Le lavoratrici della OMSA di Faenza saranno a Castiglione delle Stiviere (MN) per una manifestazione organizzata davanti alla sede del gruppo Golden Lady, venerdì 25 febbraio, per protestare contro il fallimento delle procedure avviate presso il Ministero dell’economia ai fini della riconversione industriale del sito faentino. Il gruppo Golden lady dopo aver chiuso la OMSA di Faenza e prima ancora la sede
veneta della SISI, sta smantellando lo stabilimento di Gissi in Abruzzo, mentre ha
delocalizzato tutti gli impianti e la produzione in Serbia, dove ha assunto oltre
3000 operai.

La crisi dunque non c’é. Il prodotto viene commercializzato in Italia e nei paesi
occidentali ai consueti, elevati, prezzi di mercato, mentre le paghe degli operai
serbi non superano i 250 euro mensili e garanzie e diritti sono preossochè
inesistenti.

Il Gruppo consigliare provinciale di Ccomunisti sinistra popolare segue la lotta di
queste operaie, le manifestazioni sul boicottaggio dei marchi della Golden Lady e
sostiene tutte le iniziative di lotta delle oltre 320 donne che rischiano di non
trovare nessun altro posto di lavoro, dall’inizio di quella che sembrava una vicenda
impossibile.

La manifestazione del dicembre scorso tenutasi a Mantova presso l’auditorium del
Conservatorio, insieme ai cantanti del Teatro alla Scala di Milano e ad altri
lavoratori in lotta per il posto di lavoro, ha rappresentato una ulteriore momento
di diffusione di una lotta che deve essere sostenuta perchè interessa tutti.
Si tratta di un conflitto che sta mettendo a nudo la reale situazione del settore
calzaturiero, non solo mantovano, che tenta di mascherare la propria politica
industriale, peraltro in acclarata assenza di crisi, considerato che la produzione
prosegue a gonfie a vele all’estero, cercando di mantenere lontano dalla sede
castiglionese le voci del conflitto.

Le responsabilità del gruppo di Nerino Grassi invece non vanno nascoste.
_ Se questa è la politica di un intero comparto, vista anche la precedente e poco nota
vicenda della Pompea che a causa delle reticenze di questi anni, anche da parte
sindacale, ha visto trionfare una vertenza di chiusura e spostamento -sempre in
Serbia- dei macchinari di un altro marchio forte della Strada della Calza che
unisce Mantova a Brescia e Cremona, fra ilsilenzio generale; per difendere il sito
produttivo italiano che ha sede a Castiglione occorre lottare per impore che quello
storico di Faenza possa tornare a produrre ed essere reindustrializzato,
riassegnando al lavoro le 320 operaie OMSA.

Solo difendendo tutti i posti di lavoro, la dignitrà di tutte le lavoratrici,
rivendicare come esigibili i principi che parlano di responsabilità sociale
dell’impresa che il padornato misconosce e viola sistematicamente mirando unicamente al profitto, potrà propettarsi una via d’uscita dalla crisi che attacca solo i
lavoratori e li relega al ruolo di “esuberi”.

300 licenziati dall’inizio dell’anno nella provincia di Mantova testimoniano quello
a cui il padronato mirava attraverso la crisi: sancire l’assenza e lo smantellamento
della produzione nel nostro paese.

Si produce altrove dove i salari sono da fame e
non ci sono diritti e garazie per i lavoratori, come leggi di tutela dell’ambiente e
della sicurezza. Per i licenziati non ci sarà rientro in produzione, ma
marginalizzazione e controllo sociale di fascie sempre più vaste da emarginare.

A questo incubo disegnato dalla destra, non contrastato anzi accettato dal PD e dai suoi satelliti, occorre reagire con una politica chiara a tutela dei lavoratori e dei loro diritti che rappresentanto gli interessi dell’ intera società civile e democratica e senza i quali il declino autoritario e securitario già avviato, sarà scontato.