Abbiamo il dovere di denunciare uno stato sociale che si limita a riconoscere un’abitudine, che adotta criteri mistificatori, che non interviene e asseconda il vuoto della politica e delle istituzioni. Quando è troppo tardi, quando ormai non c’è più tempo, quando il corpo di una donna è l’epilogo di una voce che non c’è più, ognun* di noi deve riconoscere il proprio fallimento.Radice di un silenzio che trascina nell’omertà e nel giustificazionismo collettivo,
la violenza contro le donne è lo specchio di un quid non fecitur. Non ancora.

Oggi 25 novembre ricorre la giornata internazionale contro la violenza sulle donne. Un giorno per ricordare al mondo che la violenza di genere è un fatto, un giorno per denunciare chi autorizza e avalla l’immobilismo, chi, delegittimando il corpo delle donne, ne viola l’identità.

Dall’inizio del 2012 sono più di cento le vittime del femminicidio in Italia. Un dato allarmante e purtroppo destinato a salire se non verrà posto fine alle scorribande sessiste. Ultimo atto ed estrema conseguenza delle forme di violenza esistenti contro le donne, il femminicidio è il risultato aberrante di una tradizione tollerata e silente.
Abbiamo il dovere di denunciare uno stato sociale che si limita a riconoscere un’abitudine, che adotta criteri mistificatori, che non interviene e asseconda il vuoto della politica e delle istituzioni. Quando è troppo tardi, quando ormai non c’è più tempo, quando il corpo di una donna è l’epilogo di una voce che non c’è più, ognun* di noi deve riconoscere il proprio fallimento. La violenza di genere è una partitura a più voci in un universo a sè stante che non conosce misura, per incapacità di prevenire, di proteggere e tutelare la vita delle donne, che vivono diverse forme di discriminazione.

Violenza di genere è la doppia discriminazione perpetrata nei riguardi delle donne lesbiche, è la misoginia che giunge a giustificare un crimine d’odio, è intimidazione fisica e verbale, è mancanza di civiltà.
L’Italia è il 23° paese che ha sottoscritto la Convenzione di Istanbul, il trattato internazionale che tra i suoi principali obiettivi ha la prevenzione della violenza contro le donne, la protezione delle vittime e la perseguibilità penale degli aggressori. La ratifica dovrebbe arrivare entro questa legislatura. Almeno così ci hanno detto.

La violenza sulle donne viola i diritti fondamentali dell’individuo. Questo Paese lo sa?

Lucia Caponera
Segreteria Nazionale ArciLesbica