico irresponsabile. In un clima di insicurezza creato ad arte, si vogliono far passare leggi e provvedimenti liberticidi, rinnegando quelle che dovrebbero essere le basi di una convivenza civile. All’inseguimento di un elettorato che mai – comunque – li voterà, uomini politici che dovrebbero ispirarsi a ben altri principi sorpassano a destra anche i colleghi più destrorsi, adottando provvedimenti che questi reclamano ma che, al loro posto, avrebbero un certo timore strategico ad adottare. È con amarezza perciò che vediamo approvare le decisioni più gravi (a suo tempo la partecipazione alla guerra nell’ex Jugoslavia, oggi l’espulsione degli immigrati) proprio nei momenti in cui al governo partecipano anche esponenti così detti di sinistra.