Un pugno nello stomaco per chiunque abbia un minimo a cuore le sorti di questo paese, il presente e il futuro dei suoi giovani. Più di molte denunce giornalistiche e analisi sociologiche, è un pugno nello stomaco il libro di Silvia Dai Prà “Quelli che però è lo stesso” uscito da poco nella collana Contromano di Laterza. Il volume è il racconto autobiografico della prima esperienza di insegnamento in un istituto professionale di Ostia di una giovane precaria: un anno narrato con l’immediatezza e la sincerità della giovane età, con lo stupore desolato e lo sguardo impietoso della repentina “scoperta” di una realtà che straccia le illusioni.

L’autrice – dottorato di ricerca e pubblicazioni varie tra cui un romanzo – non nasconde che parte della sua iniziale disillusione è nel fatto che sperava in altre possibilità professionali, magari all’Università, e che si trova ad essere insegnante suo malgrado, con un incarico annuale e un orario di insegnamento che, “buchi “ compresi, va dalla prima ora alle 8 del mattino fino alla fine delle lezioni serali alle 22, per 1300 euro mensili e con l’estate non pagata.

Rappresentativa dunque della condizione del precariato intellettuale – giovani, più numerose le donne che gli uomini, che affollano l’insegnamento scolastico e tengono corsi universitari in modo spesso semigratuito.
_ Ironia e auto-ironia della narrazione non riescono a mitigare il pugno nello stomaco del quadro d’insieme.

I ragazzi e le ragazze: tatuaggi unghie rifatte muscoli e abbronzature palestre e fitness, ortografia solo quella degli sms, fascisti di Blocco Studentesco, senza sapere perché e senza sapere niente del fascismo, violenti con coltello in tasca “ perché se qualcuno tocca il culo alla ragazza bisogna reagì se non sei frocio” e le ragazze che li difendono “porini” e che si fanno mettere incinta a 15 anni perché non sanno niente di rapporti sessuali o forse anche per riempire vuoti affettivi e esistenziali.

Tutti : Federico Moccia + muretto e panchine fuori scuola + discoteca + facebook. E la scuola: lontana anni luce dal loro linguaggio.
_ Insegnanti precari per anni e anni, finanche ultracinquantenni, che corrono da una scuola all’altra per coprire i diversi “spezzoni “di insegnamento cercando di risparmiare i soldi della benzina, demotivati rancorosi lamentosi. Insegnanti di ruolo: sgratificati, invidiosi del barista che si può permettere viaggi alle Maldive inavvicinabili per il loro stipendio, preoccupati “del minor lavoro nel minor tempo possibile”, preoccupati più che della qualità dell’insegnamento del numero degli iscritti che significa più o meno “perdenti cattedra” nella scuola; e a volte anche più o meno cripto-razzisti nei confronti dell’islam in particolare.

Ma soprattutto il quadro è di una scuola non in grado di offrire a questi ragazzi e alle loro famiglie una qualsiasi sensata motivazione sul perché serve studiare e su a cosa serve un minimo di cultura, se non serve a trovare un lavoro che fa fare soldi.

Sullo sfondo di questa scuola le famiglie: padri spesso assenti, madri che scimmiottano abbigliamento e comportamenti delle figlie, genitori oberati e alienati (qualcuno ricorda la parola alienazione?) che si curano poco o male dei figli, un ambiente dove la violenza sembra sempre in agguato.

In questo contesto l’autrice, di sinistra e femminista, alle prese con le difficoltà dei suoi 30 anni in una società che non le permette di utilizzare al meglio le sue capacità e non le assicura stabilità professionale, ne’ reddito adeguato, ne’ serena possibilità di scegliere di diventare madre senza rinunciare alle sue aspirazioni e passioni, si sente una sorta di marziana.
_ Una marziana che ce la mette tutta con i suoi studenti e ottiene anche dei successi, ma che non smette di interrogarsi e interrogarci sulle condizioni disastrose della scuola –non certo imputabili solo all’ultimo governo – e, soprattutto, su come sia potuta accadere una tale sconfitta dei cardini essenziali della cultura di sinistra, respinta a distanze siderali dalle classi sociali che ne furono (sarebbero) il riferimento.

– Dai Pra’ Silvia, {{ {Quelli che però è lo stesso} }}
_ 2011, Laterza
_ € 10,00

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