Una donna su due non lavora, in Italia, è costretta a dipendere da
qualcuno, se lavora il suo salario è da fame, non basta mai per essere
autonoma, vivere per conto suo, mantenere i propri figli, provvedere
spesso ai genitori.Eppure per questa dipendenza, per l’ordinaria degradazione
femminile, su questo arcano di non potersi mai reggere sulle proprie
gambe, si regge l’arche’ patriarcale delle donne proletarie, che per
vivere sono costrette a lavorare e non trovano lavoro.

Onde rimediare, in Italia, si sono riaperte le porte delle pari
opportunità, per le lavoratrici ‘esubere’, di troppo, quarantenni
con rughe e figli, ritorno a casa , in famiglia, che la famiglia va
retta anche facendosi accoppare, per le lavoratrici giovani,
invece, precariato stabile, più mobilità anche temporanea, in attesa
di meglio, {{nel settore ‘servizi sessuali,’ che qui, il mercato
tira. }}

Il can can su Berlusconi, ha sollevato un inferno di polemiche
sulle giovani impegnate in questo settore, rappresentate da Ruby e le
Altre.

Innanzitutto , nel marasma generale, le donne oneste, capeggiate
dalla loro leaderessa Conchita De Gregorio, hanno rimarcato l{{a
millenaria divisione patriarcale tra donne perdute e donne oneste}}, in
difesa del loro perbenismo borghese, pur sapendo che {{l’esistenza di
una ‘casta’ di donne perdute permette di trattare le donne perbene
con riguardo. }}

Che ipocrite!

Certamente queste donne perbene, per classe, condizione economica e
sociale, non hanno la necessità, il bisogno di lavorare per la
michetta, se lavorano è per appagare se stesse, la loro personalità, il
che è un giusto motivo, ma ben diverso dal lavorare per necessità, per
bisogno, dove ogni lavoro è uguale a se stesso.

Come si permettono, loro che bisogno non hanno, di {{tranciare giudizi
morali }} sulle donne che come lavoro, vendono il proprio corpo per
denaro? Di tranciare giudizi sulla condizione di milioni di
donne, condizione che riassume tutti i simboli della schiavitù
femminile?

Giudicano dall’alto dei loro quattrini e della loro posizione
sociale, chiedendosi perchè queste giovani hanno scelto questa strada
mentre potrebbero guadagnarsi la vita con altri mezzi.

Perchè non avrebbero dovuto sciegliere questa strada, dovrebbero
chiedersi, visto {{l’ordinario degrado della condizione femminile in
Italia}}, la generale condizione materiale di dipendenza economica e
sociale della donna , sancita da infami controriforme che le
condannano alla disoccupazione permanente e a salari da fame? {{ La
prostituzione appare, a molte, tra i mestieri meno ripugnanti.}}

Perchè indignarsi tanto contro Ruby e le Altre? La prostituzione
delle giovani è coccolata da anni, con garbo, dal patriarcato
capitalista nazionale, come{{ rimedio alla disoccupazione}}. Non viene
chiamata prostituzione, prostituzione, parola volgare che suscita
immagini indecorose di strade e vecchi bordelli, ha cambiato nome ,
dunque non è più tale.

In buon neo-liberismo, si parla di {{ ‘imprenditrici del proprio
corpo’, }} giovani che potrebbero essere addette al servizio sessuale
nazionale, una specie di welfare anche per disabili e reduci di
guerra.. Per quelle che invece si distinguono come femmine,
bellezza, fascino, sexappeale e laurea, anche CEPU, si apre la via
di alti destini, tramite il desiderio di vecchi pidocchiosi ma
ricchi, che hanno il potere di lanciare le più brave in ogni
campo, spettacolo, TV, giornalismo, politica, regioni, parlamento,
euro-parlamento e trionfo assoluto, il potere, addirittura come
ministre .

Ma non basta. {{Le donne perbene}} se la prendono con {{Ruby e le Altre }}
anche per la loro sfrontatezza e insaziabilità, unendosi all’orrore
maschile per queste perfide creature , che pure ricattano i loro
polli dopo averli spennati. Ma da noi spennare un vecchio pidocchioso
e miliardario, mica è reato… Ruby e le Altre sanno che la loro
carriera nel sesso ha la vita di una zanzara, che la concorrenza nel
libero mercato, è tremenda. Succhiano il più possibile e poi, chi si è
visto, si è visto.

immagine: {balconcini }da [figliefemmine.org->http://figliefemmine.noblogs.org/post/2008/06/25/pride-2008-donne-perbene-donne-permale/]