Mentre le agenzie di stampa diffondono le intenzioni del ministro per la salute Balduzzi di proporre al governo la presentazione del ricorso avverso la sentenza della corte di Strasburgo sulla legge 40, senatrici del Pd esprimono il loro parere negativo a questa azione. Di seguito i comunicati stampa di Finocchiaro, Franco e Pinotti.{{Anna Finocchiaro, presidente del gruppo del Pd al Senato}} – “Credo che prima di passare alle vie di fatto di una decisione del Consiglio dei ministri, il governo farebbe bene a riflettere sull’opportunità di un ricorso alla Grande Camera europea contro la sentenza della Corte europea dei diritti dell’uomo sulla legge in materia di procreazione medicalmente assistita. Mi permetto di eccepire, infatti che, se da un lato l’esito di un tale ricorso potrebbe essere per l’Italia tutt’altro che benevolo, dall’altro {{la sentenza punta i riflettori su questioni già più volte sollevate, oltre che da chi avrebbe voluto una legge più liberale, anche di fronte ai tribunali italiani.}} Il divieto di diagnosi pre impianto e il divieto di accesso alle tecniche alle coppie portatrici di malattie genetiche sono norme discriminatorie e incongruenti con l’ordinamento italiano, che prevede tra l’altro l’aborto terapeutico. In ultimo ma non in ultimo, invito a considerare che {{la società e i costumi sono spesso più avanti del legislatore}} e che un tale ricorso sarebbe incomprensibile per tutte le coppie in attesa solo della speranza di avere un figlio sano”.

{{Vittoria Franco, senatrice Pd}} – “Invito il ministro Balduzzi a {{riflettere bene sull’ipotesi del ricorso alla Grande Camera europea}}, perché il senso della sentenza della Corte di Strasburgo, di cui peraltro il ministero dovrebbe attendere di leggere le motivazioni, è chiaro e si occupa proprio dei due punti della legge più problematici: il divieto del ricorso alle tecniche di procreazione medicalmente assistita alle coppie fertili ma portatrici di malattie genetiche e l’incoerenza dell’ordinamento giuridico, che impedisce la diagnosi pre impianto e la conseguente selezione degli embrioni, ma non il ricorso all’aborto terapeutico, legittimamente consentito dalla legge 194. Come abbiamo più volte osservato anche in seguito a varie sentenze dei tribunali le coppie portatrici di malattie ereditarie sono di fatto per forza di cose infertili, e per questo dovrebbero poter accedere alle tecniche di procreazione medicalmente assistita. Proprio per risolvere questa questione abbiamo {{depositato in Senato un disegno di legge di modifica della legge 40}}. Inoltre riteniamo che, il divieto di diagnosi pre impianto, a fronte della possibilità di accedere in seguito all’aborto terapeutico, configuri {{un’ingerenza intollerabile dello Stato nella vita delle persone e delle famiglie. }} Si tratta questo di un aspetto particolarmente disumano della legge 40, che speriamo possa essere invece presto modificata”.

Roberta Pinotti, senatrice Pd – “Ho firmato con i radicali il ricorso alla Corte europea dei Diritti dell’uomo contro la legge 40 e sono dunque molto soddisfatta di {{una sentenza che punta il dito proprio su due aspetti particolarmente disumani della normativa}}: il divieto di diagnosi pre impianto, che penalizza le coppie portatrici di malattie genetiche, e l’incongruenza di un ordinamento giuridico che vieta la selezione degli embrioni ma consente, in seguito, il ricorso all’aborto terapeutico. Penso che alla luce di questi fatti, che peraltro confermano oltre alle nostre considerazioni anche numerose sentenze di tribunali italiani, dovrebbero indurre il ministro Balduzzi alla prudenza. Al di là dell’esito, secondo me negativo, un ricorso alla Grande Camera sarebbe del tutto fuori luogo. L’auspicio è invece che il prossimo parlamento possa cambiare una legge errata”.