Il 29 e il 30 ottobre l’ Umbria ha attivato saperi e risorse per prevenire e contrastare il fenomeno sociale della violenza maschile contro le donne. Due giornate di lavoro che si sono strutturate mediante la metodologia dell’ Open Space Technology, un metodo innovativo capace di valorizzazione la capacità propositiva e collaborativa dei soggetti coinvolti.{{Violenza di genere: cosa rispondiamo?}} Era questa la domanda intorno alla quale le/i 115 partecipanti all’ {open space}{ technology} hanno ragionato per poi formulare una serie di proposte documentate che l’assessore regionale alle Politiche sociali, {{Damiano Stufara}}, presto consegnerà alla presidente della Regione Umbria, {{Maria Rita Lorenzetti,}} come base di riflessione per una legge regionale contro la violenza di genere.

I 13 gruppi di lavoro (chiamati a raccolta nell’ambito delle iniziative del progetto “Mai più violenze” di cui è capofila la Regione Umbria e che conta sull’apporto di 37 partner), hanno discusso e proposto {{strumenti e obiettivi indispensabili per contrastare e prevenire il fenomeno della violenza di genere.}}
L’istituzione di Centri antiviolenza e case rifugio, la creazione di una rete realmente integrata dei servizi, protocolli operativi, percorsi formativi in una chiara prospettiva di genere verso tutti quegli attori e attrici sociali che hanno a che fare con il fenomeno della violenza, percorsi educativi nelle scuole improntanti alla relazione tra i generi e al rispetto delle differenze, l’individuazione di risorse adeguate volte a tutte quelle realtà che si fanno carico di questo fenomeno sociale, la valorizzazione delle competenze acquisite e dei percorsi progettuali portati avanti dalle associazioni di donne, sono solo {{alcune delle questioni discusse}} da operatrici, assistenti sociali, educatrici, psicologhe, donne dell’associazionismo e della politica istituzionale e anche uomini (pochi) impegnati a vario titolo nella prevenzione e nel contrasto della violenza maschile sulle donne.

Il percorso di “Mai Più violenze” , che si è e continuerà a snodare in diverse azioni progettuali, ha suscitato {{grandi aspettative}} tra le soggettività che da anni denunciano e lavorano per sopperire alle carenze di risorse dedicate alla violenza di genere, come ha sottolineato- a conclusone dell’evento- {{l’assessore regionale alle politiche sociali Damiano Stufara}} : “Il grande entusiasmo dei partecipanti e l’apprezzamento per il metodo adottato ci pongono di fronte ad un fatto politico chiaro di cui bisogna avere consapevolezza. Non servono i luoghi di confronto chiusi all’interno di percorsi obbligati non in grado di liberare energia, così come non serve la retorica della partecipazione senza attualizzarla. Il lavoro di questi giorni ha dimostrato {{l’importanza del confronto con la pluralità dei mondi presenti in questa sede}}”. Assieme alle grandi potenzialità e aspettative emerse nel corso delle due giornate si unisce la preoccupazione, da parte delle e dei partecipanti, relativa al fatto che le analisi e le proposte concrete che si sono prodotte potrebbero correre il rischio di rimanere “lettera morta” e di fronte a tali perplessità l’assessore ha evidenziato come sia importante mantenere la dimensione di partecipazione reale che si è sviluppata nel corso del progetto: “ Il buon esito di questo lavoro di pende dalla nostra capacità di mantenere alto questo potenziale, non si deve delegare piuttosto dobbiamo lavorare insieme per creare partecipazione attiva”

Articolo pubblicato su “Deltanews”, 3 novembre 2009