Un seminario organizzato a Roma dal coordinamento delle parlamentari di Rifondazione comunista-sinistra europea affronta la questione della rappresentanza e della riforma della legge elettorale.Mentre parte in Commissione affari costituzionali la discussione sui progetti di riforma del sistema elettorale, la questione del riequilibrio della rappresentanza sembra passata in secondo piano, nonostante la ministra delle pari opportunità Barbara Pollastrini abbia annunciato che presenterà un disegno di legge che imponga “quote rosa” non solo nelle liste elettorali ma anche nelle nomine.

Anche l’{{associazione 50&50}}, di cui questo sito si è ampiamente occupato, sta portando avanti una campagna per proporre alle Camere una legge di iniziativa popolare sul riequilibrio della rappresentanza.

Nel frattempo il {{coordinamento delle parlamentari di Rifondazione Comunista-sinistra europea}} ha organizzato, giovedì 22 marzo a Roma, il seminario “Una democrazia per due” per discutere di rappresentanza, sistema politico e legge elettorale.
_ {{Maria Luisa Boccia}} ha introdotto i lavori sottolineando la necessità di risolvere il problema dello squilibrio della rappresentanza non nei termini di “quote rosa” ma in quelli di parità, garantendo alle tante donne che fanno politica da anni ed hanno grande autorevolezza di vedersi riconosciute. {{Le quote}} sono invece lo strumento di una soggettività femminile debole e svantaggiata, bisognosa di protezione e incoraggiamento. Inoltre è sottesa allo strumento-quote l’idea della “rappresentanza di genere”- le donne sono incluse nei luoghi decisionali perché rappresentano le altre donne – e non invece quella della rottura del meccanismo che, a fronte di una società composta per più del 50% da donne, fa sì che i luoghi decisionali siano monosessuati: “donne nella rappresentanza”, dunque, è la formula proposta dalla senatrice.
D’altra parte, infatti, ad essere chiamato in causa è lo stesso meccanismo della rappresentanza, sempre più visibilmente in crisi.

Bisogna riflettere su “come non essere governati in questo modo”, per riprendere le parole di Foucault, tenendo presente che la politica eccede la democrazia, ma senza semplificare eccessivamente la scissione tra le “due politiche”, quella “alta” e quella “bassa”.

Su un piano più pratico è necessario {{dare attuazione al dettato costituzionale (art.3 e 51)}} creando da subito la presenza di donne nel dibattito sulla riforma della legge elettorale (e nei tavoli di concertazione), ma anche continuare a tenere presenti le parole di {{Angela Putino}}, filosofa recentemente scomparsa: bisogna assolutamente evitare di “appartenere alla conta senza contare”, è necessario che l’auspicabile presenza quantitativa faccia anche la differenza.
_ Di quote come strumento efficace per raggiungere un fine, la parità, ha parlato {{Alisa Del Re}}, dell’università di Padova. Nonostante abbiano un carattere “umiliante” rispetto a quest’ultima, e possano rappresentare un vero e proprio rischio (il numero delle elette potrebbe non superare quello delle candidate), le quote hanno dimostrato una certa efficacia in tutti i Paesi in cui sono state applicate. C’è però bisogno di norme efficaci. In questo senso è necessario che la sanzione per i partiti inadempienti sia l’impresentabilità delle liste e non una qualche forma di multa. Nel concreto Del Re propone, {{in caso di ritorno ad un sistema elettorale maggioritario a collegio uninominale}}, un allargamento delle circoscrizioni elettorali e l’elezione, da parte di ciascun/a elettore/elettrice di due candidati: un uomo e una donna. Potrebbe inoltre essere proposto ai partiti un codice di condotta, oltre a promuovere pubblicamente la presenza delle donne nella rappresentanza.

{{Lamberti}}, dell’associazione Orlando di Bologna, è tornata invece a insistere sulla necessità, prima ancora di formulare norme per il riequilibrio della rappresentanza, di tornare a {{ripensare il concetto di “demos” come composto da uomini e donne e le forme stesse della rappresentanza}} (da non intendersi come delega). Solo in questo modo la parità tra uomini e donne farebbe veramente la differenza. Questa elaborazione deve avvenire necessariamente attraverso un approccio globale. Oggi la cittadinanza sta assumendo nuove forme, e si stanno creando reti transnazionale di donne fondate sull’opposizione a militarismo, fondamentalismo e neoliberismo.

Molte sono state le ipotesi concrete di norme per il riequilibrio della rappresentanza emerse dalla discussione, ciascuna legata ai differenti sistemi elettorali proposti nel dibattito politico. In caso la legge che uscirà dal Parlamento sia proporzionale è necessario proporre l’alternanza nelle liste, nel caso invece esso sia maggioritario uninominale si potrebbero proporre elezioni primarie in cui siano candidati un uomo e una donna o la riduzione delle circoscrizioni elettorali con pari presenza di uomini e donne (evitando, però, che queste siano candidate nelle circoscrizioni perdenti).