La mostra Donna: avanguardia femminista negli anni ’70 è un’ottima occasione per avvicinarsi a tante artiste europee che hanno cambiato il paradigma dell’immagine femminile, hanno lottato contro il culto del genio e l’egemonia della pittura, usato fotografia, film, video e performance per affermare che “il personale è politico” e abolire “l’obbligo d’essere belle”.Un’avanguardia rimasta in posizione isolata cui “la modernità non ha riservato particolari attenzioni come mostre, riconoscimento critico o acquisti da parte dei musei” scrive Florence Rubenfeld descrivendo la situazione all’epoca degli Espressionisti astratti e spiegandone la ragione: “l’espressionismo astratto era caratterizzato dall’etica maschilista della classe operaia. Le donne erano cittadine di seconda classe e venivano trattate di conseguenza.”

Il tempo non è passato invano. {{Lucy Lippard}}, grande dame della critica d’arte femminista, ha riassunto l’apporto rivoluzionario dell’arte femminista “nel grande merito di non avere contribuito in nessun modo al modernismo” (2007).
_ Holland Cotter, noto critico d’arte americano, ha evidenziato come “curatori e critici hanno cominciato a riconoscere che il femminismo ha generato l’impulso artistico che ha avuto l’impatto più forte sull’arte del XX secolo e l’inizio del XXI.” (2007) e affermato che “la maggior parte di quella che chiamano arte postmoderna deriva dall’arte femminista.” (2007).

Gabriele Schor, direttrice del [Sammlung Verbund->http://www.verbund.at/cps/rde/xchg/SID-2441F312-35FDFEEF/internet/hs.xsl/9774_254.htm] di Vienna, ha inteso “rendere giustizia a un movimento artistico la cui radicalità si è espressa nella capacità di rivoltarsi contro un’intera epoca”, e della mostra, oggi a Roma, dichiara “l’ambizione di stabilire il termine {Avanguardia Femminista} per definire la radicalità di quel decennio e di ampliare discorsivamente le coordinate storiche del movimento, rendendo visibile il lavoro di artiste ancora poco conosciute.”

Un taglio diverso ma debitorio alla mostra [Wack!Art and the Feminist Revolution->http://www.google.it/url?sa=t&source=web&ct=res&cd=1&ved=0CAkQFjAA&url=http%3A%2F%2Fwww.moca.org%2Fwack%2F&ei=goeDS6TxJ4PbsAaG-JBP&usg=AFQjCNE-Pooz_KmwcHBEZsZUJVKoxOs0pA] (Los Angeles 2007) – cinquecento opere realizzate da centocinquanta artiste, prima volta che al movimento artistico femminista sia stato offerto un grande spazio museale – la cui curatrice, Connie Blutter, dimostrando l’impossibilità di ridurre il portato delle artiste femministe e il loro numero, ha dichiarato “l’impatto del femminismo nell’arte degli anni Settanta il movimento internazionale che ha avuto l’influenza più importante dal dopoguerra.”

Dal 2007 a oggi, gli Usa e l’Europa hanno contato altri eventi sul tema, l’ultima la mostra [Gender Check: Feminity and Masculinity in the art of Eastern Europe->http://erstestiftung.org/gender-check/] (Museum moderner Kunst Wien, 2009/2010), e ciò acuisce l’interesse per la mostra in corso a Roma.

Il gemellaggio tra Gabriele Schor e Maria Vittoria Marini Clarelli, sovrintendente della Galleria nazionale d’arte moderna e contemporanea, risulta tra i più fruttuosi.
_ Opere e schede biografiche si integrano per rendere immediato e accessibile il pensiero dell’artista e il contesto dell’opera esposta. Un percorso non ingessato in itinerari precostituiti e aderente a quella “pretesa di spazio” sintetizzata da Birgit Jurgenssen nella lettera a Doris Psenicnik: “La questione dell’identità personale oggi non è più chi sono? Bensì piuttostò dove sono?…l’identità di genere è prodotta dallo spazio che gli esseri umani si creano per potervi esistere.” (Vienna, 8 marzo 2000, lascito B. J.).

L’irruenza della presa di parola passò anche nella fondazione della {Art Workers Coalition} (1969), matrice del gruppo [Women Artists in Revolution->http://womenshistory.about.com/od/feminism/a/feminist_art.htm] detto War (1969); in {Women’s Ad Hoc Committee} (1970); in X12-12 Artists, Women (1970).

La produzione artistica che accompagnò, come causa e come effetto, l’agire politico femminista, è evidenziata nella sua vasta e ricca diversificazione. Soggetti, mezzi e discorso artistico acquisiscono un ulteriore valore nell’accostamento dei percorsi di diciassette artiste omogenee nella forza della denuncia e nella spregiudicatezza nel lavoro sul corpo che quasi sempre è il proprio.

Corpo che emerge, respiro dopo respiro, da una grigia pietraia ([Ana Mendieta->http://www.google.it/url?sa=t&source=web&ct=res&cd=10&ved=0CCAQFjAJ&url=http%3A%2F%2Fwww.women.it%2Foltreluna%2Fartepolitica%2Fartisteviolenza%2Fanamendieta.htm&ei=gYmDS7myKJSssAaY7JU_&usg=AFQjCNHa_0nsLR20VKk_9_SLquENGGqolw], Burial Pyramid, 1974) e da grate e cancelli (Helena Almeida, Study for Two Spaces, 1977); segue le curve e gli spigoli dell’architettura urbana (Valie Export, Body configuration, 1976); è piatta bambola di carta nell’armadio dei vestiti ([Cindy Sherman->http://www.google.it/url?sa=t&source=web&ct=res&cd=8&ved=0CB4QFjAH&url=http%3A%2F%2Fit.wikipedia.org%2Fwiki%2FCindy_Sherman&ei=LIqDS5r_BJq60gSEmeHIAg&usg=AFQjCNEM9erCCLA0P27jPyN00i-VlxVMEw], Doll cltothes 1975); gioca con le apparenze ([Martha Wilson->http://www.marthawilson.com/], A Porfolio of Models, 1974); gioca con le metamorfosi e le trasformazioni ({{Birgit Jurgenssen}}, Frau/Woman, 1972; Onhe Titel, 1979).

Molti i lavori di [Francesca Woodman->http://www.google.it/url?sa=t&source=web&ct=res&cd=7&ved=0CBUQFjAG&url=http%3A%2F%2Fwww.heenan.net%2Fwoodman%2F&ei=R4mDS72JGMipsQa_8Zky&usg=AFQjCNGEwtfG6R_ceBhYtZX2lfZZtoeyoQ] che rivisita il soggetto del corpo schiacciato in un armadio, creato da Claude Cahun (Selfprotrait, 1932), e che lei esplora accuratamente nelle fotografie, prevalentemente in bianco e nero, dove “mette in campo la naturalità e performatività del proprio corpo restituendola pellicolarmente attraverso l’autoscatto” (Rossella Caruso).

Della Woodman (1959-1980) – artista americana il cui percorso creativo si è snodato tra Boulder, Providence, Roma e New York – sono in mostra preziose opere della serie A Woman, a Mirror, a Woman is a Mirror for a Man (1997-1999), di grande intensità e raffinatezza, che indagano la relazione tra il corpo e lo spazio naturale e architettonico: il corpo dell’artista si fa parete, è avvolto nella carta da parati, è ombra sulle doghe del pavimento, si riflette nello specchio basculante, si confonde, quasi inconoscibile, dietro i montanti del caminetto.
_ Di particolare emozione alcune opere della From Angels Series (1977-78). Suo l’autoritratto (Self Portrait Talking to Vince, 1975-1978), in copertina del catalogo edito da Electa.

– {{ {Donna. Avanguardia femminista negli anni ’70 dalla Sammlung Verbund di Vienna} }}

Galleria nazionale d’arte moderna di Valle Giulia
_ Data inizio – 19/02/2010
_ Data fine – 16/05/2010