Tutti per le grandi infrastrutture; tutti per il TAV.
Antagonisti per la conquista del governo nazionale o regionale, convergenti per l’ultima predazione territoriale quale omaggio della classe politica agli interessi affaristici e logistici degli industriali.Dice Veltroni: “Non si può dire no all’alta velocità …Sulle infrastrutture sono contrario all’oppressione delle minoranze che impediscono alla maggioranza di prendere decisioni”.
Dice Berlusconi: “Lo faremo, se ci sarà bisogno usando la forza dello Stato. Nessuna minoranza organizzata potrà impedire che lo Stato faccia il proprio dovere, facendo rispettare la legalità” .
Sul piano locale, a suo tempo Tondo ha già detto quello che dice Illy: si deve fare.

Resta come un fastidio latente quell’opprimente minoranza, quel popolo del NO, al quale bisogna da subito mandare il messaggio: chinate la testa, non si contesta!
_ Eppure {{il popolo del No non esiste; esiste un popolo del non questo e non così}}; ovvero un No critico, comparato, articolato, argomentato tecnicamente e scientificamente.

{{Non esiste nemmeno un popolo del Sì}} (a parte il numero esiguo dei proponenti e sostenitori che ivi cullano i loro interessi); {{esiste piuttosto un popolo del non so}}, una massa acritica e distratta, disinformata o mal informata da una propaganda ingannatoria e prezzolata, una massa dalla quale tentare di spremere un silenzio assenso, somministrando una sorta di TAVor per tutt*, calmante e rassicurante che si chiama progresso ora incarnato nella parola magica di questa campagna elettorale: infrastrutture.
_ Come se la promessa realizzazione di grandi infrastrutture potesse curare tutti i mali dell’economia nazionale e dell’economia domestica di chi non arriva alla fine del mese.

Inversamente, diseconomie, enormi passività, e irreversibili danni ambientali: questo è oggi e ancor più domani il TAV in Italia.

Qualche esempio: un {{gigantesco buco di bilancio}} perché non ci sono passeggeri. Pochissimi hanno la smania di guadagnare 10 minuti per andare da TS a VE; moltissimi invece, e penalizzati, i pendolari; quelli delle stazioni intermedie, dove il TAV non ferma; quelli che sanno quando partono (se partono) ma non quando arriveranno, cioè l’80% dei viaggiatori su ferrovia. Perciò, niente passeggeri, niente incassi, niente recupero dei costi. Passivo.

Le merci non possono andare ad alta velocità, e a tutt’oggi non vanno volentieri neanche in treno perché si è fatto di tutto per disincentivare questo tipo di trasporto che si poteva realizzare da molto prima migliorando la rete esistente (ultima la Francia, che tasportava dal manzanese al resto d’Europa, nel 2007 ha abbandonato la ferrovia per passare su gomma) …altrochè. Inoltre, in Francia e in Spagna, dove, in condizioni ben diverse, c’è il TAV, non esiste il TAC (alta capacità per le merci) e di notte si fa la manutenzione dei binari. In Italia invece c’è questa specialità: di giorno TAV, di notte TAC. {{La manutenzione è un’optional…}}

Il nome della cosa: una velocità che date le caratteristiche morfologiche del territorio non può raggiungere e mantenere la velocità di 300km/h; quindi, {{alta velocità nè di nome nè di fatto}} , invece così viene battezzata perché deve agganciare da un lato gli esigui fondi dell’UE per le tratte transfrontaliere e dall’altro deve ricadere sotto la liberticida “legge obiettivo” che toglie ogni potere decisionale alle popolazioni interessate e infine, quel nome giustifica la realizzazione di una nuova opera dai costi super super maggiorati rispetto all’ammodernamento della rete esistente. Quella che serve a tutti e che verrà lasciata andare beatamente in malora.

Paradossalmente però, non c’è gioco se i costi non sono alti, e il TAV/TAC costa, costa una cosa inverosimile; quei km di binario su piloni alti 8-9 metri, misurati in soldi dicono cifre di partenza per una tratta in piano come la Ronchis – Ronchi nella bassa friulana di 32 milioni di euro a km, con lievitazioni prevedibili, perché già verificate su altre tratte in Italia, anche del 300%!

{{Il lievito si chiama general contractor}}: il concessionario. Il concessionario ha enormi poteri e non rischia niente perché non ha la responsabilità della gestione dell’opera né quindi la preoccupazione di recuperare i soldi investiti; al general contractor conviene tirare i lavori di realizzazione il più a lungo possibile così come le banche finanziano volentieri perché non rischiano in quanto lo stato garantisce e soprattutto rimborsa, paga con gli interessi, paga o pagherà tutto con i soldi di… di…?
E così dopo che avremmo pagato caro, pagato tutt* , chi si troverà ad abitare nelle relative vicinanze avrà pure finito di vivere.

Ovvero: provate ad immaginare di vivere dentro un cantiere. {{Provate ad immaginare il vostro paese trasformato in un immenso cantiere}}. Andirivieni di camion, macchine movimentazione terra, strade di servizio, cave accoppiate sempre a discariche, baracche; polvere lamiere e cemento e poi, a fine opera, dopo un numero indefinibile di anni, pensatevi a vivere in mezzo a pilastri di cemento, avviluppati in un bel campo magnetico e torturati dalle vibrazioni e dal rumore che ancora soluzioni certe, per le barriere, non ci sono. Un incubo

Eppure, ci dice Veltrusconi, – facendo odorare i manganelli come nell’inverno 2005 della Val di Susa -, una popolazione non può dire di NO! Perché?

Perché il TAV è l’ultima grande torta da divorare possibilmente subito: mettere in piedi cantieri, far girare soldi….
_ Una storia vecchia sposata all’idea modernista di trasformare il Nord Italia in una grande piattaforma logistica di modo che gli industriali del nordest possano coltivare i loro interessi in settori meno concorrenziali quali servizi, infrastrutture e logistica e continuare comodi con la delocalizzazione della produzione sull’asse del C5 che si snoda da Trieste a Kiev.

“Perché perdiamo il Nord” è il titolo dell’ultimo libro dell’ex governatore Illy; in realtà è un titolo che, più che con idee su una crescita infinita, farebbe meglio pendant con argomenti quali il cambiamento climatico che si sta mangiando veramente il Nord estremo e anche l’estremo Sud proprio a causa di quello sviluppo tanto amato dal reuccio senza cravatta.

{{Il TAV non sposta la gomma su rotaia}}, (calcolato e dimostrato); il TAV sposta soldi. Un macchinoso e nefasto ambaradan messo in piedi e pensato per quello, solo per quello. Nient’altro. Prima ce ne rendiamo conto e meglio è.

E quando lo si vuole realizzare a tutti i costi (altissimi, sporchissimi, lievitatissimi), con le buone (con quella forma di prostituzione spesso accettata dagli amministratori che sono le compensazioni) o con le cattive e il NO della popolazione non conta nulla, si procede con una mentalità da stupratori.

{{Una violenza irreversibile alle popolazioni , un danno incalcolabile all’ambiente}}. Una violenza territoriale che lascia uno sfregio indelebile sul paesaggio, una cicatrice sulla terra che i nostri occhi come una condanna dovranno continuare a vedere da aperti e da chiusi perché sarà nella mente a testimoniare che siamo stat* sottottomess* a voleri e desideri non nostri.

{{Come donne ne abbiamo abbastanza!}}
_ Vorremmo che tante di quelle che in questi ultimi anni, fino allo scorso otto marzo e oltre sono scese in piazza a rivendicare libertà di scelta e libertà dalla violenza sui propri corpi fossero {{in rivolta anche contro questo stupro civile}}; se ci sono, emergessero dal popolo del non so e, se ce l’hanno, si smarcassero dal “partito per marito” perché non si può invocare la propria libertà e collocare la propria autodeterminazione in un contesto che la svilisce e non la riconosce.
_ Il tempo delle colonizzazioni deve finire, in ogni parte del mondo, anche in quella che ogni minoranza chiama casa, sui corpi, sulla terra.
TAV l’ultima prevaricazione su un pianeta esausto con risorse finite.

Stop this train, end this rape.

Dumbles – feminis furlanis libertaris marzo 2008

PS. Non siamo entrate nei dettagli della cronaca locale e della [lotta contro il TAV->http://www.info-action.info/].
_ [Altri nostri scritti sulla questione->http://www.ecologiasociale.org/pg/dum_fem_terra.html]

Mentre scriviamo apprendiamo che dall’Antartide si è staccato un’enorme iceberg, che, secondo i calcoli degli scienziati doveva staccarsi nel 2023. In anticipo di 15 anni.
_ …ad alta velocità verso dove?…