Ada Lovelace madre dell’informatica

Soprannominata “l’incantatrice dei numeri”, Augusta Ada Lovelace è stata una donna fondamentale per la storia dell’informatica. Fu grazie alle sue note, infatti, che il calcolatore analitico diventò un vero e proprio computer

Articolo di Marcella Corsi

Il pionieristico contributo di Augusta Ada Lovelace all’informatica è stato per molto tempo sottovalutato, ma dal 2009 ogni ottobre si festeggia l’Ada Lovelace Day, una giornata che vuole promuovere la partecipazione delle donne “nel mondo delle scienze, della tecnologia, dell’ingegneria e della matematica”.

Tutti dipendiamo dall’informatica, è infatti sempre più difficile avere un ruolo sociale senza possedere una email, un account su WhatsApp, una pagina Facebook, ecc. Computer, siti e applicazioni ci semplificano – o ci complicano, per certi versi – la vita, e nell’immaginario collettivo dietro tutto questo ci sono miti tutti maschili, da Bill Gates (Microsoft) a Steve Jobs (Apple), da Larry Page e Sergey Brin (Google) a Mark Zuckerberg (Facebook), solo per citare i più famosi.

Ada Lovelace

 

È  però una donna che dobbiamo ringraziare per aver intuito alcuni dei concetti fondamentali per lo sviluppo degli odierni computer: si tratta di Augusta Ada Lovelace, figlia di George Gordon Byron, famosissimo poeta romantico, e Anne Isabella Milbanke, sua moglie, più noti come Lord e Lady Byron.

Solo un anno dopo il matrimonio, pochi mesi dopo la nascita di Ada, Lady Byron prende la figlia e si allontana dal marito. È una donna bizzarra per i suoi tempi: cresciuta seguendo gli insegnamenti di un laureato di Cambridge, William Frend, e diventata un personaggio molto attivo nella scena intellettuale inglese, dedicandosi soprattutto alla matematica. La piccola Ada viene istruita esattamente allo stesso modo: studia calcolo, logica e algebra grazie agli insegnamenti impartiti da Augustus De Morgan, famoso logico e matematico, professore all’università di Londra. È anche allieva di Mary Somerville, prima donna membro onorario della Royal Astronomical Society, autrice di libri di successo sulle relazioni che intercorrono tra le diverse discipline scientifiche, ma che, in quanto donna, non può tenere alcuna conferenza.

 

 

 

 

È proprio a un ricevimento della Somerville, il 5 giugno 1833, che Ada, a soli 17 anni,  incontra l’uomo che le cambierà la vita: si chiama Charles Babbage, professore di matematica a Cambridge, un quarantaduenne scontroso che sta lavorando a un nuovo congegno chiamato difference engine (macchina differenziale). Babbage mostra ad Ada come funziona una piccola parte del suo congegno e la giovane ragazza ne rimane affascinata. È l’inizio di una lunga amicizia e di un rapporto di lavoro che li porterà a diventare il padre e la madre degli odierni computer. Qualche anno più tardi Ada sposa il conte di Lovelace, con il quale condivide, tra le altre cose, la passione per i numeri.

 

Charles Babbage

 

Modello di una parte della macchina analitica di Charles Babbage, in mostra al Museo della Scienza di Londra.

Ada e Charles lavorano insieme al progetto della macchina differenziale. Dopo la macchina differenziale, in grado di fare solamente somme e addizioni, arriva l’analytical engine (macchina analitica), un calcolatore in grado di fare somme, sottrazioni, moltiplicazioni, divisioni, comparazioni e radici quadrate.

Nel 1842, Babbage viene in Italia, a Torino, e presenta a una conferenza il progetto per la macchina analitica. È così che incontra un giovane matematico italiano, Luigi Federico Menabrea che promette a Babbage di pubblicare un documento con una descrizione del suo progetto. Il documento viene pubblicato dopo due anni in francese, col titolo Notions sur la machine analytique de Charles Babbage e su una rivista svizzera, la Bibliothèque Universelle de Genève. A questo punto, Ada convince Babbage dell’importanza di pubblicare in inglese il documento sulle sue ricerche e il matematico la invita a tradurre il testo di Menabrea, aggiungendo qualche nota personale.

Nell’anno successivo Ada traduce e annota l’articolo, intuendo qualcosa che nemmeno Babbage aveva capito della macchina che i due avevano sognato insieme. Ada capisce che la macchina analitica può fare di più che manipolare numeri: grazie alle note di Ada da calcolatore la macchina analitica si trasforma in un computer, una macchina in grado di manipolare simboli seguendo delle regole. Una macchina in grado di essere programmata. Il testo originale pubblicato da Menabrea era lungo 8mila parole, quello annotato da Ada supera le 20mila e viene pubblicato nel 1843 nella rivista britannica Taylor’s Scientific Memoirs, è firmato solamente con le iniziali AAL, ovvero Augusta Ada Lovelace. Nella “Nota G” Ada descrive un algoritmo (una serie finita d’istruzioni per risolvere un problema) che avrebbe permesso alla macchina analitica di calcolare un elemento della serie dei numeri di Bernoulli senza dover calcolare i suoi precedenti. A partire da una funzione definita da Babbage, Ada riesce quindi a sviluppare il primo programma per un calcolatore: il primo esempio di software della storia.

Ada muore nel 1852, per un cancro all’utero, a soli 37 anni. Il suo contributo e quello di Charles Babbage alla storia dei computer è straordinario ma anche incredibilmente in anticipo. Immaginarono il comportamento formale dei computer molto prima che esistesse la tecnologia in grado di realizzarli: infatti, né Charles né Ada vedranno mai la macchina analitica realizzata. Ci vorrà Alan Turing — che conosceva le note di Ada — perché i computer capiscano che i numeri sono rappresentazioni di qualcos’altro e realizzino il sogno di Charles e Ada, nato oltre cento anni prima.

 

Consigli di lettura – Jacopo Colò, Ada Lovelace: la madre dei computer, Linkiesta.it, 10 maggio 2015  –  Susanna Fisanotti, L’incantatrice dei numeri, Collana “Figure di donne”, Arshilebooklets.

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