In occasione dei cinquantanni dalla approvazione della pillola contraccettiva da parte dell’US Food and Drug Administration , il presidente dell’associazione Catholics for a fre choice ha scritto un interessante articolo che ripercorre la storia della messa al bando della pillola da parte della Chiesa Cattolica e si chiede se non sia il caso di rivedere questa posizione. {{John O.Brien}}, autore del [testo,->http://www.huffingtonpost.com/jon-obrien/the-catholic-contraceptiv_b_564065.html] parte dal ricordare che in prima linea nello sviluppo della ricerca e nell’introduzione dell’uso della pillola c’era {{John Rock, medico cattolico irlandese}} che non aveva alcuna intenzione di mettersi in contrasto con il Vaticano: era infatti sicuro che il Vaticano avrebbe approvato questa scoperta e che finalmente anche il mondo cattolico avrebbe potuto accedere ad una sicura ed effettiva pianificazione familiare.

Il dottor John Rock era un’esperto sull’infertilità, e nel corso del suo lavoro aveva incontrato molte donne cattoliche che volevano distanziare la nascita dei figli e qualche volta evitare di averne. Sapeva dunque bene che per molte cattoliche era inaccettabile e per molte difficile, se non impossibile praticare i metodi di contraccezione “naturali” ammessi dal Vaticano. Il dottor Rock, che lavorava con il biologo Gregory Pincus nella ricerca sulla pillola, era convinto che “ogni coppia dovrebbe poter scegliere liberamente il numero di figli che può permettersi – materialmente ed emotivamente – di mettere al mondo”. Pensava anche che {{il Vaticano avrebbe potuto accettare un metodo come la pillola ormonale che sopprimesse l’ovulazione. }}

Nel 1930 con l’enciclica {Casti connubii} il Vaticano aveva imposto il divieto dei metodi di contraccezione “artificali”, ma in effetti l’avvento della pillola aggiungendo nuove questioni al problema riaccendeva il dibattito all’interno della chiesa sulla questione della pianificazione familiare. Certo è che nel 1963 Papa Giovanni XXIII, all’interno dei lavori del concilio Vaticano II istituiva {una commissione sul controllo delle nascite}, confermata ed ampliata nel numero dei membri anche da Paolo VI. Composta di vescovi, preti e popolo laico, comprese donne cattoliche sposate, la Commissione lavorò per cinque anni tenendo conto di teologia cattolica, progressi scientifici e vita delle persone sposate, dichiarandosi a grande maggioranza con raccomandazioni alla Chiesa per abrogare il divieto sulla contraccezione.

Le posizione della commissione e di molti teologi in questa direzione erano ben note fra il popolo laico della chiesa cattolica e fu pertanto uno shock per molte e molti nell’estate del 1968 la promulgazione da parte di Paolo VI della enciclica{ Humanae vitae: }l’insegnamento della chiesa sulla contraccezione non cambia ed è immutabile. Le raccomandazione erano disattese.

Ora per {{Catholics for a free choice }} c’è la necessità di {{riconvocare una commissione di studio in materia. }} Non tanto per rimettere in discussione il fatto che sia stato ignorato il risultato della commissione, quanto perché si è molto andati avanti in fatto di salute riproduttiva . Anche senza tener conto delle questioni di mortalità materna e Hiv/Aids “ci sono miliardi di buone ragioni per permettere alle donne di pianificare le loro famiglie e decidere quando e come avere figli”.

Negli Usa il 97% delle donne cattoliche sessualmente attive oltre i 18 anni hanno usato una qualche forma di contraccezione bandita dal Vaticano: che senso ha continuare su questa strada? “fa più danno al Vaticano e alla sua autorità magistrale che non cambiarla”.
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